LIV

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Era notte fonda, Oscar dormiva beatamente, rannicchiata vicino al fianco dell'uomo.

André le accarezzò lentamente a guancia, spostando le ciocche di capelli che le nascondevano il viso.

«Uhm...»

La donna si mosse, stringendosi di più al compagno, cingendogli la vita con un braccio.

André sorrise, si girò verso di lei e la strinse a sé, accarezzandole il capo.

«Alexandre...»

L'uomo sospirò rammaricato, baciandole il capo.

Ormai era passato un mese dalla sua condanna, non si poteva fare più niente.

Oscar si era chiusa in sé stessa, parlava poco ed era diventata sfuggente con lui, solo con lui.

Quando veniva a trovarli Rosalie, Bernard o Kilian era sorridente, raggiante, ma appena si trovavano da soli tutta quell'allegria scompariva.

Sentì la sua stretta farsi più forte.

All'improvviso Juliette iniziò a piangere disperata, Oscar sussultò, girandosi verso la culla della piccola.

«Non preoccuparti, vado io»

«André...»

L'uomo si alzo dal letto pigramente per poi avvicinarsi alla culla.

«Juliette... ciao piccolina... Non piangere, c'è il tuo papà con te, non preoccuparti»

Prese la bambina tra le braccia, la cullò dolcemente, sussurrandole una piccola ninna nanna e la vide calmarsi.

La bambina poggiò la mano sulle labbra del padre, sbadigliando teneramente.

«André...»

Oscar si alzò dal letto, avvicinandosi ad André, poggiò la guancia sulla sua spalla e guardò la bambina addormentarsi.

«Perché ti sei alzata? Sì è addormentata... »

«Mi piace vederla tra le tue braccia... Sei un padre meraviglioso»

André le sorrise, poggiò la piccola nella culla e si voltò a guardarla.

Sorrideva teneramente guardando la figlia, sentì la stretta intorno al braccio farsi più forte.

«Ho fatto un sogno strano, André»

«Davvero? Vuoi parlarne?»

Oscar alzò le spalle, si allontanò da lui e si stese di nuovo sul letto, sistemandosi sotto le coperte.

André la seguì, si sedette sul bordo del letto, accanto a lei.

«Dimmi, cosa ti tormenta? Stai pensando ancora a lui...?»

Oscar lo guardò, poggiando le dita sulle sue labbra come aveva fatto la piccola Juliette poco prima.

Si alzò a sedere, accarezzandogli il viso e i capelli.

«Mi duole ammetterlo ma sì... Stavo pensando a lui... André mi spiace...»

«E perché? Non mi da fastidio, certo la cosa non mi fa saltare dalla gioia ma... Lo accetto, ti ha aiutato molto e gli sono grato. Non... sentirti in colpa... Dimmi, cosa hai sognato?»

André le sorrise dolcemente, baciandole le dita ancora poggiate sulle labbra senza smettere di guardarla.

«Ero in una stanza bianca, all'improvviso è comparso lui, con la sua impeccabile divisa militare, che sorrideva... Ha ripetuto un paio di volte "Andrà tutto bene, non preoccuparti"»

Insieme per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora