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«Come vi sentite comandante?»
Oscar si avvicinò lentamente al divano dov'era seduta la contessa de Beauharnais.
«Molto meglio madame... La... La ringrazio»
«Prego... Mi faccia compagnia»
Oscar si sedette nel piccolo divano bianco.
La stanza era ampia, le pareti erano chiare, ricoperti da numerosi quadri. C'era un clavicembalo, vicino la vetrata principale.
Oscar osservava la camera con discrezione.
«Madame la ringrazio moltissimo per la vostra ospitalità...»
«Oh... È un piacere per noi avervi qui...»
Una cameriera entrò, poggiando un vassoio con il the caldo, accomoagnato con alcuni pasticcini.
«Maman! Maman!»
Un bambino entrò correndo nella stanza, buttandosi tra le dolci braccia della donna.
Oscar sentì quasi un dolore al petto, lei non aveva mai avuto l'affetto della madre, le era stato negato.
Abbassò lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime.
«Cosa succede mio caro Adrien?»
La donna le accarezzava il viso, mentre il bambino sorrideva stringendosi a lei.
«Vi voglio bene maman!»
«Anch'io mio piccolo... Ora però vieni qui, devo presentarti una persona»
«Si!»
Il bambino la guardò con uno sguardo tra il curioso e affascinato.
«Chi sei?»
«I-Io...»
«Lei è Oscar Françoise de Jarjayes...»
Disse il conte, entrando maestosamente nella stanza.
L'uomo poggiò le mani sulle spalle della donna, facendola sussultare.
Si allontanò subito da lui, come se si fosse bruciata.
«È stato un piacere poter fare la vostra conoscenza... Ma io non...»
«Voi rimarrete qui... Ho bisogno di voi»
Il suo viso non lasciava trapelare alcuna emozione.
«Devo andare»
Si allontanò da lui velocemente.
«De Jarjayes!»
Oscar impallidì all'improvviso, arrestando la sua corsa verso la porta.
Si accasciò a terra, tremando.

///@///

"Questa collana..."
André faceva dondolare la collana tra le mani, sul suo viso.
Era stanco, ma non aveva chiuso occhio tutta la notte.
"L'hanno rapita? No... Non può essere..."
Era il suo, ne era certo.
Lo aveva scelto con cura, non poteva averlo scambiato con un altro.
Si alzò velocemente dal letto, tenendo la testa tra le mani.
«André? È arrivato La Fayette...»
L'uomo uscì dalla stanza, trovando Rosalie e gli altri ad aspettarlo.
«È un piacere fare conoscenza con l'uomo che ha guidato i francesi nell'assalto della Bastiglia...»
«Non ho fatto niente per meritarmi questa lode»
André si avvicinò lentamente al tavolo dove erano seduti Bernard, Alain e La Fayette.
Il suo tono era freddo, il suo sguardo duro.
"Non l'ho mai sentito parlare in questo modo..."
«Invece è una lode meritata e sono qui per parlarvi»
«Vi ascolto»
Marie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier, Marchese de La Fayette, era un uomo non molto alto, la sua corporatura era magra e il suo aspetto ben curato.
I capelli scuri erano legati sulla nuca da un fiocco scuro, gli abiti eleganti da perfetto generale delle forze armate parigine.
«Il motivo per cui sono qui è molto semplice... Sto raggruppando una milizia di parigini per eliminare qualsiasi rivolta anti rivoluzionaria... Sei con noi?»
Era andato dritto al sodo, senza alcun giro di parole.
André sorrise leggermente.
«Perché proprio me?»
«Perche siete un abile soldato»
«La mia vista non è delle migliori, sarei solo d'intralcio»
«Affatto»
Scosse la testa, non si sarebbe unito ad un altro reggime.
«Ho cose più importanti da fare»
«E quali, se posso, più importanti della rivoluzione?»
«Le persone sono più importanti della rivoluzione»
Detto questo, uscì dall'appartamento, incamminandosi verso il centro della città.

///@///

Oscar si era alzata dal letto, la testa le girava tremendamente.
"Devo trovare il modo per andarmene... Non posso rimanere qui!"
Si alzò lentamente, poggiandosi al muro poco distante.
«Dove pensate di andare?»
Si voltò di scatto; il conte la stava scrutando, poggiato al muro alle sue spalle.
«Lontano da voi»
L'uomo sorrise, senza abbassare lo sguardo.
«Ribelle... Ora capisco tutto»
«Lasciatemi andare»
«Non posso... Ho bisogno di voi, della vostra abilità»
«Non vi aiuterò»
«Certo che lo farete... Sapete... La mia villa non dista molto da quella dei Jarjayes...»
Oscar rabbrividì, si poggiò al muro per non cadere.
«Ancora non vi ho ringraziato per avermi salvato...»
«Non dovete ringraziare me»
«Dove mi avete trovato?»
Il suo sguardo si era abbassato, non ricordava molto di quel giorno.
«Eravate sdraiata a terra sanguinante, poco lontano dalla piazza principale»
«Ah...»
Calò il silenzio tra di loro, il conte non si era mosso di un centimetro, Oscar lo fissava di nascosto.
"Vi ho già visto da qualche parte... Ma dove...?Dove...?"
Poi un lampo.
«V-Voi... Eravate un deputato della nobiltà agli stati generali...»
«Avete una memoria di ferro»
«Non dimentico facilmente»
«Buon per voi»
Il conte si allontanò dalla stanza, lasciandola con un pessimo presentimento.

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