Capitolo 12

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Mike entra proprio nel momento meno opportuno e l'espressione incavolata di J non mi piace per niente.

«Che cazzo vuoi, Mike?» Ringhia contro il suo amico.

«Okay, okay... Ti aspetto di là» risponde Mike un po' confuso e richiude la porta senza riuscire ad aggiungere altro.

J sospira e mi lascia andare scendendo dal letto.

Sono destabilizzata.

Lo vedo un po' agitato e quindi mi avvicino a lui posandogli una mano sul braccio, cercando di ristabilire l'atmosfera che c'era pochi secondi fa.

«Jack...» inizio titubante.

Ma lui strattona il braccio e mi punta l'indice.

Il suo sguardo è affilato. Tutto ad un tratto è diventato di nuovo odioso.

«Non mi chiamare mai più con questo nome! E non ti azzardare a toccarmi ancora!» Sbotta furioso ed esce dalla stanza sbattendo la porta.

Ho il cuore che batte forte.

Ogni contatto con J mi lascia un forte senso di squilibro sia mentale che fisico. Vorrei capirlo e parlarci, anche perché non so per quanto tempo ancora dovrò restare chiusa qui dentro e quindi tanto vale instaurare un buon rapporto. Anche se quando mi è troppo vicino non riesco mai a mettere un freno alle mie mani.

Mi sento troppo attratta da lui.

Sarà colpa di questa sfumatura misteriosa che gli aleggia intorno e della curiosità di sapere cosa gli è successo quando era solamente un bambino.

Ma non credo sarà facile farlo aprire, soprattutto con me. Non mi sembra affatto il tipo che si confidi così da un momento all'altro. E poi mi odia di nuovo.

Sbuffo ed esco dalla stanza per raggiungere il bagno. Mi do una bella rinfrescata e il mio stomaco inizia a brontolare.

Spero sia ancora valida la proposta di J di andare a fare colazione, non vorrei che avesse già cambiato idea. Anche se in effetti sembra un tantino bipolare. Ma, comunque,

ieri non ho mangiato praticamente nulla e adesso mi sento anche molto debole.

Mi conviene raggiungere gli altri e sperare che mi facciamo mangiare senza che debba fare in cambio qualche lavoro di casa, ma non appena raggiungo il piccolo angolo cucina noto Mike e Amy che parlano sottovoce.

J li riprende infastidito «Smettetela di dire cazzate e alzate il volume della TV» dice sedendosi a tavola e agguantando una brioche fumante.

Mi siedo anche io su una sedia molto lontana da loro e ne prendo una a crema, rimanendo sconvolta dalle notizie che passano in TV.

«Su ogni canale parlano di lei» afferma Mike.

«Uh, ciao. Sei ancora viva?» Chiede acida Amy rivolgendomi il primo sguardo sprezzante della giornata.

La ignoro e guardo il notiziario in TV che parla del mio rapimento.

Inquadrano la mia casa. Un via vai di poliziotti e detective che entrano ed escono. Giornalisti da ogni parte che fanno un'accurata telecronaca ad ogni svolgimento del caso e alcune delle mie foto che scorrono in sottofondo che mi ritraggono in vari episodi della mia vita.

Intervistano poi un addetto al caso che promette di fare l'impossibile per trovarmi e che si farà una giustizia spietata per i rapitori, e J ride divertito nell'udire quelle parole e scuote la testa come se quel detective stia dicendo un mucchio di cavolate. Ma poi inquadrano mio padre e mi viene un colpo al cuore.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora