Epilogo

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Stringo la mano tesa di J.
«Andrà tutto bene» gli sussurro.

Sospira ricambiando la stretta «Sono anni che non vengo qui...»

Deve essere molto difficile per lui, ma io gli sono vicina in tutto e per tutto.
«Ma sono sicura che tua madre sarà felice lo stesso di rivederti» aggiungo con un sorriso per rassicurarlo.

Si gratta la nuca e poi si decide a fare il primo passo verso la porta dell'appartamento in cui vive sua madre.

Sono riuscita a convincerlo di andare a trovarla dopo ben dieci anni.
Non riuscivo ad accettare il fatto che non la vedesse da tutto questo tempo.
Diceva di non volerle dare un dispiacere nel vedere cosa faceva o cosa fosse diventato suo figlio, ma gli ho fatto capire che adesso è diverso. Che la vecchia vita non gli appartiene più e che sua madre sarebbe stata contenta di vederlo finalmente diverso.

Sono fiera di lui, e della voglia che ha nel cambiare davvero.

Anche se a volte si abbandona ad un cupo silenzio, so che sta facendo di tutto per tenere lontani da noi i demoni del suo passato.

J merita amore.
E io sono disposta a tutto per donarglielo.

Con incertezza saliamo i tre gradini in legno che ci conducono alla porta d'ingresso.

Sembra una casa molto graziosa. Piccola e retrò, in legno bianco con fiori curati posti in aiuole tutte intorno.

Forse anche sua madre ha deciso di dare un taglio alla sua vecchia vita e costruirsene una nuova in una casa modesta lontana da tutti.

J bussa alla porta rilanciando un profondo respiro.
Temo che in cuor suo stia sperando che nessuna venga ad aprirci.

Ma dei passi sul legno all'interno della casa si avvicinano lentamente. Troppo lentamente. E solo quando sono più vicini inizio a rendermi conto che i passi sono accompagnati da un secondo rumore. Forse una stampella.

Forse la madre di J ha qualche problema e deve aiutarsi per compiere qualche passo, e infatti quando apre la porta ne ho la conferma.

La donna è di corporatura molto esile e maltrattato, e forse anche troppo invecchiata per l'età che ha.
Il viso è compromesso da rughe di sofferenza spuntate troppo presto.
E le lacrime iniziano a inumidirle gli occhi scuri evidentemente troppo stanchi, ma che gioiscono alla vista del figlio.

Forse non provava gioia da troppo tempo ormai. E mi ritrovo a sorridere nel constatare di aver preso la decisione giusta nel convincere J a venire fin qui.

La donna lascia cadere a terra la stampella in evidente stato confusionale e di forte emozione.
Mormora «Jack» e quasi incespica nei suoi piedi per abbracciarlo.

J l'afferra al volo e si lascia abbracciare non riuscendo a trattenere un rimprovero «Stai attenta»
Ma la madre scoppia a piangere e continua a stringerlo forte mormorando una serie di frase che tra le lacrime diventano incomprensibili.

Ma la gioia che ha nel riabbracciare suo figlio mi lascia senza fiato e con gli occhi umidi.

J le accarezza i capelli scuri e risponde con calma a tutte le domande singhiozzanti che la madre gli rivolge.
Gli chiede dove sia stato per tutto questo tempo; che non ha mai smesso di pensarlo e di preoccuparsi per lui; che ha visto in TV quello che ha combinato, e che ha sempre sperato in questo incontro.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora