LXIII

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«André... »

Era notte fonda, alcuni raggi lunari entravano fiochi nella stanza illuminandola leggermente.

Nessuno in quella casa, esclusa la piccola Juliette, sembrava in grado di riposarsi per bene.

Sapeva perfettamente che l'uomo al suo fianco era completamente sveglio, anche se le dava le spalle; lo aveva capito dal suo respiro regolare e dal fatto che non sentiva quel suo leggero russare.

Si alzò a sedere, allungando la schiena verso di lui, sperando di riuscire a calmare la mente in tempesta del futuro consorte.

«Non ne voglio parlare »

Lei si irrigidì per un istante, ferita dal suo tono così fretto e distaccato nei suoi confronti.

Si raggomitolò sotto le coperta, dandogli anche lei le spalle e rifletté, sul perché fosse così arrabbiato e sul perché del suo comportamento ostile anche con sua figlia.

L'aver ritrovato forse Juliette lo aveva indiavolato?

E perché mai prendersela con lei, con Juliette, con la sua famiglia?

Se solo non fosse così instabile, forse tutto questo non sarebbe successo.

André si rese conto di averle fatto, in qualche modo, male con le sue parole e se ne pentì amaramente.

Sospirò, girandosi nel letto e abbracciandola da dietro.

«Scusami... sono stato troppo duro con te, non è colpa tua »

«Non toccarmi... mi fai male »

«Mi dispiace »

«Perché sei così furioso? Si può sapere cosa diavolo ti prende? Appena mi sono resa conto di chi avevamo davanti ho pensato che saresti scoppiato di gioia per aver ritrovato tua madre! Perché sei stato così freddo?  »

«... »

André si sdraiò, sospirando amaramente e portò una mano sotto la testa e l'altra sullo stomaco, fissando il soffitto senza dire nulla.

Oscar non si voltò subito, si risedette di nuovo sul letto e mosse il capo verso di lui solo per parlargli.

«Non capisco André... se sei arrabbiato, lo comprendo e lo accetto ma questo non ti da il diritto di trattare né me né tua figlia come hai fatto ieri »

«Lo so, mi dispiace...  »

«Non dovresti scusarti con me, ma con lei »

«Ho sempre creduto che se avessi mai rivisto mia madre non mi sarei mai staccato da lei, sarei rimasto al suo fianco per sempre. Eppure... quando l'ho vista ho sentito solo una grande rabbia impossessarsi del mio corpo.  Lei è viva, maledizione... dovrei essere felice! »

Si coprì il volto con la mano, nascondendo allo sguardo attento della compagna alcune lacrime che gli stavano rigando il viso.

Eppure lei se ne accorse e si sentì quasi in colpa, ma doveva essere sincera con lui.

Si sedette su di lui, allontanando lentamente la mano dal viso e gli accarezzò la guancia dolcemente, asciugandogli le lacrime con la punta delle dita.

Quando lui aprì gli occhi lei gli sorrise, spostò alcune ciocche di capelli dal suo viso e gli accarezzò la guancia ferita.

Nonostante il suo sguardo spento, poteva notare la sua sofferenza interiore e cercò di calmarlo appena notò nuove lacrime inumidirgli entrambi gli occhi.

Insieme per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora