Prologue.

383 45 26
                                    

"Giuro è l'ultima volta" pensava lui "è l'ultima volta che faccio questa stronzata" dice ancora.
Ma lo sapeva benissimo, non sarebbe stata l'ultima volta.
Come quando i bambini dicono "Mamma, giuro che non lo faccio più " ma due minuti dopo li ritrovi a fare quello che stavano facendo pochi secondi prima che la mamma li sgridasse.
Questa volta era davvero una cosa importante peró.
Era più di una sigaretta, era di più che saltare un giorno di scuola, era molto di più di tutte queste cose.
D'altronde era colpa sua se fosse arrivato a questo punto.
All'inizio pensava "Ma sì, è solo per provare" però alla fine non si era rivelato solo questo. Era diventato molto di più.
Con una mano si strofinò il viso, non sapeva cosa fare.
Era così e lui non poteva farci niente...
O forse sì.
Nella sua testa lo continuava a dire "È l'ultima volta."
Cercava di imporselo.
Era davvero troppo per lui.
"Se mia madre potesse vedermi..." pensó ancora.
Sapeva che non sarebbe stata per niente fiera di ciò che suo figlio, il primogenito, il suo piccolino stava facendo.
Non sapeva più cosa fare.
La testa pulsava.
Mille pensieri passavano per la sua testa.
Sarebbe stata davvero l'ultima volta?
Lui non lo sapeva, ma imperterrito continuava a sperarlo.
I pensieri erano tanti, la vista era sfocata, non sapeva nemmeno lui se fosse per le lacrime, per l'effetto della droga, per la stanchezza o per lo stress.
Era troppo per lui.
Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Certo sapeva sin da piccolo che la sua vita, forse, non sarebbe stata rose e fiori, ma comunque aveva la speranza.
Speranza, cos'è la speranza?
Non sapeva neanche più il significato di quella parola, i pochi bricioli che aveva di speranza erano oramai andati persi dopo l'addio doloroso.
Forse era un bene, non avrebbe mai voluto che lei  lo vedesse in queste condizioni, sarebbe stato troppo e non se lo meritava.
Lei meritava il meglio, meritava tutto eppure aveva scelto lui.
Anche il solo pensiero che lei si fosse rifatta una vita gli faceva venire i brividi; lo voleva, ma non lo voleva.
Voleva che lei vivesse meglio, con qualcuno che la meritasse davvero e non con un tossico, ma non voleva perchè lui era egoista.
Esattamente, egoista.
Per fortuna fece la scelta giusta, la allontanó, anche se francamente non credo sia proprio stata la scelta migliore.
Alzó lo sguardo da quelle quattro strisce di coca che c'erano sul tavolino di fronte a lui, guardandosi attorno, per poi trovare una lettera.
La sua lettera.
Si alzó lentamente dal divano dove era seduto e si diresse vicino a quelle scartoffie, dove c'era anche essa.
La lesse.
Ogni parola logorava dentro la sua anima, ogni singola parola era oramai impressa nella sua mente.
La sapeva a memoria per quante volte l'aveva letta.

Caro diario,
Sai sono oramai giorni che Zayn non si fa sentire, non so cosa stia facendo, non so dove sia, so solo che è lontano. Mi manca, mi manca dannatamente tanto. Non mi sarei mai immaginata di poter arrivare a questi livelli, scrivere su un pezzo di carta quello che sento, quello che provo per una persona che probabilmente non mi merita.
Sarò egoista? Forse sì, ma detto francamente per quanto io possa amarlo lui non smetterà, non lo ha fatto per la sua famiglia, per i suoi amici e di certo ora non lo farà per me.
Oramai il nostro è un amore andato in polvere, esatto proprio come la polvere bianca che tanto piace a te.
Sai Zayn, in questo momento mi sto sentendo ancora più stupida perché ti sto scrivendo come se tu potessi mai leggere questa pagina di diario, ma sai una cosa? Ti amo. Ti amo dannatamente tanto, forse è quello il fatto che tu sei dannato, dannato a vita. Voglio solo che tu sappia che sei tutto per me. Mi sono innamorata di te probabilmente da quel giorno in quel bar, sai sembravi un cattivo ragazzo, ma parlando un po' ho capito che eri okay. Mi sono illusa. Credevo tu potessi cambiare, eppure no, sei rimasto lo stesso, non hai voluto neanche che noi, la tua famiglia ti aiutassimo.
Mi manchi Zayn. Ti amo e ti amerò per sempre, nonostante tutto e tutti.

Tua Ilary.

Ogni volta che rileggeva quella lettera, che alla fine, era un foglio del diario di Ilary, delle lacrime uscivano dai suoi occhi, le mani tremavano, il cuore non si sapeva: a volte smetteva di battere mentre altre volte credeva potesse uscirgli fuori dal petto per quanto batteva forte.

Era vero.
Lui ancora non riusciva a liberarsi da quella dipendenza.
Lo aveva detto anche lei.
Aveva rovinato tutto.
Tutto.
Aveva perso la sua famiglia, i suoi amici, la sua ragazza.
Ma questa volta ne era certo, avrebbe smesso per sempre.
Era stufo. Voleva ritornare il vecchio Zayn.
Quello con tanti amici, il cocco di mamma e il ragazzo perfetto per Lei.
Oramai lui era uno zombie.
La sua carnagione non era più olivastra, oramai era bianca, quasi cadaverica.
Le occhiaie erano sempre lì, a ricordargli tutto e la pelle era invecchiata.
Non riusciva a capacitarsene, non riusciva a capire come avesse potuto rovinarsi in quel modo.
Si maledì per la milionesima volta.
Si sentiva uno schifo.
Poggiò il foglio con delicatezza dove era prima e andó verso il divano.
Questa volta era fatta.
Addio a tutto.
Prese tutto con un pezzo di carta e si diresse verso il bagno, lo gettó dentro il gabinetto e tiró l'acqua.
"Questa è l'ultima volta."
Disse in fine a voce alta mentre tutto andava a finire giù, nello scarico.
Si sentiva soddisfatto.
Lo sapeva, ora sarebbe stato molto più difficile.
Ma cercava di autoconvincersi che andando in alcune cliniche ce l'avrebbe fatta.
E così fece.

Amore in polvere. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora