Chapter 9.

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<< Dove andiamo? >>

Lucy veniva ancora trascinata da Natsu lungo i corridoi dell’ospedale, fino a quando, per forza di cose, non erano arrivati al parcheggio. Il loro furgone era stato spostato precedentemente da Laxus e ora si trovava nell’ala riservata. Un fatto curioso, vero, ma era stata Wendy a far sì che accadesse. La ragazza aveva pensato bene di lasciare loro quel parcheggio riservato che avrebbero potuto trovare sempre. O almeno, lo avrebbero usato frattanto che Gajeel fosse rimasto in ospedale.

Dopo questo periodo, Lucy non aveva più intenzione di tornare in ospedale. C’erano delle ragioni più che valide a riguardo. Il fatto di non voler mettere più in pericolo Wendy stava in cima.

Era chiaro che finché loro sarebbero rimasti nei dintorni, non solo la ragazza, ma tutto il personale e pazienti erano in grave rischio. Lucy non sapeva se quelli che avevano piazzato le bombe nel magazzino di Raven avessero intenzione di eliminare anche loro, ma non era una possibilità da escludere.

E ormai sospirò rassegnata, perché tutti nel mondo della criminalità sapevano che Fairy Tail aveva acquisito un nuovo membro. Lei ormai era parte integrante del gruppo, volente o nolente che fosse. Se loro colavano a picco, sarebbe crollata anche lei.

La ragione numero due era, per l’appunto, che si era quasi affezionata a loro. Poteva sembrare un pensiero da folle, Lucy lo sapeva bene, ma quei ragazzi non avevano fatto altro che trattarla bene. Il pensiero le corse a Natsu e al suo gesto prima nella base e poi nel magazzino. Per ben due volte il ragazzo si era buttato sopra di lei per proteggerla e farle da scudo.

Forse era stato il suo istinto a guidarlo, Lucy non avrebbe saputo dirlo, ma gli era profondamente riconoscente. A maggior ragione, si disse, perché lui continuava a sostenere di non fidarsi di lei. Forse, però, dopo aver portato Gajeel in quell’ospedale e avergli salvato la vita attraverso Wendy, anche Natsu avrebbe potuto iniziare a fidarsi di lei.

E infine, come ultima ragione, c’era la promessa che si erano scambiate lei e Levy. Si erano promesse di rivedersi, di uscirne vive da quella storia e Lucy aveva intenzione di mantenere la sua parte del patto.

<< Su, dobbiamo andare a casa. >>
La frase di Natsu la riportò alla realtà. Il ragazzo la stava guidando verso il furgone con poca delicatezza. Lei, persa com’era tra i suoi pensieri, non aveva notato che era l’alba. Il sole faceva capolino da dietro i palazzi più bassi di Tokyo. L’aria era fresca e gli uccellini cantavano radiosi sui rami degli alberi. Lucy sospirò. Il mondo stava iniziando a svegliarsi, quando lei doveva ancora andare a dormire. Avrebbe preferito stare sveglia, ma sapeva che sarebbe stato un suicidio. Ora riusciva a sentirlo il suo corpo che chiedeva pietà, che voleva riposare.
Forse era la scarica di adrenalina che non le aveva permesso di avvertirlo, ma Lucy si sentì improvvisamente stanca. Ora capiva perché Natsu stava facendo tutte quelle storie sul perché lei fosse così lenta a camminare.

Evidentemente era stanco anche lui.
Eppure aveva paura. Paura che se si fosse addormentata, avrebbe scoperto che quello era tutto un sogno. Da un lato sarebbe stato un bene, per via di Gajeel; ma dall’altro non avrebbe potuto accettarlo. Rivedere Wendy era stato come tornare a respirare dopo molto tempo. Si era sentita tranquilla e protetta per il tempo in cui le rimasta accanto. E ora aveva paura che, tornando tra qualche ora, Wendy non sarebbe più stata lì ad accoglierla.

<< Entra, forza. >>
Ancora una volta, ci pensò Natsu a riportarla alla realtà. Erano arrivati al furgoncino e il ragazzo era in procinto di aprire la portiera sul lato del guidatore, quando si era bloccato. Forse, si disse Lucy, aveva capito che lei era con la testa fra le nuvole. Ma non poteva farci nulla. Quando era troppo stanca e non voleva dormire, il suo cervello macchinava pensieri negativi.

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