Chapter 10.

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Lucy non ricordava esattamente il momento in cui si era posata sul letto per addormentarsi. Le scene di quella stessa mattina le risultavano confuse, quasi come se non fosse stata in sé mentre compiva le varie azioni.

Si era sentita come se stesse guardando la sua stessa figura attraverso uno specchio d'acqua; lontana e distorta. O come se un qualcosa stesse controllando il suo corpo.

Aprì gli occhi, sbattendo le palpebre varie volte per abituarsi alla luce del sole. Alcuni raggi erano filtrati attraverso le tapparelle dischiuse. Si stropicciò gli occhi con i pugni chiusi, togliendo via l'alone del sonno che le era rimasto attaccato alla pelle.

Si sollevò a fatica facendo leva sui gomiti, trovando la forza si mettersi seduta tra le coperte spiegazzate. Era l'alba quando lei e Natsu erano rientrati alla base. Ora non era molto sicura su che ore fossero. Si sentiva stanca e assonnata. La notte passata in piedi e carica di adrenalina non le aveva fatto bene.

Spostando lo sguardo sugli interni della stanza, non poté fare a meno di notarlo. Natsu era lì, assorto ancora nel sonno. Trattenne un gridolino sorpreso mettendosi una mano davanti la bocca per non far rumore. Natsu era seduto per terra con la schiena rivolta contro il materasso. Aveva le braccia incrociate al petto. Il viso era completamente rilassato e Lucy lo osservò meglio, certa che un'altra occasione simile non le sarebbe più capitata.

In genere il viso di Natsu era contratto in un espressione decisa o guardinga; era raro vederlo rilassato o sorridente. Quella era decisamente una giornata ricca di sorprese. Eppure trovarlo nella sua stanza non era stato molto piacevole, soprattutto se così all'improvviso. Lucy sentì l'ansia montarle addosso mentre cercava di spiegarsi il motivo della presenza di Natsu.

Non riuscì più a trattenersi e cacciò un urlo. Strinse forte le coperte, mentre nello stesso istante Natsu sobbalzava. Vide il ragazzo portarsi una mano sulla cintura. Il luccichio di un coltello era ben visibile nella penombra della stanza. Natsu si guardò attorno, gli occhi che scrutavano la stanza da cima a fondo. Poi il suo sguardo si posò su di lei e Lucy si coprì maggiormente con le coperte, nonostante fosse conscia del fatto che avesse dei vestiti addosso.

Era strano, ma con Natsu c'erano momenti in cui si sentiva tranquilla. Altre volte invece, si sentiva spogliata di qualsiasi cosa, come se il ragazzo potesse leggerle nell'anima e scoprire i suoi inganni in un attimo.

Natsu si grattò nervosamente il collo, posando il coltello nella cintura con la mano libera. << Diamine, perché ti sei messa a urlare? >>

Lucy rimase un attimo impietrita prima di arrossire furiosamente. Nel petto, il cuore le batteva a mille. << Che ci fai nella mia stanza? >> quasi urlò. Aveva il viso in fiamme e le nocche erano bianche per quanto forte stesse stringendo la stoffa delle coperte.

Natsu le rivolse un breve sorriso e Lucy credette di star ancora sognando. Da quando Natsu era così rilassato attorno a lei? << Ma nulla. Ho pensato fosse meglio rimanere insieme. >> Il ragazzo si avvicinò pericolosamente al letto, sporgendosi contro di lei. << Ormai sei parte del team, Lucy, rilassati un po'. >> La squadrò da cima a fondo, ridacchiando. << E piantala di stringere le coperte a quel modo, rischi di romperle. >>

Lucy gonfiò le guance indispettita e lasciò andare le coperte. Puntò uno sguardo truce su Natsu, ma lui non ci fece molto caso. Ora che ci pensava... Natsu aveva detto che faceva parte della squadra? Non era stato frutto della sua immaginazione. Il suo sguardo si addolcì un po' mentre guardava Natsu muoversi per la stanza, recuperando la giacca che era rimasta abbandonata sulla sedia di fronte la scrivania.

Lucy si chiese quanto fosse stato cauto quando era entrato. Non l'aveva neanche sentito avvicinarsi e in teoria doveva avere i sensi allenati. Non era un granché come poliziotto, lo sapeva bene, ma pensava che avesse almeno i sensi un po' più sviluppati degli altri.

Natsu si mosse nuovamente verso di lei, offredole la mano. << Andiamo a fare colazione >> le disse. Aveva un sorriso leggero ad increspargli le labbra, ma Lucy accettò comunque la sua mano, sollevandosi dal letto.

<< Sai cucinare? >> Per tutta risposta, Natsu scoppiò in una risata. << Speravo sapessi farlo tu, in realtà >> commentò adocchiandola. Lucy sbuffò sonoramente, buttando gli occhi al cielo. << Certo che so farlo >> disse, vedendo che lo sguardo di Natsu si illuminava. << Vivevo da sola, ricordi? >> chiese, precisando sulla questione. Non era certa che Natsu ricordasse qualcosa.

Come se le avesse letto nel pensiero, Natsu scosse la testa con una risata. Era così sbadato che probabilmente non aveva fatto caso al fatto che, quando era stato in casa della ragazza, non aveva visto nessun altro all'infuori di lei.

Lucy sbuffò, decidendo di chiudersi in bagno ancora prima che Natsu potesse dirle qualcos'altro. Si guardò allo specchio e notò le profonde occhiaie scure che aveva sotto gli occhi. I capelli biondi erano scompigliati e in generale aveva un aspetto orribile. Sospirò affranta e decise di farsi una doccia.

Il rumore dell'acqua che scorreva bastò a rilassarla un attimo mentre si svestiva e impilava con cura i vestiti nel cestino dei panni sporchi. Si infilò sotto il getto caldo, traendone beneficio. L'acqua le scorreva sul corpo, ma quasi non riuscì a sentirla. Aveva così tanti pensieri per la testa.

Aveva deciso di fidarsi dei membri dei Fairy Tail quando dicevano che non avevano nulla a che fare con le esplosioni. Ma la vera domanda era: chi stava cercando di incastrare quella gang? Fairy Tail aveva dei rivali? Lucy provò a ricordare tutti i referti che aveva analizzato. Le passarono di mente tutte le gang a cui Fairy Tail aveva sottratto i territori per espandere i propri. Tutte le gang che avevano dichiarato apertamente guerra per conquistare e far cadere i traffici illegali che Fairy Tail gestiva per le strade di Tokyo. Per quanto le costasse ammetterlo, la faccenda era più complicata del previsto. C'erano troppi nemici di cui tener conto e Lucy non riusciva a ricordarli tutti.

Se solo avesse potuto contattare Levy. Le avrebbe chiesto i referti e non solo. Insieme avrebbero provato a risolvere il mistero che aleggiava attorno alla gang che tanto era temuta. Lucy era certa che Levy non avrebbe mai potuto immaginare che le cose sarebbero andate in maniera del tutto differente da come avevano previsto.

Ben presto chiuse l'acqua della doccia, uscendo fuori. Si legò un asciugamano attorno al corpo e uno sui capelli, mentre tornava davanti lo specchio del bagno. Dovette pulirlo un po'. Il calore dell'acqua aveva creato uno strato umido e opaco sul vetro, impedendole di vedersi bene. Le occhiaie erano ancora lì e Lucy era decisa a farle sparire. Si vestì velocemente e poi prese il tubetto del fondotinta e del correttore, sperando che il trucco facesse miracoli.

Restò soddisfatta del risultato e dopo essersi truccata e asciugata i capelli, decise di uscire dalla stanza. Si diresse in cucina. Natsu era sdraiato sul pavimento, proprio sotto al forno. Il tavolo e le sedie erano poco distanti e Lucy si chiese il motivo per cui il ragazzo non le stesse usando.

Quando Lucy entrò completamente in cucina, Natsu alzò lo sguardo su di lei. Erano le due del pomeriggio ed era un po' tardi per fare colazione. << Oh finalmente. Stavo morendo di fame >> si lamentò quello. Aveva le braccia incrociate al petto e uno sguardo affamato sul volto. Anche lui aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, ma non se n'era curato.

Lucy sbuffò per l'ennesima volta. << Cosa vuoi mangiare? >> gli chiese. Si diresse verso i fornelli, aspettando che Natsu rispondesse. Anche lei aveva fame e sinceramente sarebbe stata bene con qualsiasi cosa Natsu avesse scelto. Voleva solo mettere qualcosa sotto i denti e non le importava molto di cosa fosse.
<< Pancake! >> Natsu saltò in piedi nel momento stesso in cui pronunciò quella parola.

Lucy sbiancò, riportando lo sguardo sulla sveglia. Era certa che fosse pomeriggio. << Ma è pomeriggio. Non possiamo fare colazione! >> si lamentò. Natsu non sembrava in procinto di cambiare idea tanto presto. Si mise accanto a lei, incitandola a cucinargli i suoi amati pancake. Lucy sospirò sonoramente e accettò, ormai conscia che quando Natsu voleva qualcosa, la otteneva quasi sempre.

L’idea dei pancake all’ora di pranzo non la attirava per niente, ma in quel momento le andava bene qualsiasi cosa purché fosse cibo.

Ben presto la cucina venne invasa dall’odore dolce e stuzzicante dei pancake, mentre Natsu sedeva al tavolo della cucina con forchetta e coltello ben stretti nei pugni delle mani. Lucy realizzò quanto fosse domestica quella scena e come poteva apparire da fuori. Si sentì le guance andare in fiamme. Distrarsi in quel momento però, non fu un tocco di genio. Toccò per sbaglio il lato della padella, sentendo un calore molto intenso investirle il dorso della mano. Lanciò un gridolino soffocato, mentre nello stesso istante una sedia veniva tirata con forza, producendo un gran baccano.

Natsu le fu accanto in un battito di ciglia, ispezionando la scena per capire cosa fosse successo. Lucy aveva la vista un po’ appannata. Si sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi e un nodo stringerle la gola. Natsu le osservò la mano, prendendola tra le sue. Quelle di Natsu erano piacevolmente calde e forti. La invitò a muoversi vicino al lavabo, dove le spinse gentilmente la mano sotto il getto freddo dell’acqua.

<< Devi stare più attenta, Luce. >>

Lucy sgranò gli occhi castani. Com’è che l’aveva chiamata? Non ricordava nessuno chiamarla a quel modo prima d’ora e, se possibile, le guance le si infiammarono ancora di più.

Natsu le lasciò un attimo la mano. Lo vide piegarsi verso i fornelli e spegnere la fiamma, scrostando l’ultimo pancake dal fondo della padella. Tornò accanto a lei dopo aver riposto il pancake sulla pila apposita. Le prese la mano ferita tra le sue, incurante che le stesse bagnando. La rigirò con cura, stranamente delicato al contatto.

Lucy vide comparire del rossore nel punto in cui si era scottata e sperò che non le uscisse una bolla. Le odiava. Natsu la fece sedere sulla sedia accanto al tavolo, mentre lui spariva oltre porta, attraversando il soggiorno. Lucy si sentì in imbarazzo. Non avrebbe mai pensando che un giorno un criminale le avrebbe curato una ferita causata da un banale incidente domestico.

Natsu riemerse poco dopo con il kit del pronto soccorso tra le mani. Era una valigetta bianca con un piccola croce rossa stampata sopra, ma Lucy conosceva bene il contenuto. Aveva passato ore e ore con Wendy mentre questa si preparava per gli esami universitari di medicina.

Lucy vide un solco sulla fronte del ragazzo. Si stava mordendo il labbro inferiore con nervosismo, cercando di fare il più delicatamente possibile mentre le fasciava la mano. Natsu sembrava super concentrato su quello che voleva fare. Sorrise soddisfatto quando finì, asciugandosi dalla fronte del sudore che non aveva. Forse gli piaceva solo riprodurre quel gesto.

<< Non sarò Wendy, ma ho fatto del mio meglio. >>

Le sorrise. Era un sorriso luminoso, uno di quelli che Lucy gli vedeva fare di rado. Forse, si disse, ormai non sarebbe più stato un evento così raro. Sembrava che Natsu stesse cercando di abituarsi sempre più alla sua presenza. Arrossì. << Grazie >> gli disse a mezza voce.

Lui sorrise nuovamente, dirigendosi verso il ripiano della cucina. << Allora, mangiamo? >>

Lucy ridacchiò. Natsu sarebbe rimasto sempre lo stesso. Aveva un amore spropositato per il cibo e nemmeno il giorno più triste della storia gli avrebbe fatto perdere il suo appuntamento con una qualche pietanza. Lei annuì mentre Natsu le faceva sfilare il piatto sotto gli occhi. Le passò le posate con cura, attento a non farla tagliare con il coltello. << Ci vuoi qualcosa sopra? >> le chiese.

Lucy scosse la testa. << No, li mangio così. Con qualcosa sopra mi sembrano troppo dolci. >>

Natsu fece spallucce mentre faceva cadere una cascata di sciroppo d’acero sui suoi pancake. Posò la boccetta sul tavolo con un gran fracasso, prima di infilarsi in bocca un gran boccone. << Allora >> cominciò lui. Non sembrava importargli molto che stesse sputacchiando qua e là. << Da quanto tempo vi conoscete, tu e Wendy? >> chiese una volta ingoiato.

Lucy immaginava che non avrebbe potuto restare in silenzio a riguardo, ma sperava di avere un po’ di tempo in più. Doveva mentire o dire la verità? Forse, si disse, dire un briciolo di verità non avrebbe fatto male a nessuno. Non doveva dirgli tutto per forza. Bastavano pochi spiccioli della sua vita.

<< Ci conosciamo da anni >> disse, continuando a mangiare. L’ultima cosa che doveva fare, era mostrarsi nervosa.

Lui la guardò di sottecchi. << L’avevo notato >> le disse. << Sembrate molto in confidenza, voi due. >>

Lucy prese un altro boccone e sperò che la mano non cominciasse a tremare a mezz’aria. Fuori appariva tranquilla, ma dentro di lei si stava scatenando una tempesta di emozioni. << È una delle mie migliori amiche >> disse. Poco dopo però, si rese conto dell’errore. Voleva coprirsi la bocca con le mani, ma non lo fece. Natsu avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava.

Natsu però le sorrise nuovamente. << Non sembrava a conoscenza di quello che stai facendo. >>

Lucy posò le posate sul piatto nonostante vi fossero due pancake rimasti. Abbassò lo sguardo, incapace di reggere quello di Natsu. << Questo mondo è pericoloso. Non volevo coinvolgerla. >>

In quel momento, anche se per un breve istante, aveva detto ciò che pensava davvero. Non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe espresso i suoi sentimenti a Natsu. Eppure eccola lì, in cucina con lui a scambiare quattro chiacchiere non propriamente allegre.

Sentì uno scricchiolio e poi la mano di Natsu entrò nel suo campo visivo, posandosi sulla sua. Sollevò lo sguardo. Natsu aveva uno sguardo pieno di compassione in viso. I tratti erano si erano addolciti e gli occhi parlavano di un tacito di ringraziamento. << Nonostante capisca le tue ragioni, sono contento che tu l’abbia chiamata per Gajeel. >>

Lucy arrossì nuovamente. Era incredibile come Natsu la stesse facendo apparire più simile a un semaforo che a una persona. Annuì semplicemente. Un tacito inchino velato, come a dirgli che non c’era problema.

Dopo aver ritirato la mano dalla sua, Natsu non sembrò più tanto interessato a farle domande. Forse aveva colto il suo disagio, ma Lucy non ne era convinta.

Mentre posava i piatti nel lavabo, si rese conto di quanto era agitata. Non sapeva neanche il perché. Alla fine Natsu non era così terribile come le era parso all’inizio. Al contrario, in un altro contesto si sarebbe potuto rivelare un ottimo amico. In quella situazione, però, non sapeva ancora se poteva fidarsi. Natsu sembrava pronto a darle fiducia e lei aveva pensato di fare lo stesso, ma poco per volta. Non sarebbe piombata in camera sua da un giorno all’altro a raccontargli ogni singolo problema che l’affligeva. Voleva costruire un’amicizia. Con lui e con gli altri membri di Fairy Tail. Un’amicizia basata sulla fiducia.

Quasi non si accorse del telefono che prese a squillare. La sua catena di pensieri venne interrotta bruscamente. Pensò che Natsu non le aveva ancora restituito il suo, quindi doveva essere per forza quello del ragazzo stesso a squillare assiduamente. Nonostante Natsu fosse a meno di due metri da lei, le venne difficile cogliere pezzi di conversazione.

Natsu sbuffò sonoramente. Si sentì un urlo provenire dall’altro capo del telefono e Natsu si allontanò l’aggeggio dell’orecchio, stringendo un occhio. Lucy lo vide buttare gli occhi al cielo e l’attimo dopo stava interrompendo la conversazione.

Sospirò. << Erza ha detto che dobbiamo tornare in ospedale. >>

Quindi il loro turno era arrivato davvero. Lucy era emozionata al pensiero di rivedere Wendy. Passare troppo tempo con Natsu le metteva soggezione e voleva cambiare aria.

Sorrise. << Allora vado a cambiarmi e usciamo! >> esclamò allegra.

Natsu le lanciò un'occhiataccia. << Cos'hai da essere così allegra? Io non voglio tornare in quel posto. >> Sbuffò prima di buttarsi a peso morto su una sedia lì vicino.

<< Pensa che sarà divertente. Erza non ci sarà e Gajeel si comporta in modo strano a causa degli anestetici. >>

Natsu però sorrise malignamente. Le puntò lo sguardo negli occhi e Lucy vide una scintilla particolare. Era divertito da qualcosa, ma non da tutto ciò che le aveva elencato lei. Si irrigidì, certa che avesse capito qualcosa che non doveva. Ma cosa?

Natsu si sollevò, avvicinandosi a lei lentamente. Una volta che le fu vicino, abbassò il capo verso di lei. Lucy sentiva il suo respiro caldo sulla pelle, le labbra che le accarezzavano il lobo dell'orecchio. Trattenne il fiato mentre un dolce rossore le imporporava le guance.

<< Pronta a un altro giro in furgone con me, Luce? >>

Lucy strinse gli occhi per il nervosismo. Dannazione a lui.

§


Arrivare in ospedale non fu affatto facile. Lucy era convinta sempre di più che Natsu avesse vinto la patente a qualche gioco piuttosto che prenderla legalmente. Era inconcepibile che guidasse come se avesse avuto per le mani il volante dell’autoscontro.

Lucy scese dal furgone con un po’ di nausea. Barcollò e si resse alla carrozzeria, cercando di mettere un piede davanti all’altro. Natsu scese con tutta tranquillità, intonando un tono allegro. Lucy lo fulminò con lo sguardo prima di riprendersi del tutto e incamminarsi verso l’entrata dell’ospedale. Natsu le si affiancò in un attimo.

Entrando, vennero invasi dalla solita puzza di naftalina. C’era un’aria sgradevole là dentro e Lucy sperò con tutta se stessa di non doverci rimanere troppo a lungo. Ormai consci di dove si trovasse la stanza di Gajeel, i due si diressero verso l’ascensore.

L’aria tra loro era stranamente silenziosa, ma Lucy la preferì così. Per tutto il tragitto verso l’ospedale non aveva fatto che urlare contro Natsu e il suo assurdo modo di guidare.

A un tratto però, un’infermiera si parò davanti a loro. Natsu inarcò un sopracciglio. << Posso aiutarvi? >> domandò quella.

Lucy temete seriamente per la vita della giovane. Si vedeva che era alle prime armi. << Stiamo salendo nella stanza di un nostro amico >> rispose Lucy con calma. Rivolse brevemente lo sguardo su Natsu e vide che nulla in lui lasciava trasparire qualche sorta di nervosismo. Era all’apparenza straordinariamente calmo.

<< Mi dispiace, ma non posso farvi salire da soli. Ci sono stati alcuni guai la scorsa notte >> lì informò quella.

<< Che tipo di guai? >> si apprestò a chiedere Lucy. In qualche modo, quella notizia aveva iniziato ad agitarla. Temeva che Erza o Laxus avessero combinato qualcosa.

<< Dei ragazzini pestiferi si sono introdotti di nascosto nella stanza di un loro amico. Hanno combinato un bel po’ di danni lungo la strada. >> l’infermiera parve infastidita mentre li informava dell’accaduto. Puntò lo sguardo su di loro. << Chi siete venuti a trovare? >> chiese. << È una procedura che abbiamo introdotto stamattina a causa dell’incidente di questa notte. Mi dispiace se risulto invadente. >>

Malgrado il nervosismo, Lucy le sorrise comprensiva. Natsu non si mosse. Non dava alcun segno di star provando qualcosa.

Lucy si apprestò a ricordare il nome che Wendy le aveva riferito quando aveva parlato con lei al telefono. Forse era Wataru Hatano il nome.

Wendy le aveva spiegato bene la situazione quando erano rimasti lì a far da guardia a Gajeel. La stanza di Gajeel era segnata con quel nome, ma se qualcuno avesse provato a cercarlo nelle schede, sarebbe risultata un’altra stanza. A quanto pare, in quel l’ospedale c’era davvero qualcuno con quel nome. Secondo Wendy, l’uomo aveva accettato a vivere un po’ di avventura attraverso la vicenda. Ovviamente non sapeva i dettagli. L’uomo sapeva soltanto che, nel caso qualche infermiera li avesse fermati, dei giovani sarebbero potuti apparire nella sua stanza. Wataru era molto grato a Wendy e la trattava come una parente, quindi non c’era stato bisogno di dare troppe spiegazioni.

Lucy era grata delle conoscenze di Wendy. Ora, con quell'infermiera davanti, il nome di quell’uomo le uscì spontaneamente dalle labbra. Vide Natsu corrugare la fronte, seriamente confuso. Lucy si trattenne dallo sbattersi una manata sulla fronte. Non poteva credere che Natsu avesse già dimenticato il piano.

<< Ah il signor Hatano >> esclamò trasognante la giovane infermiera. Fece combaciare le mani come se volesse pregare. << È da tanto che quel pover uomo non riceve qualche visita. >> Detto ciò, l’infermiera si voltò e fece loro cenno di seguirla.

Lucy si apprestò a seguirla. Mentre metteva il primo passo avanti, si sentì trattenere per la manica. Natsu la stava fissando con uno sguardo confuso mentre con un gesto dell’altra mano – quella che non la stava trattenendo – le fece cenno di dargli spiegazioni. Lucy si divincolò brevemente dalla stretta, prendendogli la mano velocemente per tirarselo vicino. Mentre camminavano dietro l’infermiera veniva un po’ difficile, ma Lucy riuscì a suggerirgli tutto il piano facendone un veloce riassunto.

L’infermiera si voltò verso di loro quando raggiunsero le scale. Lucy notò che questa stava fissando qualcosa e quando si rese conto che aveva ancora la mano stretta a quella di Natsu, scattò velocemente indietro, perdendo la presa. Si sentì le guance andare in fiamme per la vergogna. Natsu non sembrava averci fatto molto caso, perché le rivolse un’occhiata confusa. L’infermiera, invece, ridacchiò brevemente. Forse li aveva scambiati per una coppia novella e al solo pensiero le guance di Lucy si accesero ancora di più.

Salendo le scale e imboccando un corridoio, Lucy si rese conto che la stanza del vero signor Hatano si trovava al secondo piano di quell’ospedale. Tempo dopo la giovane infermiera si fermò davanti la porta di una stanza, bussando lentamente. Si sentì una voce rauca e dopo essersi aperta in un sorriso, l’infermiera si fece spazio nella stanza con Natsu e Lucy al seguito.

In quella stanza c’erano le finestre aperte e il caldo sole pomeridiano inondava l’abitacolo. Un uomo se ne stava seduto tra le coperte spiegazzate, facendo leva sulle braccia per mettersi composto in una posizione un po’ più comoda. << Signor Hatano, questi due giovani sono venuti a farle visita. Li conosce, vero? >> domandò l’infermiera. I capelli corvini le ricaddero davanti mentre aggiustava un po’ le coperte del letto e aiutava l’uomo a mettersi un po’ più composto.

<< Ma certo, sono i miei nipoti >> rispose l’uomo. Nonostante avesse la voce roca, aveva un tono straordinariame gentile.

Lucy pensò che Wendy aveva fatto proprio un bel lavoro con quel piano, ancora meglio di quanto avrebbe potuto fare lei.

<< È strano, non li ho mai visti qui in giro >> commentò con sospetto la giovane infermiera.

<< Ma su Ultear, lasciali stare. Sono appena tornati dalla luna di miele. >>

Lucy sentì nuovamente le guance andarle a fuoco. Si voltò verso Natsu e vide un rossore sparso sul viso. Quell’uomo era bravo a inventare frottole, ma non pensava sarebbe ricorso a certe storie.

L’infermiera, Ultear, batté le mani con gioia. << Ecco perché si stavano tenendo per mano prima! >> Si voltò verso di loro entusiasta, mostrando un sorriso diritto e perfettamente bianco. << Congratulazioni! >>

Natsu sembrò riprendersi per primo dallo shock, rispondendo con un breve cenno del capo. Dopo aver controllato tutto il necessario per il signor Wataru, Ultear abbandonò la stanza, ricordando ai due la fine dell’orario di visita.

<< Diamine vecchio, non poteva inventarsi una storia meno imbarazzante? >> chiese Natsu. Si grattò nervosamente il capo, fissando lo sguardo da tutt’altra parte.

Lucy gli diede uno schiaffo sul collo. << Non essere scortese, Natsu. >> Dopodiché si voltò verso l’uomo che li fissava dal basso della sua posizione con un sorriso sdentato sul viso. << Grazie dell’aiuto signor Hatano. >>

L’uomo sorrise distintamente. << Siete gli amici di Wendy? >>

Lucy ricambiò, annuendo. Non era del tutto sicura che lo stesso valesse per Natsu, ma decise che era meglio non approfondire la questione con il signor Hatano.

<< Ah è proprio una cara ragazza. Mi fa piacere che vi abbia mandato un attimo da me. Non ricevo molte visite. >>

Lucy vide che Natsu stava lanciando delle occhiate all’uomo. Non era certa a cosa stesse pensando il ragazzo, ma non sembravano cattive intenzioni. Se non altro, non si fidava molto quando non riusciva a decifrare le persone.

<< I suoi parenti dove sono? >> domandò Natsu. Proprio non si curava di risultare invadente con le persone.

<< I miei figli sono tutti sposati. Non hanno tempo. >>

Natsu storse il naso a quell’affermazione. << Che sciocchezza. Se tieni a qualcuno, il tempo lo trovi eccome. Che bugiardi. >>

Lucy si meravigliò di quella reazione. Non pensava che Natsu potesse essere così empatico. Sembrava aver preso davvero a cuore la situazione del signor Hatano. Del resto era comprensibile. Non erano situazioni facile quelle.

D’un tratto, la porta della stanza si aprì di colpo. Sulla soglia c’era Wendy. Indossava nuovamente la sua veste da medico e sembrava agitata. Sembrò rilassarsi non appena individuò Lucy nella stanza. La bionda le sorrise.

<< Signor Hatano >> disse, rivolgendosi all’uomo. << Ci sono stati problemi? >>

<< Ma no, Wendy >> affermò con un sorriso. << Questi ragazzi sembrano simpatici. Sono felice che per un po’ mi abbiano fatto compagnia. >>

Wendy gesticolò verso di loro, qualcosa per incitarli a seguirla. << Tornerò più tardi per controllarla e raccontarle le ultime novità >> esclamò allegra. Lucy pensò che Wendy non si era nemmeno scusata per il trambusto. Forse lei e l’uomo avevano un rapporto più stretto di quello che aveva immaginato all’inizio.

Wendy lì guidò agilmente fuori dalla stanza e in mezzo ai corridoi affollati. Evitava di farsi fermare da infermieri e medici in modo da non dover dare spiegazioni. Era una giornata particolarmente caotica all’ospedale. Gente che correva da un lato all’altro. Bambini che si rincorrevano e altri che assistevano piccoli malati. Forse c’era stato un incidente, perché Lucy riconobbe uno schieramento di due famiglie opposte che si urlavano contro.

Attraversando il trambusto, finalmente Wendy riuscì a condurli nella sala privata dedicata a Gajeel. Laxus, Erza e Gray erano fuori dalla stanza. Erano in piedi nel bel mezzo del corridoio vicino l’entrata e sembravano star discutendo di qualcosa di molto serio.

Si interruppero appena li sentirono avvicinarsi. Erza fu la prima a notarli. << Natsu, Lucy, che diamine stavate combinando? >> Era autoritaria come al solito e il fatto di non aver dormito tutta la notte sembrava averla resa ancora più irritabile.

<< Scusaci Erza, ma un’infermiera ci ha fatto perdere tempo >> ribatté Lucy velocemente.

Wendy sospirò. << Fortunatamente il nostro piano ha funzionato e sono stati condotti nella stanza del vero signor Hatano. >>

Erza sembrò guardarli ancora con rimprovero, ma in qualche modo le parole di Wendy riuscirono a calmarla un po’. Incurvò le labbra e andò immediatamente a fermare Natsu e Gray che si stavano azzuffando. Lucy non si era neanche resa conto che avessero ricominciato a litigare come al solito. Laxus sembrava ancora calmo seppur sotto i suoi occhi si facessero largo delle occhiaie scure.

I tre non si trattennero a lungo. Li informarono che Gajeel stava dormendo. Sembrava che Gajeel fosse instancabile. Aveva passato l’intera mattinata a stritolare Gray, inventare storie e disegnare su blocchetti offerti da Wendy. Era crollato l’ora prima, ormai stremato.

Lucy sospirò soddisfatta. Forse era crudele da pensare, ma non aveva alcuna voglia di gestire nuovamente un Gajeel in versione bambino troppo cresciuto. I ragazzi se ne andarono poco dopo, nonostante Erza stesse borbottando tra sé e sé che doveva essersi dimenticata qualcosa.

Appena entrata nella stanza ed essersi assicurata che Gajeel stesse realmente dormendo, Lucy si mise a cercare. Forse Erza aveva perso qualcosa ed era per quello che borbottava. Natsu era seduto su una sedia di plastica là vicino, osservando Gajeel con cipiglio annoiato. Lucy aveva notato che il suo sguardo ogni tanto correva su di lei, come per assicurarsi che non stesse facendo nulla di sospetto. Wendy aveva dovuto lasciare la stanza poco tempo prima, ma aveva promesso di tornare al più presto.

La promessa venne mantenuta alla svelta. Wendy non ci impiegò più di mezz’ora prima di rifarsi viva attraverso la porta. Aveva dei fascicoli tra le mani e sembrava preoccupata che qualcuno la seguisse. Si guardò attorno numerose volte prima di richiudere la porta.

<< Wendy? Cosa sono tutti questi fascicoli? >>

La ragazza sorrise. Natsu, curioso dell’evento, si avvicinò furtivo. Sembrò analizzare le varie copertine, cercando di indovinare con scarsi risultati il contenuto. << Qui sono registrati tutti gli orari e gli spostamenti di ogni membro dell’ospedale. Li ho scritti personalmente. >>

Lucy si avvicinò affascinata alla pila di scartoffie. Wendy aveva fatto tutto quel lavoro in così poco tempo, che non poté fare a meno di stupirsi.

<< A cosa ci servono? >> domandò Natsu. Lucy notò che stava esaminando un documento vicino a lui.

<< Dobbiamo far uscire Gajeel dall’ospedale. Ne ho già parlato con Erza e ha detto che avrebbe pensato a qualcosa. Ma è anche vero che anche tu non te la cavi male con i piani di fuga, Lucy. >> Wendy le fece l’occhiolino e Lucy si ritrovò ad arrossire. Le vennero in mente tutte quelle volte in cui era scappata di casa per rifugiarsi dalle amiche. Le giornate passate a marinare la scuola per scappare in qualche posto nuovo. A volte entrava in classe e poi usciva di nascosto qualche minuto dopo. Se ne andava in giro o stava sul tetto a riflettere. Erano momenti che Lucy non avrebbe mai pensato di poter ricordare così alla leggera.

<< Come mai non può stare qui? Avevi detto che ci sarebbe voluta una settimana. >> Chiederlo fu come tradirsi da sola, ma Lucy sentiva di aver bisogno di spiegazioni più concrete e ragionevoli.

<< Non posso tenerlo qui a lungo. Presto o tardi qualcuno si insospettirà riguardo quello che succede in questa stanza >> rispose Wendy prontamente.

Lucy prese una sedia e si fermò di fronte i documenti. Poco dopo, vide che Natsu stava facendo lo stesso. Quasi si sentì sollevata dal fatto che la volesse aiutare.

Wendy sgattoiolò fuori dalla stanza poco dopo augurando buona fortuna e lasciando dette qualche altra informazione riguardo la sua chiacchierata con Erza e gli altri riguardo il piano. Mentre cominciava a leggere i fascicoli scritti da Wendy, Lucy si chiese se far evadere Gajeel dall’ospedale in pieno giorno fosse veramente possibile.


*Angolino
Buonasera! Sono tornata!
Ormai ho stabilito che se riuscirò, pubblicherò una volta ogni due settimane. Mi dispiace se risulta poco, ma questo è il massimo che posso fare al momento.
Parlando del capitolo, vorrei farvi una piccola annotazione che tempo fa mi sono dimenticata di riferire: il nome Wataru Hatano non è inventato. Attualmente, Wataru Hatano è il doppiatore originale di Gajeel nell'anime. Non so, mi sembrava carino inserirlo sfruttando l'occasione del piano.
A breve Gajeel riuscirà a evadere dall'ospedale e la vera storia inizierà! ** C'è qualcuno emozionat*?
Fatemi sapere cosa ne pensate lasciandomi un commentino, sono importanti per me~
Alla prossima :****

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