Capitolo 15

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Non so per quanto tempo resto addormentata, ma ci pensa la porta che si apre lentamente a svegliarmi.

Non mi muovo perché so che è J, e lo percepisco da un suo sospiro, ma sinceramente adesso non ho proprio voglia di vederlo o di parlarci. Quindi fingo di dormire ancora, ma inaspettatamente sento che si sdraia dietro di me.

Mi sfiora casualmente la schiena e io mi faccio un po' più avanti infastidita dalla sua presenza.

Lo sento sospirare, ma io fingo ancora di dormire.

«Non hai mangiato neanche stasera» mormora sapendo bene che sono sveglia.

Apro gli occhi, ma non mi volto verso di lui.

«Non avevo fame» rispondo secca.

Voglio che capisca il mio volere di tenerlo lontano.

Si sussegue un breve silenzio.

Resto immobile sul letto e ho gli occhi fissi nel vuoto.

«Sei triste?» mi chiede.

Non so perché mi fa spesso questa domanda. Forse ha qualche senso di colpa?

«Ti pare che sia felice?» rispondo acida.

«No... Non sei felice» dice in un sospiro.

È evidente che non mi capisce affatto.

Come glielo spiego che non sono solamente triste, ma anche delusa da mio padre e preoccupata per mia madre?

Come glielo spiego che mi sento sola e abbandonata?

Come glielo spiego che nonostante tutti i miei sforzi di odiarlo sento di provare qualcosa per lui?

Strizzo gli occhi per rimandare indietro le lacrime, cercando di auto convincermi che non è sensato quello che provo.

Però tutto questo mi fa stare male, ancor di più il fatto che si lasci toccare da Amy in quel modo spudorato mentre io devo solo limitarmi a guardarlo.

È assurdo che mi dia fastidio una cosa così stupida.

«Vuoi che ti lasci libera?» dice all'improvviso, facendomi avvertire uno strano colpo al cuore.

Sgrano gli occhi, ma continuo a non muovermi.

Mormoro un «Sì» appena udibile, anche se sento di non dovermi fidare.

Sospira e posa una mano sulla mia spalla.

«Allora devi darti una sistemata... Non puoi tornare dai tuoi cari conciata così» lo sento sorridere.

Asserisco con la testa e si alza dal letto.

Mi volto verso di lui e mi porge una mano per aiutarmi a scendere.

Devo ammettere di essere un tantino titubante, ma tanto vale provarci.

La afferro e mi porta in bagno.

Si avvicina alla doccia, apre il soffione e regola l'acqua calda.

Stringo le braccia al petto, sentendomi un po' intimidita e mi ritraggo un po' non appena lo vedo che si avvicina a me. Mi sorride, percependo il mio disagio e quindi cerca di calmarmi, ma ovviamente resto in guardia.

Ormai ho capito il suo giochetto!

«Fai una bella doccia mentre io ti preparo qualcosa da mangiare» mi pizzica la guancia, lasciandomi interdetta.

È frustante non capire come funziona il suo cervello.

Ma non appena via via chiudendosi la porta alle spalle, riprendo a respirare regolarmente e cerco di approfittarne il prima possibile.  Non perdo tempo a fiondarmi sotto la doccia, venendo coccolata da un dolce tepore e dal rilassante getto caldo.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora