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Veronica
-Allora, da dove vieni?-sbotto io cercando di rompere l'imbarazzante silenzio che si era creato.
-Io sono italo-americano. Mio padre è di Boston. Quest'anno la mia nonna italiana, la madre di mia madre, si è trasferita in una casa di cura, lasciando vuota la sua abitazione qui. Ormai sono cinque anni che stiamo in Italia senza tornare in America e perciò io e Cassidy ne abbiamo approfittato per stare per un po' a due passi dal mare.
-Beati voi. Siete soli?
-Intendi dire senza genitori?
-Si.
-Mio padre è tornato in America un po' di tempo fa. Mia madre è in Italia, ma non qui. È una lunga storia. Comunque ormai io ho 18 anni, Cassidy 22, siamo abbastanza grandi da badare a noi stessi.
-Bene. Ne sono felice. -gli sorrido anche se in realtà lo vorrei riempire di domande. Sono molto curiosa in generale, ma la sua storia, in particolare, mi attira e ne sono stranamente affascinata.
-Tu?-chiede distraendomi così dai miei pensieri. Probabilmente starà pensando che sono strana o pazza. Forse ha ragione e tutti i buoni motivi per farlo. O forse penserà solamente di parlare con una ragazza perennemente fra le nuvole.
-Sono una studentessa, nata e cresciuta in Italia. -inizio cercando di far almeno sembrare emozionante la mia storia alquanto banale.
'Arduo, eh?!'
-Vivo con mia madre e mio fratello, mio padre ci ha lasciati sei anni fa... È stato molto difficile, ma ora sto bene e anche mia madre sembrerebbe essersi ripresa. -continuo. È molto tempo che non parlo così della mia famiglia. Mi sembra di essere tornata alle elementari e al tema: 'la mia famiglia'
Riprendo fiato, come se ne avessi bisogno, e rinizio a parlare
-Sono andata poche volte fuori dall'Italia. Sarà strano, ma il Paese che ho visitato di più è l'Australia. Là vive mia zia Caterina, la sorella di mia madre, con tutta la sua famiglia, ovvero suo marito Matthew e sua figlia Summer. Mi piace moltissimo. Sono anche brava in inglese, ma la prof mi odia e non mi dà mai più di otto.-dico sorridendo l'ultima parte. In verità stavo quasi per ridere solo al pensiero di quello che ho passato a causa della prof di inglese.
-Mi dispiace per tuo padre. Sinceramente.
-È la vita. Eravamo beh...e poi è successo. Insomma, io...ehm...È stato tutto così veloce e... -mi blocco. Non riesco a continuare. Mi sembra di aver perso la facoltà di parlare. Non voglio piangere, davanti a lui, adesso. Anche se non ho nessun problema a mostrare le mie emozioni, questo non mi pare né il momento né il luogo. Faccio finta di essere forte, ma in realtà dentro sono tutt'altro. Mi sento così piccola e fragile, esposta e vulnerabile come se in realtà non valessi niente. E questo non fa che aumentare la mia voglia di piangere e di sfogarmi. Ma perché dovevamo parlarne ora? Qui? Come siamo arrivati a questo discorso? E perché lui ha il tatto di un elefante?  Forse non è il ragazzo simpatico ed intelligente che credevo... Forse con lui era meglio mettersi a parlare del mare, o del sole, di quello che abbiamo mangiato a pranzo o di quello che faremo domani; tutto sarebbe stato meglio di questo.
Jason si avvicina, avvolgendomi in un caldo abbraccio, confortante, ma non magico come quelli di Alex. Tuttavia, in questo momento, un abbraccio è forse l'unica cosa di cui ho bisogno. Ma non da lui, non il suo e perciò faccio per dimenarmi, o almeno, ci provo.

-Toglile le mani di dosso. Allontanati.
Urla così una voce maschile proveniente da dietro di me. Non una voce qualunque, ma la sua voce. La voce di Alex.
Jason fa subito come dice, allontanandosi da me alzando le mani in alto in segno di resa. In seguito lancia un'occhiataccia ad Alex. E anche io, una volta capita e compresa almeno parzialmente la situazione, gli lancio un'occhiata, sia arrabbiata che interrogativa, sorpresa di vederlo qui.
-Non le stavo facendo niente. -dice mettendosi le mani in tasca e sbuffando, prima di ridere come uno scemo.
-Sparisci. -sputa Alex.
-Calmo amico. Rimane la tua ragazza, tranquillo. -prova Jason a tranquillizzarlo.
Si allontana da noi. Il tono calmo e sincero che ha usato sembra aver calmato Alex. Quest'ultimo rimane davanti a me, mentre l'altro raggiunge le ragazze appena tornate, mettendo un braccio attorno alle spalle di Rose, il che la fa sussultare e poi sorridere. Sarebbero carini insieme...
Comunque, tornando al ragazzo dagli occhi color nocciola, sbaglio o quest'ultimo ha appena avuto un attacco di gelosia? E perché è qui? La cosa è alquanto sospetta.
-Che ci fai qui? Mi segui?-Dico con tono  irritato.
-No, non pensare che ti stolkerizzi. Rilassarti, non farei mai niente che ti possa dare fastidio.
-Allora perché sei qui?-sputo acida.
-Un amico ha avuto un incidente. Stavo andando in ospedale. Non mi aspettavo di vederti al bordo della strada ad abbracciare Jason. Mi sono fermato perché ero...-dice l'ultimo pezzo trattenendo la rabbia, cercando di apparire calmo e felice come sempre.
-Geloso?
Tace. Colpito e affondato. Ahah. Se prima ero irritata adesso sono tipo aww, tenero.
Rimane come pietrificato davanti a me. Gli passo una mano davanti agli occhi, per una volta non sono io quella incantata. 
-OoO?! Non stavi andando in ospedale?!
-Già, si, giusto.
-Chi ha avuto l'incidente?
-Il fratello di Wanda, Mattia. È caduto dalla moto, non so i dettagli dell'accaduto. È con Wanda. Lei mi ha chiamato. Ieri ho provato a contattarlo per sistemare una certa faccenda. Non ha risposto. Oggi poi una telefonata da Wanda: mi dice che ieri pomeriggio è successo un incidente quando la stava venendo a prendere in spiaggia.
Lei non la posso vedere, ma lui resta un amico.
-Che aspetti?! Vai, presto!
-Vado vado.
Lo guardo mentre si avvicina nuovamente alla sua auto rossa. Il suo passo é incerto e lento.
-Alex!-urlo io. Non so neanche il perché ma sento che è la cosa giusta. Lo vedo scosso, non so se solo per questo o se c'è dell'altro sotto, ma non voglio lasciarlo solo.
-Po-posso venire con te?
-Non sei impegnata?-dice lui diventando improvvisamente felice ed indicando il gruppo formato dai miei amici.
-Oh...Ci metto un attimo. Vedrai che loro capiranno.

Infatti capiscono. Insistono che io vada con lui e sono strafelice di farlo. Anche se so già che dopo dovrò affrontare un super interrogatorio.
Saliamo in auto. Sono con Alex, sola, di nuovo ed è indescrivibile quanto questo mi piaccia.
Velocemente andiamo all'ospedale vicino.

***
Raggiungiamo la sua stanza. Ad accoglierci c'è quella vipera di Wanda...


Ehi
Come va?
Probabilmente ci sono errori nel capitolo...perdonatemi, l'ho scritto di fretta. Cercherò di correggerli il prima possibile. Comunque, spero che vi sia piaciuto. Anche se è un po' noioso. In effetti, questo è quello che si definisce "capitolo di passaggio".
Un bacio e alla prossima.

Dicono...l'amore non ha età [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora