Capitolo 5

27K 1K 267
                                    

Non so per quanto tempo resto rinchiusa in questa stanza.

Non so se sia mattina, pomeriggio oppure sera. Ma so di essere osservata, e quella telecamera mi inquieta parecchio.

Resto rannicchiata per tutto il tempo sul materasso a piangere, ma poi inizio a rimproverarmi.

Mi asciugo gli occhi con la manica del maglione e mi ripeto che piangere non serve proprio a nulla.

Devo essere forte e paziente. Dopotutto, quanto altro tempo dovrò stare qui dentro? Sicuramente un paio di giorni. Papà non avrà certamente problemi a trovare i soldi che gli hanno chiesto.

Ma cavolo, quanto sto male per lui e per mia madre. Non riesco ad immaginare il dolore che staranno provando nel sapere che la loro unica figlia è stata rapita da un branco di malviventi. Vorrei tanto poterli avvisare, solamente per dire loro che sto bene e che li sto aspettando.

Un'altra lacrima triste e malinconica scorre lungo le mie guance e mi prometto che questa sia davvero l'ultima.

Devo essere forte e reagire!

Non devo farmi intimidire da quegli idioti... Ma, come non detto, trasalisco non appena sento il catenaccio scattare dietro la porta.

Mi rannicchio con le ginocchia al petto e comincio a rabbrividire alla vista del colosso tatuato.

Altro che essere forte e pronta a reagire. Tremo ogni volta che mi si avvicina uno di loro.

Hanno tutti l'aria di essere persone imprevedibili e temo che mi facciano del male da un momento all'altro.

Ma il mio stomaco inizia a brontolare e spero tanto che stia entrando solamente per portarmi qualcosa da mangiare, dopodiché preferisco ritornare a stare da sola.

Ma purtroppo il tizio col collo tatuato entra senza cibo con sé.

Si avvicina svelto a me e istintivamente arretro contro il muro.

«Alzati. Muoviti!» tuona prendendomi per un braccio e stringe parecchio la presa per farmi alzare contro la mia volontà.

«Dove mi porti?» chiedo impaurita.

«Sta zitta!» mi ordina e mi trascina fuori dalla stanza.

Ho ancora i tacchi ai piedi e sento un leggero intorpidimento alle gambe e alle schiena.

Quel materasso poggiato sul pavimento è davvero scomodo, e io non ho fatto altro che starmene rannicchiata e impaurita per tutto il tempo, a rimproverarmi e ad auto convincermi inutilmente di reagire e di essere forte.

Il tizio mi riporta lungo quel corridoio e inizia a farmi male il braccio per la forte presa che esercita nello stringere.

Saliamo i gradini e digita il codice affianco alla porta, facendo sempre attenzione che non lo veda. Ascolto poi il rumore meccanico della serratura che si sblocca e entro in questo loft tanto moderno quanto disordinato.

Il tizio mi spinge all'interno e vedo per primo J, seduto su una sedia con i piedi sul tavolo intento a posizionare, sul ripiano in legno, dei colpi di pistola in verticale in fila uno dopo l'altro.

Poi c'è uno schiamazzo che attira la mia attenzione.

Seduti sul divano davanti alla TV, c'è il tizio rasato e una ragazza con un top scollato e le braccia tatuate che giocano molto animatamente ad un video games di sparatoria.

Il volume è assordante e la tizia urla ogni volta che il suo personaggio viene colpito sfondandomi praticamente i timpani.

Deduco sia la stessa che stava sdraiata sul divano quando J mi ha portata in bagno.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora