Dopo l'accesa discussione avuta con i capi del Bunk, Ewan e Michael erano usciti dal locale in cui era situato il Connecter e avevano fatto conoscenza con Mitchie, una bambina timida e poco loquace. Era esile, gracile, sensibile all'apparenza e, ad occhio e croce, aveva circa dieci o undici anni al massimo. Le era stato affidato il compito di scortare i ragazzi alle loro camere, e lei lo aveva fatto immediatamente, consegnando le chiavi sotto forma di tessera ai loro nuovi proprietari. A quel punto Ewan aveva subito ringraziato la ragazzina con un tenero sorriso, il quale la fece arrossire e mormorare un "prego" a malapena percettibile. Poi tornò sui suoi passi. Ormai soli, Ewan e Michael si erano introdotti nella stanza dove avrebbero soggiornato e realizzarono con sorpresa che era un luogo piccolo, senza alcuna finestra, eppure aveva un'aria piuttosto accogliente. A destra stanziavano due letti a castello le cui lenzuola e coperte erano ripiegate con estrema cura, affiancati da un tavolo e da una panca in metallo. Dalla parte opposta si poteva scorgere una porta con su scritto "bagno" e un armadio vuoto in legno di rovere. Alla vista del talamo, Michael lasciò cadere lo zaino a terra e si fiondò sul morbido materasso in lattice, desiderosi di farsi un riposino dopo tutto quello che avevano passato. L'amico aveva scosso la testa ridendo, dopodiché si era sdraiato esausto sul letto di sopra. Ora, Michael era caduto in un sonno profondo da qualche minuto, mentre Ewan non era ancora riuscito ad addormentarsi nonostante avesse tentato e ritentato. Proprio per questo motivo si mise a riflettere, con la speranza che potesse aiutarlo a dormire. E adesso?; si chiese. Cosa accadrà domani? Nel vedere l'espressione corrucciata, sospettosa, ma allo stesso tempo atterrita di Lily, Ewan non era poi tanto sicuro che si sarebbero fidati di loro. Anzi, era certo che avrebbero verificato l'autenticità e i contenuti dei fascicoli rubati prima di saltare a conclusioni affrettate. Dunque sarebbero stati costretti ad aspettare ancora e a lasciare che il Progetto Omega cominciasse la sua ascesa. Consapevole di non poter facilitare in alcun modo la presa di una decisione, il ragazzo lasciò che la stanchezza lo assalisse e chiuse le palpebre.
* * *
Quella notte era freddo a Berlino, malgrado fosse piena estate, però il piccolo Ewan ignorava completamente il vento gelido che si insinuava sotto la felpa e tenne gli occhi incollati sul cielo notturno. Era da più di mezz'ora che se ne stava lì, immobile, ad osservare le stelle e la candida via Lattea. Di norma sarebbe già andato a letto da ore, tuttavia sua madre gli aveva chiesto di non farlo. Non sapeva perché, né tantomeno per quanto tempo avrebbe dovuto aspettare il suo arrivo, ma non se ne preoccupò. D'altronde, era solo un bambino...
<< Was machst du? >> Cosa fai? La porta si era aperta con un lieve cigolio, in modo che la voce di Karin, la madre di Ewan, potesse essere udita dal figlio di otto anni.
<< Nichts, Mutti. >> rispose Ewan. Non appena si voltò verso la donna poté notare il suo pessimo aspetto : la sua bella chioma corvina era raccolta in una coda di cavallo bassa e disordinata, evidenziando le occhiaie sotto le sue splendide iridi smeraldine. Sebbene stesse sorridendo, pareva distratta, stressata, preoccupata.
<< O.K. Aber...komm mit mir, Ewan. Wir müssen fahren. >> Ok. Ma...vieni con me, Ewan. Dobbiamo andare.
<< Fahren? Wo? >> domandò il bambino. Intanto Karin lo prese in braccio e lo portò al piano di sotto, dove il padre li stava aspettando davanti al portone d'ingresso. Poco più in là una valigia giaceva incustodita sul parquet.
<< Seid ihr fertig? >>
<< Ja. >> Karin raggiunse il marito << Willst du nicht mit uns kommen, Jan? >>
L'uomo scosse la testa più volte << Nein. Du weißt, daß ich nicht kann. >>
<< Du kannst, dagegen. >>
<< Karin, bitte... >>
Lei sospirò, arrendevole << Ich liebe dich. >>
<< Ich auch. >>
La moglie lo abbracciò stretto istintivamente, in modo che lui non potesse vederla piangere, in modo che non potesse vederla così debole. Ti amo. Ecco cosa aveva detto. Quando i due si furono sciolti dall'abbraccio, Karin afferrò la valigia con la mano libera e guardò per un'ultima volta il suo amato << Auf Wiedersehen. >>
<< Auf Wiedersehen. >> ripeté Jan. Una lacrima solcò il volto rotondo, segno che quello era senza dubbio un addio definitivo. Sconvolto e confuso, Ewan iniziò a gridare dalla disperazione << Nein! Nein! Ich will nicht! Nein! >>* * *
<< No! No! >> Ewan si svegliò all'improvviso, e la dura realtà lo colpì come un secchio d'acqua in piena faccia. Per quanto avesse tentato di opporre resistenza, non era più in Germania, non era più a casa. Ancora scosso a causa del brutto sogno, si toccò il viso con entrambe le mani e si rese conto con sorpresa che le sue guance erano umide, bagnate.
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REBELLION - Apocalipse
Science FictionPRIMO VOLUME DELLA SAGA "REBELLION" > - Copertina realizzata da Koaluch Design - È vietato copiare la seguente storia o anche la sola trama e i personaggi © - All rights reserved/Tutti i diritti riservati ©