Capitolo 22

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Al mio risveglio J non è più dietro di me e sono sola nella sua stanza.

Mi alzo e, a piedi nudi, raggiungo il salottino dove lo trovo seduto a tavola ad imburrare delle fette di pane tostato.

Mi avvicino cauta.

Di solito è sincero la sera prima e stronzo il mattino seguente.

«Buongiorno» dico sedendomi a tavola e mi verso il succo d'arancia, bevendolo tutto d'un sorso.

«Buongiorno a te. Serviti pure» mi indica le fette di pane tostato appena imburrate e mi passa anche le marmellate facendo scegliere a me il gusto che preferisco.

Lo ringrazio e prendo la marmellata a ciliegia.

Come al solito la TV è sempre sintonizzata sul notiziario. E si parla ancora di me e del mio rapimento.

Intervistano gente che nemmeno conosco che si fingono miei intimi amici e raccontano dove mi hanno vista l'ultima volta.

Mi viene da ridere perché nei posti che nominano non ci sono nemmeno mai stata.

«Cosa ti fa ridere?» Mi chiede J con la bocca piena.

«Queste persone che non perdono l'occasione di accalappiarsi qualche secondo di notorietà»

«Non li conosci per davvero?»

«Mai visti in vita mia! E in quel posto che ha nominato non ci sono nemmeno mai stata»

J ride con me e mi verse un altro bicchiere di succo d'arancia.

«Allora dovresti andarci. Te lo consiglio. È da sballo» aggiunge versando il succo anche nel suo bicchiere con un ampio sorriso stampato sul suo bel viso.

«Potresti accompagnarmi tu e potremmo divertirci insieme» azzardo tenendo lo sguardo basso sulla mia fetta di pane e aspetto intrepida una sua risposta.

Ma ovviamente non mi risponde e quindi alzo gli occhi su di lui, notando che il sorriso è scomparso completamente dal suo viso.

Allora cerco di cambiare argomento. Noto che Amy e Mike non hanno ancora fatto ritorno dall'ospedale.

Da un lato sono contenta di non averli in giro e da un lato penso che la loro assenza potrebbe creare ulteriori problemi.

«Come mai Amy non è più tornata?»

J si limita ad alzare le spalle «Evidentemente ha deciso di passare la notte con Mike... E, ad essere sincero, non me ne può fregar di meno»

Credo che non abbia voglia di parlare di loro, quindi mi zittisco di nuovo e termino la prima fetta di pane tostato.

Ma un'ultima ora esclusiva in TV attira la nostra attenzione e J alza il volume.

Per la prima volta mia madre ha accettato di rispondere ad un'intervista e il mio cuore scalpita dalla gioia di vederla e di sapere come stia.

La inquadrano seduta nel suo ufficio dietro la sua scrivania.

Ha un aspetto distrutto e stanco.

Le occhiaie sono evidenti e non sorride neanche per un secondo.

Ha pochissimo trucco e i capelli legati alla rinfusa.

Non se la sta passando molto bene e ho la sensazione che non abbia risolto nemmeno con papà.

Il non sapere cosa stia succedendo tra loro mi fa stare tremendamente male.

Ma lei racconta brevemente che, per motivi personali, ha dovuto lasciare la casa di mio padre e non aggiunge più nulla in quanto ritiene che sia un argomento delicato e personale, chiedendo ai media di portare rispetto e non infierire ulteriormente. E poi guarda con attenzione nella telecamera per rivolgersi a me e mi promette che farà di tutto per ritrovarmi. Che la sua vita senza di me è diventata inutile. Non si da pace e prega il mio sequestratore di lasciarmi libera. Parla con le lacrime agli occhi, chiedendogli con tutto il cuore di non farmi del male, ma J si alza dalla tavola e spegne la TV, impedendomi di ascoltare il resto dell'intervista.

Perché non vuole che veda i miei genitori?

Alzo lo sguardo su di lui «Perché spegni sempre?»

«Per non farti stare male. Dovresti ringraziarmi» sorride insolente.

Abbasso lo sguardo, sospirando pesantemente e preferisco non continuare con lui su questo argomento.

Ma come finirà tutta questa storia? Mia madre, a differenza di mio padre, riuscirà a liberarmi? E J? Scomparirà per sempre con il denaro?

Beh, in fondo è così che doveva andare.

Ha anche detto di non dover provare nulla e di evitarci a vicenda perché siamo completamente diversi, ma io proprio non riesco a fingere.

E il bacio di ieri sera non era cosa da nulla.

Io l'ho sentito. Ho sentito quanto fosse impaurito di aver fatto quel passo, ho percepito quanto fosse stato duro il suo passato e ho avvertito il suo bisogno di non sentisi solo.

Beh, adesso sono contentissima di aver rivisto mia madre pronta a tutto per cercarmi, ma non posso fare in modo che le cose tra me e J potrebbero finire in questo modo.

Abbiamo ancora tante cose da chiarirci e lui non è stato completamente sincero con me.

Cerco di avvicinarmi a lui per parlarci, ma mi batte sul tempo, piazzandosi davanti a me con un pacchetto.

«Ah, ti ho fatto un regalo» dice sorridendo.

Ma io lo guardo confusa «Quando l'hai preso?» chiedo non capendo quando sia potuto uscire di casa.

«Che t'importa? Aprilo e basta»

Annuisco e lo scarto curiosa, e rimango di stucco nel vedere che mi ha appena regalato un paio di scarpe ginniche.

«Wow... J, non ho parole» sorrido trovandomi a provare un'emozione davvero inaspettata.

«Ero stufo di sentire quel rumore fastidioso dei tuoi tacchi e mi dispiaceva poi vederti camminare a piedi nudi...»

«Grazie...»

«No, non ringraziarmi» mi fa un gesto fugace con la mano e poi tira una sigaretta fuori dal pacchetto per accendersela.

«Beh, non me l'aspettavo. È un gesto davvero gentile da parte tua» stringo le scarpe tra le mani, pensando che sia il regalo più bello che abbia mai ricevuto. Altro che auto, vacanze, borse e gioielli. Queste scarpe sono le più belle che io avessi mai visto. Forse perché ne avevo davvero bisogno, o forse perché J sta dimostrando un lato più umano di sé. 

«Sono solo un paio di scarpe, Eleanor ... E poi... Mi è bastato già il tuo sorriso...»

Le sue parole mi spiazzano. Anzi, è lui che mi spiazza continuamente.

Arrossisco e indosso le scarpe, scoprendo che mi vanno alla perfezione, ma purtroppo non riesco a contenermi dall'emozione e quindi mi lancio letteralmente contro di lui, avvolgendo le mie braccia intorno al suo collo. 

Mi stringe i fianchi con delicatezza e devo alzarmi sulle punte per avvicinarmi un po' al suo viso.

Ho il fiato corto e lo guardo negli occhi, scoprendo che lui invece sta guardando le mie labbra.

Non perdo l'occasione e quindi decido di baciarlo.

Sicuramente è una reazione avventata, ma non posso farne a meno.

E non appena le mie labbra si posano sulle sue sentiamo scattare la serratura della porta e J mi lascia andare all'istante, credendo che siano arrivato Amy e Mike.

Ma è solo Amy che arriva col fiatone, come se avesse appena corso una maratona.

Richiude la porta alle sue spalle e crolla sulle ginocchia completamente affaticata.

«J... D-devi scappare... Quello stronzo di Mike ha detto la verità... La polizia sa che sei stato tu a rapire Eleanor»

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora