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Oscar era nella camera del piccolo Beauharnais, stavano passando un po' di tempo insieme.
Si era legata molto a quel bambino, era molto dolce e anche intelligente.
Aveva gli stessi occhi del padre, alcuni lineamenti della madre.
«Mi stai ascoltando?»
«Scusami tanto Adrien, cosa stavi dicendo?»
Accarezzò i riccioli scuri, mentre lo sentiva ridacchiare.
«Voi avete mai suonato uno strumento?»
«Si, il violino. Come mai questa domanda?»
«Così... Mia madre suona il clavicembalo...»
«Davvero?»
«Si! È bravissima!»
Oscar gli sorrise, mentre controllava il suo operato.
Aveva appena finito di studiare e si stavano rilassando quando sentirono delle urla.
«Oh...»
Oscar si girò verso Adrien, sfiorandogli la guancia paffuta col la mano.
«Ultimamente litigano sempre... Non so perché... Forse... Non si vogliono più bene...?»
I suoi occhi si riempirono di lacrime, Oscar lo strinse tra le sue braccia cullandolo.
«Perché mio padre non vuole più bene a mia madre?»
«Tuo padre le vuole bene, non piangere. Capita che alcune volte...»
«Litigano sempre però...!»
La voce del piccolo era rotta dal pianto, era disperato.
Oscar gli accarezzava lentamente la schiena.
«Calmati Adrien... Calmati...»
La testa del piccolo si poggiò sulla sua spalla, smettendo di piangere.
«Vuoi essere tu la mia mamma?»
«Adrien io...»
«Per favore...»
«La mia mamma non mi vuole bene, tu invece si»
«Tua madre ti vuole bene, ogni madre vuole bene al proprio figlio»
«La mia no»
«Non dire queste cose...»
Rimasero in silenzio un po', Adrien giocava con i ricci di Oscar, tirandoli alcune volte.
«Mi suoni qualcosa con il violino...?»
La sua voce era bassa, la fissava interrogativo con i suoi occhioni verdi.
«Come vuoi...»
Fece stendere Adrien sul suo letto, prendendo il suo violino.
Poggiò il mento sullo strumento iniziando a muovere le dita e l'archetto.
Il suono del violino riempì la villa in un attimo.
Oscar sfiorava delicatamente le corde, faceva volare l'archetto nell'aria.
I suoi movimenti erano delicati, naturali. Come se lei e il violino fossero un'unica realtà.
Adrien la ammirava rapito, con la bocca socchiusa.
Sentirono la porta aprirsi ma Oscar non si girò, era immersa nei suoi pensieri.
Pensava a lui, all'ultima volta che aveva toccato uno strumento e a quello che era successo dopo...
Sentì le lacrime bagnarle gli occhi, le gambe tremare...
"André..."
Oscar tremava, quella distanza la stava distruggendo.
Aveva bisogno di lui, voleva sentire la sua voce, la sua risata, voleva vedere il suo volto, voleva... Lui.
Solamente lui.
Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime.
Perché era qui?
Perché non era con lui?
"Sembra che il mio mondo stia crollando su di me..."
Appena finì la composizione sentì gli applausi di Adrien e della servitù riempire la camera.
«Sei bravissima!»
Oscar sorrise leggermente, asciugando le lacrime che erano scese, senza che lei potesse fermarle.
«Hai un grande talento»
Girò lentamente il volto, notando il conte fissarla.
«G-Grazie...»
Oscar posò il violino nella sua custodia, tornando nella sua camera.
Aveva appena varcatola soglia quando sentì qualcuno fermarla.
«Lo troverò, te l'ho promesso»
Oscar sussultò, irrigendosi.

///@///

Appena sentì la porta chiudere alle sue spalle, liberò le lacrime.
Sentì tutto il dolore scendere con loro.
"Il mio... André..."
Scivolò contro la porta, tremando.
"Dove sei?"
Poggiò la testa tra le mani, stringendo i denti per nom urlare.
Sentiva un vuoto divorarla.
"A-A... An..."
Si era buttata sul letto, stringendo le lenzuola tra i denti, tra le mani.
"Perché?! Perché? Per... Ché...?"
Era disperata, come poteva vivere così?
Lo aveva appena ritrovato, aveva appena scoperto l'amore... Lei voleva solo essere felice...
"Io... Volevo solo vivere con te.. Sposarci... Avere una famiglia..."
Si girò, guardando il soffitto ed istitivamente portò una mano sul ventre.
"Un... Bambino...? Mio e... Suo?"
Beh... Perché no? Un bambino nato dall'amore di due persone, da portare nel ventre per nove mesi, amare ogni giorno di più...
"«Vuoi essere la mia mamma?»"
Si alzò lentamente dal letto, asciugando le ultime lacrime rimaste sulla pelle.
Si avvicinò allo specchio.
"Vorrei un bambino... Il mio bambino"
Sorrise al pensiero.
Non si immaginava con il pancione, però le sarebbe piaciuto moltissimo.
Aprì la camicia leggermente lasciando scoperta la pancia.
"Oscar non farti illusioni... Non... Farlo... Non p... Pian... No..."
Portò la mano alle labbra, sorridendo nonostante le lacrime.
"Oh... André... Andre..."
Si sedette sul letto lentamente, per poi sdraiarsi.

///@///

«Devo andare, tornerò tra qualche ora»
«Dove?»
Chiese Alexandre, continuando a fissare il documento che aveva davanti.
«A casa di mia cugina, mi ha invitato per prendete un the»
«Viene con te Adrien?»
«No»
Firmò il foglio velocemente e si alzò, mettendosi davanti alla donna.
«Cosa vuoi ora?»
La fissò per qualche istante ma non disse nulla. Sentì il suo profumo di rosa, quello che usava solo per eventi speciali, indossava un abito sontuoso e scollato e notò che i gioielli erano gli stessi che usò nel giorno del loro matrimonio.
"L'amante... Ovviamente"
«Nulla, vai e divertiti»
La donna alzò le spalle e gli sorrise, per poi andarsene.

///@///

«È permesso?»
«Si»
Oscar entrò nello studio lentamente, seguita da Adrien.
«Cosa c'è?»
«C'è qualcuno che vuole parlarti, nel salone»
«Chi?»
«Non lo so, ha detto che era importante»
L'uomo si alzò e si avviò verso il salone, sfiordando la spalla di Oscar.
«Chissà quanto tempo ci vorra!»
Disse Adrien fissando l'immensa libreria nell'ufficio del conte.
«Delle ore, suppongo»
Infatti, la loro conversazione durò diverse ore.
Appena si liberò, l'uomo si recò di nuovo nello studio ma si fermò a metà strada.
C'erano Oscar e Adrien che stavano giocando allegramente.
Non poteva non notare che Oscar era stata una benedizione per Adrien.
Da quando sua sorella se n'era andata nel convento per una migliore educazione, era rimasto solo.
Ora lo vedeva ridere e scherzare ed era felice.
All'improvviso sentì le forze venirgli meno, si poggiò alla colonna respirando affannosamente.
Oscar lo vide, si allontanò da Adrien con una scusa e si avvicinò all'uomo.
Era pallido in volto e sudava freddo.
"In casa non c'è nessuno... Posso andare"
Cercò di allontanarsi ma l'immagine del conte a terra la desistere dal suo intento.
«Conte...? Mi sentite?»
«Uhm... Cosa?»
Si alzò velocemente, poggiando la schiena contro la colonna.
«Sto bene, ho avuto solo un capogiro»
Oscar lo fissò per qualche secondo negli occhi, per poi andarsene.
«Domani verrai con me»
«Dove?»
«Non ti è dato saperlo...»
Sentì un brivido lungo la schiena.
Quell'uomo... Le metteva paura ma allo stesso tempo la attirava, non sapeva cosa pensava di lui e questo la spaventava a morte.

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