Il biglietto

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Angolo autrice:
Metto qui questa cosa per non spoilerare a hhayre il finale del capitolo. È breve, ma il prossimo sarà più lungo, prometto.
E niente.
Enjoyate.










































Sono tre giorni che sono tornato a casa.
All'inizio non volevo nemmeno arrivarci, a Belleville.
Non volevo vedere Susan, mia madre, mio padre.
Non volevo ricominciare la scuola.

Eppure adesso sono qui.
"Vattene" ho detto appena ho messo piede in casa alla cucciolotta che mi aveva regalato Gerard tempo fa, spalancandole la porta davanti.
E lei mi ha guardato.
Inutile dire che sono crollato in ginocchio e l'ho stretta a me come se fosse la cosa più importante del mondo.
Mi ricorda... no, non lui.
Ma il fatto che le persone che ci lasciano comunque non possono essere cancellate, se sono state importanti.

E poi è successo.
Oggi Mikey mi ha dato un biglietto.
Mi ha detto che era di Gerard.
Che gli dispiaceva.
Che non sapeva che dire.
Io l'ho preso e l'ho guardato, non ho detto niente. O forse che non era colpa sua.
Poi l'ho messo in tasca.
Ho aspettato la fine delle lezioni, adesso.
Suona la campanella e corro via.
Mi siedo su un muretto, in cortile. C'è un po' di vento.

Lo apro.
Non ho il cuore in gola.
Non ho niente.
Sono tranquillo.
O, perlomeno, quasi.
Guardo la prima parola, le mani mi tremano e la carta continua a muoversi.
Forse un po' agitato. Solo un po'.
Prendo un bel respiro.
E poi comincio a leggere.

Ciao, Frank.
Non ti scriverò niente di pomposo o poetico. Non ci sono scuse per giustificare quello che ho fatto, anche se vorrei tanto che fosse diverso. E ne sono consapevole.
Voglio parlarti di quello che ho vissuto io, dal mio punto di vista, in queste poche settimane che abbiamo passato insieme. Forse, più che per trovare una scusa, per cercare di ripercorrere i nostri passi insieme.
Ero fidanzato con Lindsey da un bel po'. Non ci eravamo mai detti niente del genere, ma era sottinteso il fatto che ormai stessimo insieme. Abbiamo cominciato a uscire in modo serio solamente un mese prima che cominciasse di nuovo la scuola. Eravamo felici. Non avevamo tutto, ma eravamo felici. Potevo dirmi felice di fare sesso una o due notti a settimana, potevo dirmi felice di avere una ragazza carina che pensasse solo a me e che volesse, in un futuro non molto lontano, sposarmi. E lo ero davvero. O almeno, pensavo di esserlo.
Devo dire la verità. Quando io e te abbiamo cominciato a flirtare, appunto, pensavo fosse un semplice flirt. Come professore, ti avevo sempre guardato con una certa curiosità, non amorosa: per lo più cercavo di capire se fossi realmente interessato a un uomo più grande o cercassi solo una piccola avventura, come me.
Poi è successo quello che doveva succedere. E la prima volta, quando mi hai fatto quel pompino, in classe, ho pensato solamente che avevo trovato qualcuno con cui potevo soddisfarmi ancora di più. Ma quel pomeriggio, riflettendoci meglio, mi sono accorto che quel tipo di legame, quello che si era creato tra noi, era del tutto identico a quello che avevo con Lindsey, e che quello che avevo sempre chiamato amore non era altro, quindi, che un bel passatempo. Sesso. Con passione, forse un po' di affetto. Ma sesso.
Erano due cose - la storia d'amore con te e quella con Lindsey - che consideravo sullo stesso piano. Allo stesso livello.
Te.
E lei.
Due relazioni uguali.
Tu eri un flirt. E, dato che con lei provavo lo stesso che provavo con te, anche lei lo era, ma nessuno dei due legami poteva, infine, dirsi amore.
Quando sei venuto a casa mia, la sera della festa di Briar, è la prima volta che veramente mi sono spaventato per quello che stava succedendo tra di noi.
Stava diventando qualcosa di più di quello che inizialmente avevamo previsto, e di conseguenza di più di quello che potevo avere con Lindsey. E poi siamo usciti insieme, ho capito che avevo cominciato a innamorarmi seriamente di te e che lei stava diventando solo una noia, una cosa che mi portavo appresso solamente per nascondere quello che c'era tra noi due, e allo stesso tempo uno strumento per convincermi che il legame che avevo con lei non era da meno - come poteva esserlo?, mi chiedevo. Lei era la mia ragazza. Più o meno tutto quello che avevo avuto nella vita. Fino a quando non sei arrivato tu.
E siccome uno non sa cos'è la sete fino a quando non assaggia l'acqua, mi sono accorto tutto d'un colpo che avevo urgente bisogno di te. Improvvisamente, il mio concetto di amore si era totalmente trasformato.
Eppure continuavo a mantenere il mio rapporto con Lindsey. Nemmeno io sapevo perché. Forse perché non era una di quelle relazioni così povere da essere ridotte solamente a sesso, ma conservava ancora un sentore di quella che un tempo era stata la mia unica ragione di vita. Eri, e sei, un ragazzino. Come facevo a sapere che non mi avresti mollato, prima o poi? Mi giostravo tra entrambi.
E andava bene.
Con te mi si apriva un mondo più ampio e mozzafiato, e allo stesso tempo più rischioso.
Con lei ero al sicuro, avrei potuto tornare tra le sue braccia in qualsiasi momento, e il piacere che mi dava era impagabile.
Fino a quella sera.
Potrei dire tutte le parole del mondo.
Che ero ubriaco.
Che non volevo.
Che mi spiace.
Che io amo solo te.
Che era solo divertimento.
Che sono uno stupido egoista.
Ma il punto è: mi spiace davvero. E amo davvero solo te.
Hai ragione. Sono un codardo. È per questo che ho fatto quello che ho fatto. Tu non eri una cosa del tutto certa. L'amore che provavo per te era innegabile, ma sottopormi a rischi del genere mi andava fino a un certo punto.
Penserai, dopo averti detto questo, che sono una persona stupida e pigra, vigliacca. Incapace di accorgersi del bene di una cosa fino a che non gli sfugge.
Ebbene, lo sono.
Lo sono.
Ma sei l'unica persona che abbia mai avuto il potere di cambiarmi.
Tanto che devi sapere che l'ho lasciata.
Non per te, non per me, ma per noi.

So che non ci sono scuse.
So che anche il mio stupido carattere è una giustificazione inutile.
Non chiedo perdono.
Voglio solo che tu sappia che ti voglio bene. Tanto. Più di me stesso.

Ecco, ho provato a dire qualcosa ma non ci sono riuscito, ed è la prima volta che mi capita nella vita.
La sostanza è: ti amo. E probabilmente non ci crederai, ma è così.
Perché so di amare te?
Perché sei l'unica persona a me cara che ho il coraggio di allontanare da me non per il mio bene, ma per il tuo.
La felicità che provo con te non va mai via, e va oltre i momenti come quando facciamo l'amore o ci baciamo. La mia felicità è vederti, tra le mie braccia, vederti felice.
E alla fine, non svanisci mai dalla mia testa.

Rimango a guardare il biglietto. Per un po'. Poi corro. Prima di fermarmi, prima di tutto, c'è solo l'incredibile voglia che ho di passare il resto della mia vita con lui.

In corridoio, cerco disperatamente Mikey. È mano nella mano con Kristin, la sta salutando.
Lo raggiungo in fretta.

- Dov'è Gerard? - domando, appena la sua ragazza se ne va.

Mi guarda, spaesato:

- Pensavo te lo avessero detto - risponde, corrugando le sopracciglia.

Il mondo mi crolla addosso:

- Cosa? - chiedo, aggrappandomi alla sua spalla.

- Frank... Gerard ha chiesto il trasferimento in una scuola di Los Angeles. È partito ieri pomeriggio.

𝐬𝐜𝐡𝐨𝐨𝐥 • 𝒻𝓇𝑒𝓇𝒶𝓇𝒹  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora