CAPITOLO 22

239 11 0
                                    

KARA
Sono a lezione. L'ora di biologia passa in un attimo, come tutte le altre ore.
"Kara, Kara. Hey Kara!" urla Zac facendosi strada tra gli alunni.
"Zac!" lo abbraccio.
Perché l'abbraccio? Dio è così muscoloso.
"Wow!" sussurro, palpando la sua spalla.
Kara cosa fai? E perché l'ho abbracciato? In tal caso ha ricambiato l'abbraccio.
"Ti va di pranzare con me?"
Dovrei pranzare con Step, ma fa nulla, tutte andrebbero a pranzare con ragazzo simile ad un vampiro. Adoro.
"Ci vengo volentieri!" sorrido.
"Allora ci incontriamo vicino all'entrata principale della scuola dopo le lezioni!" mi saluta con un bacio sulla guancia.
Non dico di essere una ragazza bassa, ma vicino a questo ragazzo così alto e fisicamente ben messo, sono più bassa di un tappo. Ma che dico, è lui che è troppo alto.
Appena finite le lezioni mi faccio strada tra gli studenti, spingendoli in un modo disumano.
"Hey, ma stai attenta!" urla una ragazza.
Non le do retta continuando a correre.
Merda. Merda. Merda. Merda. Merda. Merda. Merda. Merda.
Step è seduta sulle solite scale di emergenza con la sua solita sigaretta. Ma nulla di grave, spegne la sigaretta risalendo le scale con una mano sull'addome, facendo smorfie di dolore.
Troppo tenera.
"Eccoti, finalmente!" esclama Zac.
Ha una moto. Cristo santo, troppo figo.
"Ciao!" saluto con una mano.
"Dove ti porto?" domanda.
Oddio, sembra la scena di Titanic quando Jack e Rose sono in quella antica macchina. Solo che qui non siamo su una nave che poi affonderà, non c'è nessun Leonardo Di Caprio e non c'è nessun'auto d'epoca.
C'è solo un semplice ragazzo, con una Honda in una semplice città dell'America.
"Allora?" mi scuote dai pensieri.
"Non so, mi va bene tutto!"
Cerco di scacciare quell'immagine di Jack e Rose dalla mente.
Mi porge il casco e mi aiuta a salire sulla moto.
Parte a gran velocità, mi sto cagando sotto.
"Oddio, vai pianooo!" urlo.
Ride. Cazzo ridi? Sono io che mi sto cagando addosso non te. Cristo santo, che matti.
Il vento sulla mia faccia è un qualcosa di splendido, il miei capelli vanno a cazzo scombinandomi l'acconciatura arrangiata poco prima di incontrarci per sembrare minimamente presentabile.
Ci fermiamo davanti ad un immenso palazzo. Scendo dalla moto togliendomi il casco. Preferivo non farlo, dio che capelli orrendi.
Mi sistemo capelli e trucco colato allo specchietto della moto.
Guardo l'insegna di questo immenso palazzo:"El Bufalo".
"È l'unico posto in cui si mangia bene!" sorride, grattandosi il capo dalla vergogna.
Che tenero.
Entriamo e ci accolgono con un sorriso troppo invadente, sembra che tutti abbiano una paralisi.
Ci sendiamo ad un tavolino in culo al mondo, ed iniziamo a sfogliare il menù.
"Cosa prendi?" sussurro.
"Panino, hamburger e patatine" dice, leccandosi i baffi.
"Prendo la stessa cosa!" sorrido.
Alza lo sguardo, i suoi occhi color oro si poggiano piano sul mio viso accennando un sorriso.
Dopo aver rivolto insulti in silenzio al cameriere per aver portato i piatti in ritardo, finalmente ci gustiamo questo favoloso panino.
"Parlami di te, Keira!" addenta il panino.
Tutti mi chiamano Kara, solo questo ragazzo misterioso mi chiama Keira, non capisco il perché... ma mi piace!
Dopo avergli raccontato tutta la mia storia, tralasciando Step... inizia a parlare di lui.
Non ha raccontato granché, solo che ha ventidue anni, si è trasferito molteplici volte ed è nato in Inghilterra. È stato fidanzato una volta, cinque anni, fin quando non ha visto la ragazza a letto con un altro.
È interessante e mi attira molto.
Passano le ore in fretta, d'altronde se stai bene con una persona le ore passano veloci.
"Il conto!" alza la mano al cameriere.
Dopo vari minuti il cameriere si avvicina al nostro tavolo con il conto tra le mani.
"Pago io la mia parte!" sussurro.
"Tieni le mani apposto, pago io" si agita.
Dopo aver discusso su chi doveva pagare il conto, che alla fine ha pagato lui, finalmente usciamo da quel posto.
"Aria!" urlo.
Ride. Ha un sorriso perfetto e quella barba sul viso gli dona.
"Ti dà fastidio se fumo?" chiede con già la sigaretta tra i denti.
"Oh no, fa pure!"
"Vuoi?" mi porge una sigaretta.
"No, non fumo."
Annuisce accendendo la sigaretta.
Tutti i fighi fumano. Però come caccia il fumo dalle labbra Step, nessuno lo sa fare. "Step con la sigaretta tra i denti è più eccitante". Pensa il mio cervello.
Cervello bastaaaa!

STEP
Odio Kara quando fa cambi di programma senza avvertirmi.
Odio me per essermi legata così tanto a lei.
Busso alla porta di Sophia, mi manca la mia amica, non la vedo da tanto.
Sophia subito apre la porta:"tesooooro, eccoti!" mi abbraccia.
Mi lascio cullare dalle braccia magroline di Sophia.
"Come va?" chiedo.
"Oh alla grande. Te?" sorride.
"Mai stata meglio!" mento.
"Hai qualcosa da bere?"
Indica il mini-frigo in stanza senza dire nulla.
Prendo una Corona, stappando il tappo con i denti per poi portarmela subito alle labbra.
La birra è l'alcol che amo più in assoluto.
"Non bevi?" chiedo a Sophia dopo aver quasi finito la birra.
"Oh no, no, no, no!" fa segno di no col dito.
"Oh beh, okay!" sbuffo.
Sophia ogni tanto mi guarda accennando una risatina.
"Devi dirmi qualcosa?" la guardo strana. Lei è strana.
Fa cenno di no con la testa, nascondendosi il viso tra le mani.
Rompe il silenzio che c'è in camera:"okay si, devo dirti una cosa ihih"
Ihih? Cos'è un cavallo?
"Avanti, spara!"
"Ehm... come dirti..ehm. Sono incinta!" parla veloce.
Porco dito, è incinta. Sophia è incinta, ah che bello!
"Congratulazioni tesoro, auguri!" le bacio entrambe le guance.
"Non dirlo a nessuno, mi raccomando!" arrossisce.
Ottimo, sarà la mascotte del gruppetto. Una mini-Sophia con le lentiggini. Che cosa carina.

KARA
Arriviamo al campus. Scendo dalla moto come se fossi in un film, pavoneggiandomi e scuotendo i capelli a destra e a manca. Ma sembro un tricheco strabico con un moscerino nell'occhio.
"Vado a parcheggiare la moto, ci vediamo domani Keira!" mi abbraccia.
"Ciao Zac, sono stata benissimo!" sorrido.
"Anche io!" mi fa l'occhiolino accedendosi la sigaretta che ha tra i denti. Dio, che figo.
Mette in moto e scompare dalla mia vista.
Sono stanca. Ho sonno ed ho appena finito di mangiare ma ho fame comunque.
Entro nella mia stanza, mi spoglio piegando i vestiti con cura e poggiandoli al bordo del mio letto.
Sono le 18.40, un riposino ogni tanto non fa male.
Mi stendo sul mio adorato letto. Ho l'immagine di mio padre che mi accarezza i capelli.
Mi lascio cullare dal quel tocco che oramai mi manca da anni.

LEI O LUI?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora