Scendiamo subito di sotto ad accogliere Evelin e Frank che sembrano rilassarsi non appena notano che stiamo bene.
«Sono stata in pensiero per voi tutta la notte» dice la donna abbracciandoci entrambi e poi posa a terra delle buste.
«Vi ho portato delle cose che potranno assolutamente servirvi» aggiunge poi prendendo fiato dato che le buste avevano l'aria di essere molto pesanti.«Come avete passato la notte?» chiede Frank battendo una mano sulla spalla di J.
«Non molto bene... Avevo dimenticato quanto fosse tremendo questo posto» ammette J.
«L'importante è che siete ancora al sicuro» interviene Evelin «E vi ho portato qualcosa da mangiare. Accomodatevi e fate colazione» prende dalla busta alcune brioche incartate e una bottiglia di latte fresco con alcuni bicchieri di carta.
Il mio stomaco subito risponde brontolando non appena sente l'odore delle brioche e l'accetto molto volentieri sedendomi sul divano.
«Vi ho anche portato degli asciugamani, qualche lenzuola, alcuni indumenti che potrebbero starvi bene, spazzolini, dentifricio, bagnoschiuma, qualche panino, merendine e del cioccolato...» fa un elenco completo di tutte le cose che ci sono nelle buste.
«Evelin, grazie mille» dico davvero colpita dalla bontà di questa donna.
«Figurati, cara. È il minimo che ho potuto fare... J è come un figlio per me» e guarda commossa J quasi con le lacrime agli occhi velati dalla preoccupazione e dalla paura.
J l'abbraccia per tranquillizzarla e poi si siede accanto a me per mangiare la brioche calda.
«Avete almeno acqua ed elettricità?» chiede Frank guardandosi intorno.
«Sì, ho manomesso qualcosa per avere almeno l'elettricità, ma per l'acqua calda non ho potuto fare nulla...» risponde J con la bocca piena.
«Okay, allora vado a dare un'occhiata alla caldaia. Spero di riuscire a sistemare qualcosa»
«Vengo con te» lo segue J e io rimango da sola con Evelin che mi versa del latte freddo.
«Come stai?» mi chiede premurosa dopo un po' di silenzio sedendosi accanto a me.
«Preoccupata, ma bene» abbasso lo sguardo sul bicchiere di latte.
Più mi avvicino a J e più ho paura che me lo portino via.
«Aveva appena tre anni quando ci trasferimmo in questo quartiere e me lo ricordo ancora che giocava da solo sul ciglio della strada con una macchinina rotta e sporca di fango. Aveva entrambe le ginocchia sbucciate e un livido sull'occhio destro. Era il periodo in cui io e Frank stavamo cercando di avere un bambino e quindi iniziai ad immaginarmi un figlio che somigliasse proprio a J. Non avevo mai visto un bambino più bello e adorabile di lui. Ma qualcosa nei suoi occhi mi diceva che non viveva affatto bene e che spesso veniva maltrattato... e dopo pochi giorni iniziai a rendermi conto di quello che succedeva in casa sua» deglutisce ancora provata da quei ricordi e io rimango praticamente senza fiato presa nell'ascoltarla.
«Sua madre veniva picchiata ogni santo giorno. A volte mi sembra di sentire ancora le sua grida di pianto che mi fanno rabbrividire e J andava a nascondersi sempre sotto il letto, ma se veniva trovato ce n'erano anche per lui... Ricordo di una notte che lo trovai fuori la porta di casa perché era stato cacciato fuori dal suo patrigno dopo essersi fatto la pipì a letto. Lo lavai, gli preparai una tazza di latte caldo e lo feci dormire insieme a me e Frank. E gli dissi di correre da me ogni qual volta che il suo patrigno iniziasse ad alzare la voce» scuote la testa e cerca di rimandare indietro le lacrime.
Ho il magone.
«E J iniziò a fare proprio come gli avevo detto. Correva in casa mia ogni volta che il compagno di sua madre iniziava ad urlare e a lanciare oggetti e una sera quella povera donna finì anche in ospedale. Seppe di essere rimasta incinta e lui le aveva tagliato la pancia con un coltello»
Mi si stringe il cuore e sbarro gli occhi nel sentire questo racconto raccapricciante.
«Inventai una bugia con J e rimase a casa mia per i tre giorni consecutivi dopodiché io e Frank iniziammo a prendere in considerazione l'idea di denunciare il tutto e adottare J...» sospira profondamente chiudendo per un secondo gli occhi.
«Il suo patrigno non ne fu d'accordo. Appena seppe delle nostre intenzioni ci incendiò la casa e nascose J, dopo aver picchiato pesantemente mio marito rompendogli una costola... Fummo costretti ad andare via e solo Dio sa quanto ho pianto per il piccolo Jack» tira su col naso e si asciuga le lacrime.Sono senza parole. Da quel giorno J ha quella cicatrice sulla faccia ed è andato avanti il suo calvario.
Sono sconvolta e arrabbiata.
Vorrei avere l'opportunità di vedere quell'uomo e finire il lavoro lasciato a metà di J qualche anno fa.Dopo un po' di silenzio Evelin riprende a guardarmi.
«J è un ragazzo forte...» inizia stringendomi la mano «Ne ha passate talmente tante che ho perso il conto... ed ha vissuto troppo di quel tempo da solo e con le compagnie sbagliate che adesso ha bisogno solamente di qualcuno che lo faccia sentire amato. Che gli faccia capire che è capace di poter vivere una vita migliore e di poter cambiare finalmente» mi guarda attentamente negli occhi e man mano i suoi si riempiono ancora una volta di lacrime «Io so che tu puoi riuscirci, Elinor. Altrimenti J non si sarebbe mai messo così in gioco per te» mi confida speranzosa.«I-io l'ho capito. So di cosa ha bisogno J... e non permetterò che soffra ancora o che rimanga da solo» affermo sicura e Evelin mi sorride.
Dopo poco entrano J e Frank portandoci la bella notizia di aver riparato la caldaia e che da adesso abbiamo anche l'acqua calda.
Poi li ringraziamo per la visita e ci avvisano di venire a trovarci nuovamente domani.
E non appena vanno via mi volto verso J e corro verso le sue braccia.
Lo stringo forte e poso la testa sulla sua spalla.J mi bacia sulla tempia e mi abbandono alle sensazioni che mi regala anche in questo momento del tutto innocuo.
«Ti amo, J. E non lascerò che ti portino via da me» gli prometto con determinazione.
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Rapita - parte 1 [In Revisione]
Mystery / ThrillerRapita - Quando ami chi dovresti temere *La versione integrale è disponibile in eBook e cartaceo su Amazon e la storia è leggermente diversa da quella riportata su wattpad* La paura che ti scorre nelle vene. Il tormento che ti impedisce di respirar...