CAPITOLO 24

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STEP
Sono iniziate le lezioni. Le ore passano in fretta per fortuna. Già è suonata la campanella della quarta ora, ma mi annoio per subire un'altra ora.
Decido di uscire dall'università prima della fine delle lezioni. L'unica cosa bella qui é che puoi andartene quando ti pare e piace.
Esco dall'edificio andando verso la mia auto. C'è Sophia nel cortile seduta a terra, con una enorme tazza in mano.
Ogni volta che fa un sorso la sua faccia entra completamente nella tazza talmente che è grande.
Ha la felpa dell'Università, due o tre taglie in più, con dei jeans neri e converse ai piedi.
"Hey mamma!" sussurro, accennando un sorriso.
È troppo tenera e sarà una madre dolcissima e bravissima.
"Hey Step, si congela eh?"
Infatti ha ragione. Siamo nel mese di ottobre e ventitré giorni su trentuno fa freddo.
"Direi di sì! Cosa ci fai qui da sola?" domando.
Sto per accendermi una sigaretta ma poi mi ricordo di Sophia e del suo bimbo o bimba. Riposo la sigaretta nel pacchetto.
"Mi annoiavo di andare a lezione, così ho deciso di stare un po' qui fuori con il mio solito caffè bollente!" sorride.
"Ti va di venire con me?" chiedo. "Ho bisogno di un appartamento." aggiungo.
"Oh sì, servirebbe anche a me un appartamento!" sbuffa.

Saliamo in aiuto, Sophia trema dal freddo così decido di accendere il riscaldamento.
"Ho un'idea!" urla.
Oramai siamo quasi in città, non è poi tanto lontana dall'Università.
"Avanti, dici!" continuo a guardare la strada.
"Potremmo prenderlo insieme, dato che un'appartamento in queste parti è caro!" sorride.
"Io, te e il tuo pargoletto? Aspetta, ma il tuo lui lo sa?" domando, guardandola negli occhi.
Abbassa lo sguardo:"ehm... no. Non so come dirglielo, a breve partirà per lo stage e se glielo dirò... già so che non ci andrà più."
"Ma sei pazza?! Come puoi... non puoi non dirgli una cosa così bella!" urlo, rigirandomi a guardare la strada.
Sophia cerca di rispondere, almeno cercava. Sento solo un fischio nelle orecchie e vedo sfocato. Sento la testa esplodere.

KARA
È appena suonata la campanella dell'ultima ora.
"dove sei? Ti sto aspettando vicino all'entrata della scuola!"
È un messaggio: Zac.
Mi fiondo lì correndo veloce.
"Hey, eccomi!" dico con l'affanno.
"Ciao!" fa l'occhiolino.
È vestito con una maglia bianca, jeans neri e giubbotto di pelle nero.
Arriviamo vicino la moto. Mi aiuta a salire e mi porge il solito casco.
"McDonald's ti va?" domanda, prima di mettere in moto la sua Honda.
Chiedere se mi va un panino del McDonald's? Siamo seri?
Fa felice una bambina se mi ci porta, è come se mi portasse alle giostre. Ah che bello!
"Certo che mi va!" sorrido.
Mette in moto e partiamo a gran velocità.
Mi mantengo a lui come se me ne stessi quasi per volare, chiudendo forte gli occhi.
Sento il telefono in tasca che continua a vibrare.
Arriviamo in paradiso. Ci sono bambini che giocano vicino alle giostre del McDonald's con madri e padri esauriti.
Batto le mani in aria come una foca saltellando.
"Che bello. Che bello. Che bello!" continuo a saltellare.
Zac mi guarda e scoppia a ridere.
Entriamo, ci avviciniamo alla cassa ed io mi prendo il panino più grande che c'è.
Siamo in cerca di un tavolo libero da ormai ben due minuti, il panino che ho sul vassoio mi sta chiamando.
"Maaaaangiami" dice il panino.
Sento lo stomaco che brontola.
Appena si libera un tavolo, mi fiondo li facendo rimanere una coppia di amiche in piedi con il vassoio in mano.
"Occupato, mi dispiace!" sorrido antipatica.
Mi guardano male.
"Ti piace il panino del McDonald's insomma!" ride Zac, sedendosi difronte a me.
"Oh lo adoro!" dico, con mezzo panino in bocca.
"L'ho notato!" ride più forte che ci guardano tutti.
Finisco il panino in un lampo.
"Come stai comunque?" chiede Zac.
"Ora molto meglio!" dico indicando lo scatolone del panino oramai vuoto. "Tu?" chiedo.
"Alla grande!" fa l'occhiolino.
Mette la sua mano sulla mia, avvicinando il suo volto al mio.
"Mi piaci molto!" sussurra.
Okay, okay, okay. Cosa stai facendo? Non rovinare nulla, aspetta ancora un po'.
"Ottimo direi!" sussurro, leccandomi la salsa dal dito.
Ottimo? Dici sul serio bocca? E cervello da quando hai smesso di pensare?
"Ottimo?" ride.
"Zac, aspettiamo ancora. Okay?" mormoro, abbassando lo sguardo.
Direi che così va bene, amo il mio cervello quando pensa queste cose.
"Oh si,si,si... Meglio aspettare!" dice veloce.
Caccio il telefono dalla felpa per scattare una foto per poi farla vedere a mia madre.
Sblocco il mio Iphone e ci sono sei messaggi e quattro chiamate perse.
Sono di Callie. Cosa vorrà?
Non leggo neanche i messaggi che la richiamo subito.
Risponde dopo neanche due squilli:"Callie, ma che succede?" faccio cenno a Zac di aspettare.
"Kara. Kara è successo... ti spiego dopo, vieni in ospedale!" piange.
"Aspetta, quale?!"
Inizio ad agitarmi, non capisco cosa succede e odio quando non mi dicono le cose.
"Il Mount Sinai Hospital!" stacca la chiamata.
Okay. Non so proprio cosa succede, inizia a salirmi l'ansia.
"Zac, per favore... potresti accompagnarmi?" domando.
"Certo, dove?" inizia ad alzarsi mettendosi il giubbino.
"Al Mount qualcosa. In fretta!" ordino.
"Al Mount Sinai Hospital credo!" ride.

Zac mi lascia fuori all'ospedale, dandomi un bacio sulla fronte.
Chiamo Callie per cercare di capire come muovermi in questo immenso ospedale.
Dopo avermi spiegato tutto finalmente riesco a raggiungerla. Ci sono tutti anche Troian. Tranne Step e Sophia... questo vuol dire che... No!
"Hanno fatto un incidente. Un camion ha perso il controllo scaraventandole per l'aria. La macchina è in mille pezzi..." piange a singhiozzo Callie.
"Chi?! Scaraventate chi?!" urlo.
Chiude gli occhi:" Step e Sophia!"
Dovevo esserci io al posto di Sophia. O meglio... dovevo far rimanere Step con me, invece sono uscita con Zac.
"E? Parla chiaro!" ordino.
"E nulla, i medici non vogliono dirci nulla. La stanza è quella!" indica una porta alle mie spalle.
C'è un piccolo quadrato sulla porta, dove si può vedere all'interno della camera.
Sono entrambe stese sul letto. Hanno un viso sofferente e hanno in dosso il pigiama dell'ospedale.
Metto una mano sulla porta, mi trema il cuore e tutto il corpo.
"Scusa Step!" sussurro, cercando di non farmi sentire dagli altri.
"Allora? Dottore allora? Ci dica qualcosa!" dice Troian al dottore.
"Ragazzi, nulla di grave. La cosa grave è che una delle due ha perso il bambino. Era incinta di un mese." abbassa lo sguardo in aria di sconfitta.
Bambino? Una delle due era incinta? Sono convinta che non era Step quella incinta, no... non era lei. Ne sono sicura.
Gli altri chiacchierano tra loro, ma il mio pensiero è rivolto solo verso Step.
Chissà se sta soffrendo. Il solo pensiero mi fa male al cuore.
Alcuni dottori corrono nella stanza proprio di Step e Sophia.
Step perde sangue.
Un medico esce dalla stanza:"qualcuno sa perché una paziente... ehm Stephany Adams, si... porta segni di violenza sul corpo?" non risponde nessuno.
Non dico nulla, so che a Step darebbe fastidio.
"Il padre. Il padre di Stephany..." mi esce dalla bocca.
Porca puttana, bocca e cervello ancora devono fare pace.
Annuisce, scrive qualcosa sulla cartella ed entra in stanza.
Step oramai è fuori pericolo. I medici in questo ospedale sono bravi e impeccabili.
Sono rimasta da sola, se ne sono andati tutti da un bel po'.
Rimango seduta sui divani aspettando qualche buona notizia dai medici.

"Signorina, vada a casa. La chiameremo non appena si prenderanno." mi dice una dottoressa.
Faccio cenno di no con la testa. Rimanendo seduta comunque sulle poltroncine. Decido di addormentarmi li... sono più vicina a Step.

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