Capitolo 13

21.8K 1K 157
                                    

«Questa carne puzza» dico non appena J mi spiaccica sullo zigomo una fettina di carne fredda e fetida.

«Abbiamo solo questo, sua maestà. Dovrai arrangiarti» risponde, sedendosi accanto a me sul suo letto, appoggiando la testa sulla testiera.

Sbuffo e strizzo gli occhi per il dolore.

«Caspita! Meni forte per essere una timorata di Dio...» ammette ridendo.

«Quella stronza non ha fatto altro che provocarmi per tutto il pomeriggio»

«Posso immaginare... Ma non è la persona giusta con cui fare a botte. Ha praticato box per dieci anni»

«Me ne sono accorta» rispondo acida e mi lascio andare anche io sulla testiera togliendomi il pezzo di carne dallo zigomo.

«Tienilo premuto ancora per qualche minuto, altrimenti si gonfierà» mi ordina.

«Non ci riesco. Puzza troppo»

«Fai come vuoi» alza le spalle e piega le mani dietro la testa facendo alzare di poco la maglia sulla pancia.

Non ricordo nemmeno come mi ha portata qui. Quel pugno che mi ha dato la stronza mi ha praticamente stesa. Ma ora sono un po' sollevata nel vedere che J è qui con me e che non mi stia trattando male.

Lo guardo con la coda dell'occhio.

La maglietta sottile fascia alla perfezione i suoi addominali e i suoi pettorali.

Guardo la peluria sottile sulla pancia scoperta e vedo l'orlo dei suoi slip che fuoriesce dai jeans scuri.

Incrocio le braccia al petto per evitare di toccarlo ancora.

Non voglio che se ne vada e non voglio nemmeno infastidirlo troppo, quindi mi conviene fare la brava.

Volto di poco il capo verso di lui.

Ha gli occhi chiusi e un'espressione calma.

«Hai ancora intenzione di farmi del male, J?» chiedo.

Apre gli occhi e mi rivolge uno sguardo trasversale. Poi li richiude.

«Per il momento no» ammette con un leggero sorriso. Percepisco che non ha più intenzione di farlo.

Sorrido anche io e smetto di guardarlo, perdendomi con lo sguardo nel vuoto a ripensare nuovamente a quello che sarà della mia vita.

«Cosa farai con mio padre?»

«Ora che c'è tutta questa polizia in giro non posso fare proprio nulla. Cazzo, manco avessi rapito la regina Elisabetta» sbuffa infastidito.

«Mi dispiace, J...» mormoro, ma mi zittisce all'istante.

Ha capito che ci sono rimasta profondamente male per quello che ha combinato mio padre e gli sono grata che preferisca cambiare discorso.

Rimaniamo un po' in silenzio, ma il mio cuore scalpita.

La sua vicinanza così limitata mi manda in crisi.

Non credo di poter riuscire a stare ancora con le mani in mano, ma per fortuna riprende lui la parola.

«Ho visto quel finocchio del tuo fidanzato questo pomeriggio» inizia restando sempre con gli occhi chiusi e con un mezzo sorrisetto insolente.

«Walter non è il mio fidanzato»

«Ah no? Tutti dicono che lo è. E si sta dando anche molto da fare per trovarti... Mi ha lasciato sbalordito» mi guarda divertito. Ha voglia di giocare con me. E il suo sguardo da finto "sbalordito" mi fa sorridere.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora