2. Un altro angelo

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La sala d'attesa della clinica veterinaria era completamente deserta, vista l'ora, ma Harry, con i suoi vestiti sporchi e laceri, si sentiva davvero a disagio.

Maggie l'aveva obbligato comunque a rimanere lì al caldo, mentre lei era entrata con  Pongo, insieme al veterinario di turno, nello studio.

I minuti passavano lenti e, quando essi divennero troppi, Harry cominciò davvero a temere che il suo cane non ce l'avesse fatta.

Era ormai sul punto di scoppiare a piangere, quando Maggie uscì con Pongo in braccio, avvolto in una coperta di lana, invece che nel suo sporco giaccone.

Il ragazzo le si fece incontro e la donna lo tranquillizzò subito:

" Non è in pericolo di vita, tranquillo, lo sarebbe stato se non l'avessimo portato qui.
Ha un'infezione delle prime vie respiratorie e dei polmoni, ma nulla che non si possa guarire con gli antibiotici.
Il veterinario gli ha già fatto un'iniezione che lo coprirà per due giorni, poi potrà prendere le medicine sotto forma di pastiglie...le ho già nella borsa.
Deve stare al caldo e mangiare, visto che, purtroppo, è un po' denutrito "

Harry chinò gli occhi udendo le ultime parole della donna e grosse lacrime gli scesero sulle guance, lasciando delle scie chiare sul suo viso non troppo pulito.

" Come faccio? Io non posso tenerlo al caldo, non ho una casa e non ho la possibilità di dargli da mangiare di più. Io faccio sempre a metà con lui di quello che ho, ma è davvero poco...
Mi piange il cuore doverlo fare, ma dovrò portare Pongo al canile, almeno lì lo potranno curare " sussurrò il ragazzo accarezzando la testa del suo cane.

" Come ti chiami, tesoro?" chiese Maggie.

" Harry, signora e lui è Pongo " rispose indicando il cagnolino.

" Allora Harry e Pongo....voi verrete a casa mia e vi rimetterete tutti e due in forze, poi vedremo cosa si può fare per aiutarvi " disse la donna.

Il ragazzo spalancò gli occhi e chiese:

" Perché mi vuole aiutare? Le altre persone nemmeno mi vedono quando passano..."

" Ti voglio aiutare perché mi ricordi mio figlio, perché i tuoi occhi sono buoni, perché sei così giovane e perché nessuno si merita la vita che stai facendo..." rispose Maggie.

" Lei è un angelo..." sussurrò Harry.

La donna ridacchiò divertita e disse:

" No, sono solo una persona che ne ha passate tante e sa cosa vuol dire soffrire. Ora andiamo..."

" Grazie Albert!" urlò prima di uscire.

" Sai " continuò rivolta ad Harry " Albert non mi ha fatto pagare nulla né per la visita nè per le medicine "

Il ragazzo si voltò e vide spuntare dallo studio un uomo piccolo e dall'aria allegra.

Harry lo ringraziò con un cenno della mano e si disse che alcuni angeli avevano cappotti rossi, ma c'erano anche quelli che indossavano camici verdi con stampati sopra cani e gatti che si rincorrevano felici.

Una notte, all'improvviso....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora