Capitolo 4

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Mi arrendo alla sua forte presa e i due tizi ci raggiungono.

Tremo e piango cercando di non singhiozzare troppo, temendo che possa strozzarmi per davvero se alzassi la voce.

J allenta di poco la presa non appena si rende conto che non cerco più di ribellarmi e, a poco a poco, recupero ossigeno.

Il tipo rasato prende le mie mani per portarle  in avanti e ammanettarmi i polsi, mentre l'altro tipo invece strappa un pezzo di nastro telato pronto ad attaccarmelo sulla bocca.

«No, no. Vi prego. Non mi richiudete di nuovo in quella stanza legata e imbavagliata... Io non volevo scappare. Stavo solo cercando il bagno...» cerco di essere più credibile possibile, ma mi rispondono solamente con una risata beffarda guardandosi tra di loro dopodiché il tipo mi attacca comunque il nastro sulla bocca.

Mi tengono ognuno per un braccio e mi riportano indietro.

Sento i passi di J dietro di noi e io continuo a mormorare qualcosa al di sotto del nastro, ma loro non mi degnano nemmeno di uno sguardo.

Noto che sorpassano la camera dove mi tenevano rinchiusa e girano per un altro corridoio.

Guardo attentamente il luogo che sembra cambiare radicalmente. Più ci inoltriamo nel corridoio e più diventa accettabile e ben illuminato.

Arriviamo ad una porta blindata.

Uno di loro digita un codice che non riesco a vedere su di una tastiera accanto allo stipite e un rumore meccanico fa aprire la porta.

Saliamo alcuni gradini e i miei tacchi fanno un dolce rumore al contatto con il parquet in tek.

I tipi mi lasciano andare e rimangono di guardia alla porta, ma J afferra il retro del mio maglione e mi trascina all'interno.

Mi guardo per un attimo intorno e rimango esterrefatta per quello che vedono i miei occhi. Questi criminali non si fanno mancare proprio nulla!

Mi trovo in una specie di loft con ogni comfort: TV a schermo gigante, divani maestosi in pelle, attrezzi per la palestra e perfino una grande vasca idromassaggio rotonda. E c'è anche un monitor che mostra varie zone di questo posto. Quindi è un luogo video sorvegliato e c'è perfino una telecamera piazzata nella stanza in cui mi hanno lasciata dormire. Ma, a differenza di prima, qui c'è un bel calore anche se non si vede nemmeno l'ombra di una finestra.

E c'è anche un gran casino. Direi un vero e proprio porcile.

Scatole della pizza, lattine di birra vuote, indumenti sparsi, anche armi e coltelli.

Dove diavolo mi trovo?

«J? Sei tu?» la voce di una ragazza che sembra essersi appena svegliata mi fa guardare intorno con più attenzione.

Vedo solo due gambe nude e scarabocchiate da vari tatuaggi colorati che spuntano da dietro il divano poggiate al bracciolo.

«Sì, sono io. Sto andando in bagno» risponde J alle mie spalle mentre continua a condurmi per un piccolo corridoio.

Ci sono tre porte e lui apre la prima alla sua destra. Mi conduce in un bagno ampio e ben pulito, o almeno sembra. Non c'è luce e quella che proviene dal corridoio illumina appena i servizi igienici, una semplice cabina doccia e una specie di stenditoio con della biancheria intima gocciolante.

J si ferma e mi posiziona davanti al water.

Posa le sue mani sulle mie spalle e mi volta lentamente verso di lui.

La mia testa arriva al suo petto. Indossa una camicia di jeans e non una a quadri come Jason il serial killer. I primi bottoni sono slacciati e intravedo le clavicole ben delineate, ma per guardarlo in faccia devo  alzare la testa.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora