Capitolo 9

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Per tutto il tempo d'attesa non faccio altro che desiderare impazientemente di ritornare a casa e di riabbracciare i miei genitori.

Da oggi in poi non farò più nulla che li faccia arrabbiare. Riprenderò l'università come desidera mio padre e sarò sempre presente alle feste e i banchetti di beneficenza organizzati da mia madre. Non risponderò più in modo inappropriato. Lascerò perdere una volta per tutte Andrew Baker proprio come vogliono loro e mi dedicherò a renderli fieri di me.

E poi mi rimprovero maggiormente per la debolezza avuta con J.

Mi vergogno a tal punto di volermi prendere a schiaffi da sola.

Che folle idea quella di sentirsi attratta da un uomo spietato che ha organizzato il mio sequestro. Come minimo dovrei sputarlo in un occhio e prenderlo a calci nelle palle. Disprezzarlo e ignorarlo! Ignorare soprattutto quelle sue stramaledette labbra che hanno tutta l'aria di essere appetitose e quella lingua che a volte tiene tra i denti che ha tutta l'aria di saper fare meraviglie, e i suoi occhi quando guardano quella stronza di Amy che fanno trasparire tutto il suo essere perverso e tutte le sue fantasie erotiche.

Oh, ma andiamo! Sto dicendo sul serio?

J è un criminale! Un malvivente! Un aguzzino spietato! Non devo avere nulla a che fare con lui!

Stringo la presa nei miei capelli soffocando un grido rabbioso.

Per fortuna non dovrò più vederlo. Anzi, non voglio più vedere nessuno di loro.

Voglio solo tornare a casa il più presto possibile.

Chiudo gli occhi stremata e spazientita, ma finalmente sento scattare la serratura della porta.

Ci sono tutti e quattro i membri della banda armati e, Ed e Mike sono incappucciati come quella sera che mi rapirono.

Si avvicinano a me prendendomi per le braccia e alzandomi come sempre con poca delicatezza. Mi legano i polsi dietro la schiena e mi scortano fuori dalla stanza.

Passo di fianco a J che è rimasto sulla soglia, ma non riesco a guardarlo in faccia. Mi sento ancora tremendamente stupida per essere ceduta, ma riesce a sussurrarmi «Non costringermi ad imbavagliarti. Quindi fai la brava» e la sua voce è dannatamente roca.

Ma io non rispondo e continuo a non voltarmi per guardarlo.

Mi portano in quel loft perennemente disordinato e mi fanno sedere su una sedia.

J ne posiziona un'altra con lo schienale rivolto difronte a me e si siede divaricando le gambe per poi tirare fuori, dal retro dei jeans, una pistola che carica con abilità. Posa i gomiti sullo schienale della sedia e me la punta contro, affilando lo sguardo su di me.

«Eccoci qua, principessa» dice sospirando «È arrivata la resa dei conti»

Amy dietro di lui si pavoneggia masticando rumorosamente un chewing-gum e anche lei inizia a puntarmi una pistola carica.

«Dov'è mio padre?» Chiedo trovando il coraggio di guardarlo.

Stranamente adesso non odio J e non provo quella strana sensazione di disprezzarlo. Come al solito mi destabilizza e ora ho seriamente paura di lui, e lo temo più di quella sera quando ci ho parlato per la prima volta.

Non sono niente per lui, quindi se deve ammazzarmi sul serio non credo che se ne pentirebbe.

«Ed e Mike raggiungeranno il luogo d'incontro stabilito tra pochi minuti. Se tuo padre è lì con tutti i soldi chiesti fino all'ultimo centesimo ci chiameranno su questo cellulare che accenderò adesso...» Amy gli passa un vecchio modello di telefonino e lui lo accende davanti ai miei occhi «Non appena avremmo l'avviso che tuo padre non ha fatto lo stronzo e ha portato l'intera somma pattuita, io e Amy ti porteremo da tuo padre... Altrimenti...» abbassa lo sguardo sulla pistola e io sbianco come un lenzuolo.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora