Capitolo 23

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Mi sveglio con la testa sopra la spalla di Ignazio, che dorme. Ha le braccia incrociate e il capo all'in giù. Mi passo le mani sotto le lenti e mi guardo intorno.

L'odore pungente del disinfettante e della varechina mi fa storcere il naso mentre mi stiracchio un po'.

Scatto in piedi quando vedo avvicinarsi un dottore.

《 I signori...》

《 Barone e Boschetto 》dico ingoiando il groppo alla gola.

Aggrotta la fronte mentre scruta una cartella 《 Non c'è nessun parente della signorina Arcangeli ? 》

《 Io, sono il compagno 》

《 Oh, beh... la ragazza ha subito un impatto di dimensioni notevoli...l'abbiamo operata d'urgenza, le si era quasi bucato un polmone...》alza un attimo lo sguardo prima di continuare 《 E poi ha perso molto sangue. Le abbiamo fatto una trasfusione e per ora è in coma farmacologico. Purtroppo non sappiamo quando o se...》

《 No ! Si sveglierà ! Lei deve svegliarsi 》dico stringendo i pugni e cacciando indietro le lacrime《 Lei è forte, lei deve farcela 》

《 Mi dispiace, ma non posso garantirle nulla 》

《 Posso...posso vederla ? 》

《 Certo. Stanza 264, secondo piano, ultima porta a destra 》 risponde allontanandosi.

《 Ignazio, svegliati 》lo scrollo un po' e lui sobbalza.

《 Eh, cosa ? Come...oh Piero sei tu...》si passa una mano davanti gli occhi prima di scattare in piedi e aggrapparsi alle mie spalle 《 Come sta Giulia ! Che cos'ha ! 》

《 Come hai detto, è in come farmacologico. Possiamo andare a vederla, ma il dottore non sa se...》

《 Ce la farà. Lei deve farcela 》dice, con la stessa grinta con cui io l'ho detto al dottore.

《 Vuoi venire con me ? 》

《 No, vai. Non penso di riuscire a reggere. L'ho vista subito dopo lo scontro e...》gli poggio la mano sulla spalla e gli sorrido

《 Ho capito. Se ci sono novità ti aggiorno 》dico salendo le scale e imboccando il corridoio bianco. Arrivo davanti la porta e dopo un momento di indecisione apro la porta.

È lì, stesa sul letto con una maschera per l'ossigeno e molti tubi. Mi metto vicino a lei e la osservo.

È pallida, sembra un cadavere. Alcune ciocche sono incollate al viso e ha gli occhi chiusi. I boccoli sono sparsi sul cuscino, quasi a creare un'aureola. La guancia destra è violacea. Per colpa mia. È la guancia che le ho schiaffeggiato. Un taglio piuttosto sottile ma profondo le segna lo zigomo.

Poggio la mano sulla sua. Fredda e con un ago per la flebo infilato lì per poterle dare non so quali farmaci.

Lì vedo i segni sulla sua pelle, li vedo i segni scarlatti che la recidono.

《 Mi dispiace 》bisbiglio accarezzole il livido con la mano libera 《 Mi dispiace davvero...se ti avessi dato ascolto ora non saresti qui...io non starei correndo il rischio di perderti...》continuo accarezzandole il dorso della mano.

《 Sei libera di picchiarmi, urlarmi contro che mi odi...che non mi ami...però ti prego...ti prego, parlami. Voglio sentire la tua voce troppo alta, voglio prenderti in giro per il tuo stranissimo accento, voglio i tuoi baci che sanno sempre di menta, voglio far intrecciare le nostre dita per camminare sul lungo mare, voglio suonare il pianoforte mentre te stai sul divano, voglio leggere tutti i tuoi libri con te, voglio accarezzarti continuamente i capelli, io voglio solo averti al mio fianco. Voglio semplicemente stare con te. 》singhiozzo ora che le emozioni hanno preso il sopravvento.

Non posso pensare la mia vita senza di lei, non ci riesco. Sarebbe impossibile andare avanti.

《 Giulia, amore mio, io non voglio vedere il mondo senza noi due. Ho provato a immaginarlo e per un istante i miei occhi hanno visto un mondo grigio e spento. 》

Non risponde.

Sto lì fino alle 17:00, poi devo per forza andarmene. L'orario di visite è finito.

《 Tornerò domani, tu resisti. 》le lascio un bacio sulla fronte ed esco per tornare a casa.

Quando rientro mi guardo intorno. Vedo solo noi due in tutto quello che mi circonda.

Sul divano vedo io e lei che ci uccidiamo di lotta con il solletico per poi finire con il fare l'amore. Sul tappeto io e lei che balliamo su Just Dance.

In cucina noi due che proviamo a preparare qualcosa mentre lei guarda i talk show dicendo sempre la risposta corretta.

In camera lei che mi abbraccia e si accoccola a me, io che la faccio diventare a tutti gli effetti la mia donna. E alla fine vedo noi ad Halloween e la litigata. Rivedo come in un film dell'orrore io che le alzo contro le mani, lei che piange spaventata e infine l'ospedale.

Sento gli occhi inumidirsi, ma non lascio cadere nessuna lacrima. Non lo vorrebbe, la farei preoccupare. E io odio farla preoccupare più del dovuto.

Mi sdraio sul letto e lascio svuotare la mente. Non penso a niente e mi addormento con la paura nel cuore e le guance bagnate.


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