"Ok, siamo arrivati. Tu inizia a scendere, io ti prendo la valigia" dice Federico dopo aver parcheggiato la sua auto in garage.
La casa è molto grande, una graziosa villetta in mezzo alla natura con un giardino molto curato. Vedo un'amaca, un tavolino con 4 sedie intorno, un divano a dondolo vicini tra loro e perfettamente coordinati, che creano un'armonia pacifica e tranquilla deliziosa.
Non appena Federico inserisce le chiavi nella serratura, facciamo ingresso in casa.
La prima stanza che mi si presenta davanti è il salotto, dove un ampio divano grigio cattura la mia attenzione. Accanto, un piccolo mobiletto con una pila di giornali ammassati in perfetto ordine.
"Seguimi, ti faccio vedere casa" mi dice Fede.
Mi fa entrare in cucina, il bagno di servizio e la porta secondaria che dà sullo splendido giardino.
"Al piano di sopra ci sono le camere, vieni"
Le scale a chiocciola sono sempre state un problema per me; i piccoli gradini mi creano sempre una certa ansia nel salirli.
Una volta saliti, davanti a me si presenta un lungo corridoio con quattro porte connesse.
"Questa è la porta del bagno, questa della camera dei miei, e queste due sono le nostre stanze. Cioè, questa sarebbe la mia" dice aprendo la porta della sua camera. "Ma questi quattro giorni la cedo a te."
"E tu dove dormi?" Gli chiedo subito.
"Io dormo nella stanza in cui suono con Benjamin, la nostra stanza per le registrazioni."
"No Fede, non mi va di rubarti la camera. Sei stato la gentilissimo nell'ospitarmi, ma non me la sento di..."
"Ei, mi dici che senso ha ospitarti da me e farti dormire nello stanzino? Dai, adesso ti porto su la valigia così puoi disfarla con calma. Ti ho liberato questi cassetti e parte dell'armadio, così puoi metterci dentro la tua roba"
Fede mi ha liberato 3 cassetti e ho a disposizione parte dell'armadio, all'interno del quale vedo alcune grucce libere. Dopo aver riposto in modo razionale la mia roba, cerco una presa per caricare il telefono e mentre lo collego mi siedo sul letto inviando un messaggio a mia mamma. *Sono arrivata. Qui tutto bene*Sento Federico urlare dal piano inferiore che il pranzo è pronto.
Non appena scendo le scale, vedo la tavola apparecchiata disordinatamente e il lavandino pieno di pentole. Quando vedo che il pranzo è un tomino a testa, mi viene da sorridere.
"Scusa, ma come cuoco faccio schifo. Ho provato a fare del sugo ma si è bruciato."
"Non preoccuparti, dopo ti aiuto a sistemare tutto."
Dicono che una persona per conoscerla tu debba portarla a pranzo. Non sapevo il perché fino ad ora.
Federico mi racconta di come da bambino si metteva in piedi sul divano e obbligava i suoi genitori ad ascoltarlo cantare le canzoncine che aveva imparato, di come ha vinto i numerosi trofei di calcio che faccio fatica a vedere da lontano, ma che sono in una vetrinetta in salotto.
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Amore Wi-fi {FEDERICO ROSSI}
FanfictionMolti dicono che tutto comincia dagli occhi, ma sarebbe qui meglio dire che tutto parte da un click