Capitolo 28

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Cerco di ridare un po' di vita a questa casa togliendo la polvere e battendo i cuscini di uno scialbo divano, che ha tutta l'aria di essere più scomodo di quel materasso.

Non ci sono molti mobili al piano di sotto.
Un piano cottura elettrico. Due sedie e un tavolo di legno. Una credenza con gli sportelli rotti e una tv di una vecchia marca.

Lasciamo le finestre chiuse dalle quali passa solamente un sottile filo di luce, e J sta cercando di manomettere il contatore per cercare di avere almeno un po' di elettricità.

E dopo qualche minuto passato a muovere fili e a premere bottoni, finalmente riesce a far accendere quell'unica lampadina che penzola al centro della stanza.

Solamente ora noto che le pareti sono ingiallite e gran parte del parato si è staccato.

«Questa casa cade a pezzi» mormora J raggiungendomi.

«Non possiamo permetterci di più in questo momento, quindi ci conviene farcela bastare» rispondo rifugiandomi tra le sue braccia.

Mi bacia sulla tempia e mi stringe forte.
«Dio, Elinor... Come fai ad essere lo stesso felice in questa catapecchia?» sospira.
Riesco a sentire i suoi pensieri.
So che vorrebbe portarmi nella più belle delle case e permettermi di vivere una vita come l'ho sempre vissuta. Ma adesso non mi interessa il benessere materiale... Perché con lui ho trovato quel benessere interiore che mi è sempre mancato.

«Vivrei anche sotto un ponte con te» ammetto stampandogli un delicato bacio sul collo.

Mi prende il viso tra le sue mani e lo alza verso i suoi occhi «A chi vuoi darla a bere?» ridacchia.

Mi acciglio «Sono seria» e gli do una manata sulla spalla.

«No, no. Tu sei pazza» ride iniziando a ricoprirmi il viso di baci.

Chiudo gli occhi godendomi in pieno la morbidezza delle sue labbra sul mio viso, e stringo le mani sui suoi fianchi tonici.

«Ora però dobbiamo mangiare qualcosa dopodiché devo controllare le tubature dell'acqua...» aggiunge e mi stacco controvoglia da lui.

Apro la busta che ci ha dato Evelin e tiro fuori due panini mentre J cerca di sintonizzare l'antenna della tv.

Non ci mette molto a trovare la frequenza del notiziario e ci accomodiamo sullo scialbo divano per mangiare.

In tv ovviamente si parla della fuga di J e alcuni giornalisti stanno filmando il rifugio dove siamo stati finora.

Parlano di immagini esclusive e che stanno trasmettendo per la prima volta.
Perlustrano lo stanzino con il materasso dove sono stata rinchiusa e trovano la busta nera della spazzatura con all'interno alcune delle mie cose. Vedono una chiazza di sangue sul pavimento grezzo e credono che sia mio mentre invece è di Mike di quel che giorno che le ha prese da J perché voleva violentarmi.
Ne raccolgono un campione per analizzarlo e un giornalista documenta dettagliatamente ogni scoperta.
Scassinano la porta blindata e iniziano a cercare degli indizi all'interno della stanza.
C'è ancora la farina sparsa sul tavolo e le ciotole con l'impasto che aveva fatto J. La tv accesa e il profilattico sporco ai piedi del divano.
Iniziano subito a pensare che sia stata stuprata e continuano a colpevolizzare J, sottolineando il fatto che le forze dell'ordine lo stanno cercando in ogni angolo della città.
Ci comunicano che non può nemmeno scappare perché è finito su tutte le no fly list e di qualunque altro mezzo di trasporto.

Lo stanno facendo passare per un pericoloso criminale, ma io so che J non è così.

Gli stringo la mano e lui mi sorride.

«Andrà tutto bene, J» gli dico.

Annuisce solamente. Sa che non è come dico, ma io non lo lascerò rinchiudere in una gattabuia per il resto dei suoi anni.

Non finisce nemmeno di mangiare che si alza per spegnere la tv e va a controllare le tubature dell'acqua al piano di sopra.

Non cambia molto dal piano di sotto.
Le pareti sono lo stesso ingiallite.
Sul letto c'è un materasso coperto da un lenzuolo impolverato e non ci sono comodini, ne tanto meno un comò.
C'è solamente un armadio che apro e ci trovo solamente qualche vecchio indumento, due cuscini e delle lenzuola spiegazzate.

Prendo i cuscini e li batto un po'. Poi prendo le lenzuola e le apro.
Oltre alla puzza di rinchiuso sembrano essere pulite e quindi scopro il materasso per potercele mettere.

Ho il sospetto che J sia venuto qui altre volte prima di adesso.
E poi si vede che ha vissuto sempre da solo.
È un tutto fare e riesce ad adattarsi in ogni ambiente.

Lo raggiungo in bagno e lo ammiro mentre è di spalle piegato sulle ginocchia a smanettare con le tubature e sospira soddisfatto non appena finisce.

Gli sorrido mentre mi viene incontro.
«Credo di aver messo a posto il necessario... Ma non possiamo stare qui ancora per molto» si passa una mano nei capelli sbuffando.

«Bene! Allora approfittiamo di questo momento dato che presto dovremmo andarcene» gli sussurro sensuale e lo bacio.

Inizialmente sembra ritrarsi al mio bacio, ma io non demordo e poso le mie mani sul suo addome alzandogli la maglia.

Giocherello birichina con le dita sull'attaccatura dei suoi pantaloni e intensifico il mio bacio sulle sue labbra che non hanno intenzione di collaborare.

Sono testarda e quindi lo spingo verso la camera da letto.

J cerca di resistere e la cosa mi infastidisce profondamente.
Quanto ancora devo aprirmi per fargli capire che sto facendo sul serio con lui?

Forse fare l'amore non è fattibile in un frangente come questo, ma è l'unico modo che ho per fargli capire che ci sono. Sono rimasta con lui. E non ho intenzione di farlo andare nei guai.

Lo spingo verso il letto e lui capovolge la situazione facendomi cadere sotto di lui.
Mi blocca i polsi sopra la mia testa.

«Non resistermi!» sbotto cercando di liberarmi.

«Sto cercando di capire, Elinor»

«Ma capire cosa?»

«Se è giusto darti una vita del genere... O se è giusto tenerti qui con me dopo tutto quello che ti ho fatto...»

«Smettila!» lo interrompo «È tutto dannatamente giusto, J... In qualsiasi modo sia andata, è qui che voglio essere»
Sento che allenta la presa sui miei polsi e si china su di me, iniziando a baciare il mio collo con una tremenda lentezza.

«È assurdo che tu possa amare uno come me» mi sussurra sulla pelle.

«Non posso più tornare indietro ormai»
E dopo queste parole finalmente si lascia andare iniziandomi a spogliare.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora