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Due ore.
Erano passate almeno due ore dall'inizio delle loro ricerche, eppure non c'era la minima traccia dei Sopravvissuti. E, per qualche strano motivo, neanche dell'Emergency Department e dei suoi maledetti veicoli da ricognizione. Quella mattina, il clima era molto umido, sebbene il sole fosse coperto da una fitta coltre di nubi grigiastre. E ciò prometteva pioggia. Tanta pioggia.
<< Dove siamo? >> ansimò Ewan, distrutto dalla lunga camminata, per poi trangugiare avidamente un altro sorso d'acqua. Avrebbe tanto voluto versarsi addosso l'intero contenuto della bottiglia, fino all'ultima goccia, così da far scivolare via il sudore che gli impregnava pelle, vestiti e persino capelli. Ma non poteva di certo sprecare in maniera tanto sciocca un litro d'acqua.
<< A Hyde Park, credo. >>
<< Sul serio? Io credevo stessimo andando verso Russel Square... o era Trafalgar Square? >>
Michael ridacchiò << Scusa, amico, ma come fai a non conoscere Londra dopo tutti questi anni che ci vivi? >>
<< Senti chi parla! >> lo schernì il biondo, ricordandogli che non era lui ad aver passato diciotto anni in quella città. A quel punto, i due amici risero di gusto, come non facevano da tempo, e parvero quasi scordarsi ogni cosa : la guerra, il Progetto Omega, il Morso della morte...
Poi, quando il momento di ilarità si concluse, calò un breve silenzio tra Michael ed Ewan, il quale fu però interrotto da quest'ultimo ancor prima che fosse passato un minuto.
<< A cosa stai pensando? >>
<< A niente. >>
<< Certo, e io sono la regina d'Inghilterra! >> esclamò Ewan con tono sarcastico, sapendo che il compare stava mentendo. Michael - intanto - stava giocherellando con l'orlo della sua vecchia maglietta, cosa che faceva sempre quando era immerso nei suoi pensieri ( e, occasionalmente, si mangiava anche le unghie ). E pensare che non se ne rendeva neanche conto... << Avanti, sputa il rospo. >>
L'amico accennò un lieve sorriso, che però si spense dopo pochi secondi << Stavo pensando a cosa sarebbe successo se la guerra non fosse scoppiata. Sarei andato al college, mio fratello avrebbe potuto organizzare il matrimonio con la sua ragazza, avrei passato le giornate a leggere fumetti giapponesi... ma, soprattutto, non avrei perso la mia famiglia. Quindi, avrei avuto una vita normale, magari. >>
<< Ci ho pensato spesso anch'io. Alla mia famiglia, intendo. >> Ewan sospirò, riportando alla luce i bei ricordi che precedevano la guerra << E mi piace pensare che loro siano sempre con me, anche se non fisicamente. Non posso parlarci e nemmeno vederli, ma so che mi stanno accanto, nel bene e nel male. >>
Michael alzò le sopracciglia, come fosse sorpreso << Amico, da quando sei così filosofico? >>
<< Da sempre. Sai, sono disposto a tutto pur di vincere un premio per la filosofia. >>
<< Sei un idiota, lo sai? >> Michael scosse la testa, ridacchiando. L'amico fece lo stesso, dopodiché fece spallucce con fare innocente.
<< Ho imparato da te. >>
<< Okay, questo era veramente un colpo basso. >> il ragazzo dai capelli rossi si finse offeso, ma solo per far divertire l'amico con la più buffa delle sue espressioni facciali. Come previsto, Ewan soffocò una risata, la quale contagiò subito anche Michael. Fu proprio mentre scherzavano fra di loro che entrambi si resero conto di quanto gli fosse mancata quell'atmosfera amichevole, di quanto l'avessero desiderata prima di quel momento per il modo in cui li faceva sentire. Felici, semplicemente. Felici. E proprio per questa ragione si sarebbero goduti ogni singolo secondo di quell'attimo.

* * *

<< Che ore sono? >>
<< Quasi le cinque. >>
Ewan sbuffò, sconsolato << Se continuiamo di questo passo non li troveremo mai... >>
<< Vorrà dire che ci daremo una mossa. >> lo rincuorò l'amico, senza prendere in considerazione le numerose avversità contro cui dovevano lottare. Ciò fu possibile solo perché Michael sapeva che i Sopravvissuti non si sarebbero potuti nascondere per sempre, per quanto fossero bravi a muoversi nell'ombra.
<< È più facile a dirsi che a farsi. >>
<< Beh, di sicuro non li troverai standotene seduto a lamentarti. >> il ragazzo cercò ancora di infondergli un pò di positività, nella speranza di risollevargli il morale.
<< Suppongo tu abbia ragione. >>
<< Certo che ce l'ho! Ti... >>
La frase di Michael fu interrotta improvvisamente da un urlo agghiacciante, simile al verso di un animale selvaggio. Era un verso gutturale, prolungato, un verso che faceva venire la pelle d'oca.
Spaventati, i due ragazzi si guardarono attorno, facendo guizzare gli occhi da una parte all'altra con fare preoccupato. Avevano sperato fino all'ultimo di non dover mai avere un incontro come quello, ma la dura realtà era che non avrebbero mai potuto evitarlo.
<< Dimmi che non è quello che penso. >> Ewan si voltò verso l'amico, il quale non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse accadendo : fu lanciato un altro strillo, stavolta più vicino, e una figura comparve da dietro un arbusto rinsecchito pochi metri più in là. Non appena Ewan lo vide, gli si gelò il sangue nelle vene per lo spavento e rimase a fissarlo come pietrificato. Un Infetto. Quella cosa era un Infetto.
Come nella proiezione tridimensionale che Campbell aveva mostrato ai suoi dipendenti, il corpo era cosparso da una raccapricciante quantità di bolle emorragiche rosso-violacee, mentre la pelle appariva rugosa e raggrinzita. Gli abiti erano inoltre coperti di polvere, lacerati e ricoperti da un'allarmante quantità di sangue secco, dovuta senza dubbio ai bubboni. Questi - una volta toccati - finivano infatti per scoppiare e per impregnare la pelle di liquido ematico.
<< Oh, cazzo. >>
<< Corri... >> disse Ewan, mentre si infilava lo zaino << Corri! >>
Senza nemmeno avere il tempo di pensare a come seminarlo, i ragazzi si misero a correre, dirigendosi verso l'uscita di Hyde Park. L'Infetto emise di nuovo un grido straziante, terrificante quanto quello precedente, per poi lanciarsi all'inseguimento delle sue potenziali prede. Nel frattempo, Ewan e Michael si erano buttati in mezzo alla strada con tutta la rapidità di cui erano capaci, poi tentarono di zigzagare tra i rottami delle automobili alla massima velocità raggiungibile dal corpo umano. Guardarono indietro un paio di volte per tenere d'occhio il loro inseguitore, il quale non pareva sentire il peso della malattia che lo stava deteriorando. Tuttavia si trascinava dietro una gamba pressoché spolpata, da cui fuoriuscivano tibia, perone e parte della rotula. Da quest'ultime pendevano alcuni brandelli di muscoli, anch'essi sporchi di sangue coagulato. Ciò fece quasi vomitare Michael. Era infatti impallidito in modo alquanto preoccupante, ma si era ricacciato la bile in gola prima di poter buttare il pranzo fuori dallo stomaco. Ewan, che si trovava poco più avanti di Michael, gli indicò un palazzo a pochi metri di distanza. Era un'immensa costruzione in vetro e acciaio che si sviluppava soprattutto in altezza ; ciò significava che, essendo tanto grande, sarebbe stato più semplice sbarazzarsi dell'Infetto alle loro spalle. Così i due amici accelerarono ancora, dopodiché fecero il loro ingresso in quella che doveva essere stata la hall dell'edificio e cominciarono a salire le scale. L'Infetto li seguì a ruota, mentre continuava a emettere suoni disumani. Una volta raggiunto il piano superiore, Ewan si affrettò a raccogliere il primo oggetto che gli capitò sottomano - uno strano oggetto ovale e pieno di polvere trovato sul pavimento - e lo scagliò contro l'Infetto. Quest'ultimo fu scaraventato a terra e rotolò giù per un breve tratto della scalinata, ma riuscì ad afferrare il corrimano arrugginito, in modo da potersi rialzare. Ewan e Michael non persero tempo : sfruttarono quei pochi secondi di vantaggio per attraversare la stanza adiacente a quella che avevano appena lasciato, poi si accovacciarono dietro a una vecchia scrivania. Così, trattenendo il respiro, aspettarono.
Il loro inseguitore parve essere più svelto del previsto, infatti entrò nella stessa sala in cui i ragazzi si erano nascosti. Si avvicinò lentamente al mobile dietro cui i due si erano acquattati, calpestando cocci di vetro ad ogni passo. E più l'Infetto avanzava, più Ewan sentiva il cuore salirgli alla gola. L'adrenalina aumentava, il numero di battiti al minuto duplicava, la paura crebbe a tal punto da diventare palpabile... fino a quando non si udì uno sparo e il rumore di un corpo che si accasciava sul pavimento, proprio presso la scrivania. Ewan e Michael osservarono sconvolti il cadavere dell'Infetto sdraiato a terra, con un filo di bava rosata che gli colava dalla bocca e i denti marci ancora digrignati. Un proiettile aveva trapassato il suo cranio, il quale perdeva un'ingente dose di sangue. In breve tempo, una pozza vermiglia iniziò ad espandersi sulle piastrelle.
<< Alzatevi, e tenete le mani bene in vista. >> ordinò una voce femminile con tono minaccioso. I ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso, ancora troppo scossi per capire cosa stesse succedendo, ma obbedirono alla sconosciuta senza opporsi. Era una giovane piuttosto snella ed era affiancata da uno spilungone dalla pelle caucasica. Entrambi indossavano una tuta intera attillata color carbone, abbinata ad una maschera dello stesso colore. Quest'ultima ricordava una maschera antigas e lasciava scoperto il viso dagli occhi in su.
<< Allora, cosa ne facciamo di questi due? >>
<< Mi sembra ovvio, Tom. Li portiamo da Lily e Gray. >>
<< Chi diavolo sono Lily e Gray? >> chiese Michael di punto in bianco.
Gli sconosciuti parvero infastiditi da quella domanda, così tanto che afferrarono i due ragazzi con uno strattone prima di portarli via con sé << Tu e il tuo amico non siete in posizione di fare domande! Ora siete proprietà dei Sopravvissuti, che vi piaccia o no. >>

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