Capitolo 25

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È ormai passato un mese dall'incidente e a quanto pare per Giulia non c'è possibilità di ripresa. Sto valutando l'idea di staccarle la spina e porgere fine alle sue sofferenze.

Lei almeno non avrebbe più aghi sotto pelle, non avrebbe più maschere per l'ossigeno, non starebbe lì al buio.

Ma io ?

Io ne sarei felice ?

Non del tutto.

Ecco la risposta.

Non del tutto.

Io starei male, perché avrei la certezza assoluta che lei non sarà più nella mia vita. Ma d'altra parte, lei starebbe finalmente in pace.

《 Che devo fare...》la mia voce è impercettibile persino a me.

Sono seduto sul nostro letto. Sfioro con la punta delle dita il lenzuolo.

Ne ho parlato anche con i suoi genitori.

Vogliono aspettare.

Sanno quanto me, se non di più, che è impossibile che apra gli occhi.

Sanno anche che però è impossibile rinunciare del tutto a una persona che si ama e quindi la sua sola presenza, anche se quasi del tutto inesistente, ci rende un minimo felici.

Apro il portatile e lo poggio sulle gambe, che ho incrociato. Come faceva sempre lei.

Fisso la schermata e quando su carica apro una cartella, una cartella piena di nostre foto.

La prima è quella che mi piace di più.

Siamo a tavola, al compleanno di un mio amico. Le ho spalmato la panna in faccia mentre lei rideva talmente forte che temevo avesse un attacco cardiaco.

Scrollo la testa e spengo tutto. Oggi è il giorno in cui decreterò il destino di Giulia.

Ho paura di sbagliare e di fare una cazzata imperdonabile e irrimediabile.

Mi massaggio la testa per cercare di farci ordine e alleviare la morsa che sembra volermi spezzare il cranio.

Quel pomeriggio

Sono venuto in ospedale con circa due, facciamo tre ore di anticipo.

Sembra che questo posto assorba la felicità e le speranze delle persone.

Lungo il corridoio si alternano infermieri, dottori che corrono tenendo strette le cartelle cliniche, ragazzi che vanno a trovare un parente o un amico, mariti che vanno a vedere le condizioni delle loro compagne di vita che hanno appena messo al mondo un figlio.

Un figlio.

Mi sarebbe piaciuto avere un figlio con Giulia, un piccolo scalmanato che corre per casa scalzo ( come la madre, che certe volte penso di stare con Pocahontas ) e che fa innamorare la sua mamma di continuo. O una figlia, una piccola principessa che amerei come non ho nai amato niente e nessuno.

Cose da tutti insomma, un sogno comune.

Il dottore si avvicina, è giunto il momento.

Mi alzo e faccio scontrare i nostri occhi.

I miei lucidi, lo sento. Spenti, morti.

I suoi normali, come se ci fosse abituato.

Immagino sia così.

Entriamo e la scena è la stessa.

Da un mese.

Sembra la scena di un film quando è in pausa.

La guardo un'ultima volta.

Sempre bella.

Bellissima.

I capelli mossi che sembrano inconorarla. Le palpebre abbassate che nascondono due pozzi, ma non per questo inquietanti o cattivi, no. Due pozzi con in fondo una luce. E poi lei. Tutto di lei.

Emetto un sospiro e poggio la mano sulla spina, pronto a tirarla via.





Giulia

Non so esattamente quanto tempo sia passato dalla prima volta che Piero è venuto qui, però ha mantenuto la promessa. È venuto ogni singolo giorno e parlava sempre.

Ha anche portato il mio libro preferito e ha letto parecchi capitoli.
Sento la porta aprirsi, accompagnata dai passi trascinati del dottore e quelli di Piero.

Possibile che riesca a essere perfetto pure nel poggiare i piedi al suolo ?

Sì, è possibile.

La sua mano mi accarezza dolcemente la guancia, ma non è come le altre volte. È fredda e sembra non voler avere troppo contatto. 

Singhiozza. Singhiozza molto.

Perché ?

Magari si è stufato...

Senza magari. Si È stufato.

Grazie coscienza.

Vedi le cose come stanno, lui non ti vuole più. Si è stufato, è un mese che perde tempo con te, ammettilo. Lo stai facendo soffrire come un animale, lo sai benissimo. Sta male per colpa del tuo essere infantile.

Non sono infantile...

Sei scappata quando lui ti ha chiesto scusa.

Avevo paura.

Che bella stronzata. Lo sai che non è vero, lo sai che se sei qui è solo per colpa tua. Sei scappata dai problemi e ora lui si sente un mostro.

Non posso obiettare.

Comprendo il fatto che voglia liberarsi di me.

Ha ragione a volerlo.

Arrenditi.

...non sarebbe giusto.

Per te. Per lui ?

Per lui sarebbe meglio se sparissi dalla faccia della Terra.

Appunto.

Stupida coscienza.

Sento che la sua mano si sposta sulla presa di corrente della macchina.

Avrei voluto un altro finale, ma a quanto pare deve andare così.

Mi abbandono a me, pronta a rinuncia per sempre a Piero, quando però...

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