Chapter 39.

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Levy continuava a ruotare su se stessa nel bel mezzo dell'ufficio. C'erano scartoffie ovunque, per lo più documenti riguardanti il caso Fairy Tail. Il capo, Makarov, le aveva ordinato di rimettere in riga ogni singolo fascicolo in modo da poter finalmente chiudere il caso che aveva coinvolto la gang.

Erano stati giorni terribili in centrale, accompagnati da lunghe proteste da parte di quei colleghi un po' più anziani che continuavano a sostenere che il loro lavoro era stato gettato nel pattume. Levy aveva dovuto rassicurare tutti quanti, facendo vedere loro i vecchi rapporti stilati, quanta importanza ci stessero dando e quanti di quei fascicoli stessero prendendo in considerazione. Era stato difficile accontentare tutti, prestare attenzione anche alla più piccola richiesta e sperare che questi smettessero di tormentarla con nuove pratiche da compilare. Levy aveva ricevuto il fedele aiuto di Lluvia, ma non aveva potuto chiederle molto: l'archivista si stava ancora occupando del caso di Gray con molta dedizione, assicurandosi che il ragazzo potesse avere un futuro sereno.

C'erano molti casi a cui Deliora era stato collegato e, fortunatamente, Gerard aveva preso il controllo degli interrogatori, stabilendo all'incirca che almeno una dozzina potevano essere ricollegati alle gesta del serial killer. Ancora non avevano certezze di poter stabilire lo stesso risultato per il caso di Gray, ma ci stavano tutti sperando.

Lluvia stava facendo del proprio meglio e ogni tanto le veniva concesso qualche aiuto dalla sua vecchia squadra, la omicidi. Levy aveva visto spesso la turchina scendere nel suo vecchio dipartimento per qualche consulto, a volte portandosi dietro una marea di documenti, tutti riguardanti casi di Deliora e in particolare quello di Gray, cercando di individuare anche il più piccolo dettaglio che potesse collegare gli omicidi tra loro. Da quello che le aveva riferito Gerard, c'era almeno il settanta percento di probabilità che Gray avesse ragione e non avesse mentito. Purtroppo, sebbene fosse una percentuale più che positiva, non avrebbero potuto presentare il caso in quelle condizioni: per quanto sembrasse assurdo, un avvocato non avrebbe mai accettato un caso del genere se le probabilità di vincita non fossero risultate superiori.

A volte, Levy riusciva a capire l'odio di Lucy per le faccende burocratiche e le sarebbe piaciuto poter imitare la bionda, scavalcando tutte quelle procedure noiose. Purtroppo non poteva: in quanto capo dell'intelligence, gli altri agenti e le alte sfere si aspettavano da lei il massimo del decoro e il rispetto delle leggi, e ciò purtroppo riguardava anche eseguire al meglio anche le più piccole azioni.

Levy sbuffò, quasi lanciando per aria i fogli che la stavano tormentando da qualche giorno. Sebbene qualche notte prima avesse avuto un attimo di riposo – per così dire – acciuffando i criminali di Tartaros, si sentiva ugualmente stanca. Uccidere non era mai facile, soprattutto quando si veniva costretti. Levy ricordava bene le sensazioni di quella notte, soprattutto l'ansia di non riuscire ad accorrere in tempo. Gli uomini di Tartaros le si erano parati davanti all'improvviso, bloccando la strada a lei e ad altri agenti, e Levy, seppur ben conscia che avrebbe dovuto mantenere la calma, si era fatta cogliere dall'agitazione. Non era stato facile attaccare, ma il capo dell'intelligence aveva deciso di ignorare il più possibile il nodo che si era formato nello stomaco, prendendo la mira. Ricordava le mani impregnate di sudore, e poi sporcizia e sangue che in qualche modo si erano incrostati sotto le sue unghie.

Levy non sapeva quante persone avesse ucciso, e quante avesse semplicemente rallentato, ma ricordava i rumori dei colpi da arma da fuoco, le urla di dolore che si levavano nell'aria come fuochi d'artificio. Le esplosioni erano numerose e tutte attorno a lei, e i proiettili vaganti avevano rischiato di colpirla più volte, ma era riuscita miracolosamente a scamparla. C'era stato solo un avvenimento particolare, una donna sulla trentina con un grosso cappuccio calato sulla testa che l'aveva aggredita nel bel mezzo della folla. Levy aveva cercato di farla ragionare, ma non c'era stato verso e alla fine la donna si era avvicinata a tal punto da sfiorarla con il coltello che stringeva tra le dita tremanti. D'un tratto aveva stretto la presa sull'arma e Levy si era ritrovata con un lungo taglio a percorrerle il braccio, il sangue che scorreva imperterrito e arrivava a macchiarle i vestiti e persino il giubbotto antiproiettili.

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