3

75 9 3
                                    

Ewan ed Amber continuavano a correre, sebbene la fatica dovuta alle mansioni svolte cominciasse a farsi sentire: il rumore dell'allarme continuava a riecheggiare fra le mura della struttura, e la luce color cremisi conferiva un'aria ancora più tetra al buio della notte. Come se ciò non fosse abbastanza, i controllori li cercavano disperatamente, ma il caos causato dal risveglio e dalle urla dei lavoratori aveva migliorato un pò la loro situazione. Sembrava quasi che stesse giungendo la fine del mondo e i lavoratori, presi dal panico all'idea di morire, stessero cercando in ogni modo di salvarsi la pelle da un'imminente apocalisse. In teoria, non era un'ipotesi troppo lontana dalla realtà del mondo in cui vivevano, però la circostanza poteva essere definita pressoché comica, in quanto correvano e gridavano senza una meta ben precisa. Inoltre, non avevano la più pallida idea di cosa potessero fare per tornare a una condizione di calma e sicurezza, ecco perché somigliavano a un gruppo di galline fuori controllo, le quali andavano avanti e indietro all'impazzata nel pollaio.
<< Dove stiamo andando?! >> chiese dopo pochi minuti la biondina, affaticata da una corsa che pareva non finire mai. All'inizio Ewan fece finta di non averla sentita, poiché in quel momento voleva solo evitare le guardie, ma poi cambiò idea.
<< Te lo spiego dopo. Tu continua a correre! >>
Amber non ribatté e continuò a seguire Ewan; sapeva che l'allarme stava suonando per via del furto della cartellina, dunque era meglio non farsi beccare e nascondere i documenti da qualche parte. L'importante era che scomparissero dalla circolazione, che nessuno li vedesse o leggesse, altrimenti sarebbero stati beccati ancora prima di poter effettivamente intervenire come volevano.
<< Prendeteli! >>
<< Non devono scappare! >>
I loro inseguitori continuavano a latrare come cani rabbiosi durante una battuta di caccia, ed Ewan fu quasi certo che Michael, chiuso a chiave in camera sua, stesse per avere un infarto. E pensare che non conosceva nemmeno tutti i dettagli riguardanti quella faccenda...
All'improvviso, al ragazzo venne in mente un'idea per andare da Michael senza essere notati. Un'ottima idea.
<< Amber, sai dove cominciano i condotti dell'aria? >>
Lei lo fissò confusa << Sì. Perché? >>
<< Non c'è tempo per spiegare, dimmelo e basta! >> sbottò, mentre la sirena dell'allarme continuava a fare da sottofondo.
<< Cominciano dal piano di sotto, nella mensa, poi attraversano i dormitori, le aree lavorative e le scalinate. Fanno sempre lo stesso percorso in tutti i Settori. >> strillò, con il fine di sovrastare il rumore assordante che le ronzava nelle orecchie. Ewan annuì, dopodiché si diresse verso la mensa in cui aveva cenato poche ore prima. Svoltò svariate volte a destra e un paio a sinistra, destreggiandosi in un'interminabile fuga nel labirinto di corridoi che costituivano il complesso, fino a quando non giunsero di fronte alle porte della sala da pranzo. Nel giro di pochi secondi esse furono spalancate e i due raggiunsero le condutture del Settore Beta, allora lui salì su uno dei numerosi tavoli, per poi scivolare all'interno delle tubature con un salto. Amber fece lo stesso, nonostante fosse piuttosto titubante.
<< Fammi indovinare >> la ragazza parlò di nuovo, proprio quando Ewan iniziò a gattonare nel freddo tunnel di metallo. Faceva freddo lì, ma i rumori parevano essere come isolati da uno sbarramento di notevole robustezza, per fortuna << Dobbiamo strisciare nelle condutture fino al posto in cui si trova il tuo amichetto, dico bene? >>
<< Bingo! >> sussurrò il ragazzo. Amber non poté fare a meno di sospirare, piena di frustrazione: ogni arto del suo corpo doleva per via degli sforzi fisici a cui non era abituata e la testa le pulsava, o forse era solo una sensazione dovuta al panico...
Alla fine, la bionda cercò di non pensarci e scacciò dalla sua mente tutti i pensieri inutili, dopodiché riprese a gattonare.
<< Che c'è, amico? >> Ewan era appena stato richiamato da Michael, ed avanzava tenendo il telefono a fianco dell'orecchio destro.
<< Le guardie. Hanno sentito dei rumori nei condotti dell'aria! >>
<< Dimmi che stai scherzando... >>
Michael scosse la testa << Non sai quanto vorrei che fosse uno scherzo. >>
<< Cavolo! Sai dirmi fra quanto tempo perlustreranno i dormitori? >> il biondo si fermò, in modo che potesse concentrarsi sulla sua conversazione telefonica e riflettere con accuratezza sul da farsi. D'altronde, sarebbe bastata anche l'azione più semplice perché venissero smascherati e fermati, il che avrebbe potuto perfino portarli a essere rinchiusi in prigione, se non addirittura uccisi.
<< Otto minuti e venti secondi a partire da ora. >> rispose l'amico, digitando sul suo computer con una velocità a dir poco sorprendente. Era un asso in informatica e matematica, fatto che si rivelava utile in molte occasioni, soprattutto se si parlava della prima di queste << Probabilmente meno >>
<< D'accordo. È ora di darsi una mossa! >> Ewan annuì più volte, determinato: se lui ed Amber avessero attraversato le condutture scivolando, sarebbero arrivati negli alloggi prima dei controllori, no? E questo sarebbe stato fondamentale per loro, in quanto il tempo si poteva rivelare utile per riuscire a scappare dalle grinfie dei controllori, i quali non si sarebbero per certo fatti alcuno scrupolo.
<< Aspetta, che vuoi fare? >> domandò successivamente Michael, e la sua voglia di proteggere e sorvegliare il compare emerse di nuovo.
Ewan sospirò con un gran sorriso dipinto sul volto << Lo vedrai. >>
<< Cos'hai in mente? >> chiese Amber non appena l'amico ebbe concluso la telefonata. Era consapevole del fatto che lui aveva in mente qualcosa, ma prima di agire voleva sapere cosa avrebbe dovuto fare o, quantomeno, essere sicura che tutto sarebbe andato per il meglio. Non potevano permettersi di compiere azioni eccessivamente azzardate o pericolose, non se ne volevano uscire vivi, e dovevano sfruttare tutti i vantaggi e le occasioni che si potevano presentare per loro.
<< Fai quello che faccio io. >> disse Ewan, dandosi una spinta energica in avanti, grazie alla quale scivolò lungo il condotto grigio metallizzato senza alcuna difficoltà, e finì direttamente nella zona dei dormitori. Amber lo imitò, così da raggiungerlo poco dopo e procedere insieme.
<< E adesso? >>
<< Troviamo Michael. >> mormorò il ragazzo una volta voltatosi verso di lei. Le grida degli impiegati continuavano a rimbombare fra le mura del complesso,e stavolta si potevano udire alla perfezione. Ciò inquietava abbastanza Ewan, che era sempre stato un amante della calma e della tranquillità, che detestava le urla e preferiva di gran lunga un'atmosfera rilassata a una troppo dinamica. Anche da bambino, nessuno aveva mai parlato di lui come un moccioso loquace e scatenato, in quanto gli piaceva sfogliare i libri con le illustrazioni e giocare con le costruzioni. Erano in pochi a fargli compagnia, perché ai maschi piaceva giocare a palla o a nascondino, mentre alle femmine fare i puzzle insieme, pettinare le bambole, giocare a campana...
Amber ansimò per via della stanchezza << D'accordo. Quale stanza? >>
<< 702. >> sussurrò Ewan.
<< Okay. Andiamo! >>
<< Aspetta, aspetta un secondo. Devo chiederti una cosa. >>
<< Cosa? >>Amber si accigliò, dal momento che non si aspettava una tale affermazione. Da una parte, però, sapeva che avrebbe dovuto aspettarselo, visto che non erano di certo migliori amici e lui non poteva leggerle nel pensiero come per magia. Ewan si era infatti posto quella domanda più di una volta nel corso di corso di quella serata, benché dovesse al contempo concentrarsi sulla loro fuga e sull'evitare di farsi prendere.
<< Perché lo stai facendo? Voglio dire...perché mi hai detto quelle cose? Perché hai deciso di andartene via da qui proprio adesso? E perché con me e Michael? >> quando Ewan finì di porle quelle domande lei gli lanciò un'occhiata assente, quasi gelida. In quel momento gli parve che tutte le sue emozioni si fossero volatilizzate di colpo, come l'acqua quando evapora via. Magari si trattava di una domanda scomoda per lei, questo lui poteva capirlo, ma aveva bisogno di certezze a cui aggrapparsi in una situazione del genere e, in particolare, doveva essere certo di potersi fidare di lei. Che senso avrebbe avuto, altrimenti? No, doveva sapere con precisione come stavano le cose per il bene di entrambi, poiché sapeva che diffidare l'uno dell'altra avrebbe potuto portare a risultati che nessuno dei due si augurava.
<< Ho solo aperto gli occhi. >>

REBELLION - Apocalipse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora