Capitolo 36

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Quanto vorrei un abbraccio di J.
Un suo tenero sguardo o un sorriso rassicurante...

Non riesco ad immaginarlo rinchiuso in una gabbia e non ho la minima idea di come possa fare per tirarlo fuori.
Ma gliel'ho promesso.
Gli ho detto che avrei fatto di tutto per salvarlo e certamente non ho l'intenzione di rinunciarci.

Penso e ripenso per tutta la notte e il giorno dopo ad un modo che possa scagionarlo. Ma non riesco a trovare nulla, a meno che non lo faccia evadere di nascondo dalla prigione.

Mia madre entra in camera con un vassoio della colazione.
Lo appoggia sulla scrivania per poi notare che la cena di ieri sera è ancora intatta nel piatto.

«Devi mangiare, Elinor. Sei dimagrita tanto» dice avvicinandosi per sedersi sul bordo del letto.

«Non ho fame» rispondo secca.

Sospira e dopo un breve silenzio cerca di prendermi una mano «Io non avevo intenzione di farti stare così male...»

«Ci sei riuscita alla grande» riapondo sarcastica e poi sospiro.
«Mi chiedo solo come hai fatto ad avere il coraggio di nasconderlo fino ad oggi» scuoto la testa e le do le spalle.

«Elinor, ero una ragazza quando ho scoperto di essere incinta... E a quei tempi nemmeno sapevo cosa volevo dalla vita»

Ruoto gli occhi nell'udire questa stupida scusa.

«Ero fidanzata con Leonard per volere dei tuoi nonni, ma non era quello che volevo io. E quindi iniziai a comportarmi un po' da ribelle. Bevevo, ballavo in discoteca e... Mi concedevo a qualche sconosciuto» le si incrina la voce mentre io ho solamente voglia di scomparire.

«È capitato, Elinor... A stento ricordo chi sia. Eravamo ubriachi. Aveva un'altra donna... E poi non era nemmeno il tipo giusto che i miei avrebbero approvato...»

«Mamma, ti prego. Smettila!» la interrompo voltandomi verso di lei «Non ti ho chiesto di saperlo. Risparmia il fiato!» sbotto disgustata.
La vita da ragazza di mia madre è l'ultima cosa che voglio sapere!

Mi alzo di scatto dal letto e vado a chiudermi in bagno.

Mi sciaquo il viso. Prendo dei profondi respiri per cercare di calmarmi e di rimanere lucida, ma le lacrime iniziano a prendere di nuovo il sopravvento e mi lascio andare ad un punto rabbioso e disperato.

Non voglio più stare qui!
Voglio andare via, lontano da loro, a costruirmi una nuova vita senza menzogne.

Mi siedo sul pavimento e singhiozzo come non mi è mai successo finora, ma la voce di mio padre che passa in corridoio mi fa ridestare. E quindi mi asciugo il viso ed esco di corsa dal bagno per raggiungerlo.
Solo lui può aiutarmi adesso.
E so che adesso mi odia, che non sono sua figlia e che lui è deluso da mia madre almeno quanto me... Ma sono cresciuta con lui! Gli ho sempre dato retta, l'ho sempre obbedito... Non mi meritavo la cattiveria che ha commesso.
Ma nonostante tutto posso solamente rivolgermi a lui se voglio salvare J.

«Papà» lo chiamo per richiamare la sua attenzione.

Si volta a guardarmi con il telefono attaccato all'orecchio.
Si rende conto che ho bisogno di parlargli e riattacca la chiamata chiedendo scusa alla persona dall'altro capo.
Poi resta in silenzio aspettando che gli dica qualcosa.

«I-io so che ti sei comportato in quel modo con me solamente perché volevi punire mia madre... Ma cosa c'entro io con le sue colpe? Io ho sempre saputo che mio padre fossi tu e ti ho sempre rispettato...»

Abbassa lo sguardo per massaggiarsi le tempie e sospira «Senti: io non mi sono comportato bene con te, hai ragione. E non so cosa ne sarà di noi e di tutta questa farsa che ha messo in piedi tua madre per tutti questi anni...»

«Sì, ha distrutto una famiglia perfetta... Ma io ho bisogno del tuo aiuto adesso» lo interrompo con un tono implorante.

Mi guarda confuso non capendo quale richiesta ho da fargli.

«Devo tirare Jack fuori di prigione e non so a chi rivolgermi o cosa fare...»

Mi blocca mettendomi le mani sulle spalle «Nn puoi fare nulla, Elinor... Quel ragazzo è un criminale ed ha avuto quello che si meritava»

«No, no, no... Jack non è un criminale. Lui ha solamente avuto un passato difficile che tutt'ora ancora lo tormenta... io devo aiutarlo...»

«È impossibile! Presto verrà condannato e non c'è nulla per cambiare quello che la giustizia deve fare»

«No! Io so di poterlo salvare... Perché nessuno mi ha interrogata? Perché nessuno mi ha chiesto di lui o di cosa mi abbia fatto? Non ci vuole una mia denuncia per farlo condannare?» parlo a raffica e col fiatone.

«Ci abbiamo pensato già noi al posto tuo in quanto sei scossa e terrorizzata per l'accaduto...»

«Ma io non sono scossa e terrorizzata!» sbotto urlando.

Lui scuote la testa «Forse è meglio se vai in camera tua a riposare. Ti farà bene» conclude con un tono freddo e strafottente.

Mi lascia da sola in mezzo al corridoio e scompare nel suo studio.

Sono arrabbiata. Altro che scossa e terrorizzata.
Stringo i pugni e sbuffo forte, mentre una mano si posa sulla mia spalla nel tentativo di calmarmi.

Mia madre mi accarezza dolcemente la spalla e mi sussurra: «Ti va di raccontarmi quello che è successo?»

Sono talmente sconfortata che mi lascio andare alla sua carezza e accetto di raccontarle tutto quello che è accaduto tra me e J.

In fondo cosa posso fare se mi ha concepita con un altro uomo? È pur sempre mia madre e non concludo niente ad odiarla per tutto il resto della mia vita.

Mi ascolta in silenzio mentre le parlo di come è nato questo amore folle con J e della mia decisione di scappare e nascondermi con lui.

Non mi giudica. Non è nella posizione di farlo.
Mi dice solamente che se J è davvero quello che voglio allora mi aiuterà a salvarlo.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora