Capitolo 39

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Due settimane dopo...

«E con questo abbiamo finito» dico sospirando mentre mi stiracchio con la schiena tenendo le mani sulle reni.

«Hai fatto un ottimo lavoro» J si avvicina per avvolgermi i fianchi e stamparmi un bacio sulle labbra.

«Ti ringrazio... anche se hai lavorato tu di più» poso le mani sulle sue spalle e mi lascio andare al suo bacio nel bel mezzo della nostra nuova casetta che abbiamo arredato e sistemato con le nostre mani illuminata da poche luci soffuse e romantiche.
Ho già in mente una serata deliziosa per noi due.

Anche se sembrano poche solamente due settimane, ma posso dire che questa casa già sa di noi.
Ci abbiamo messo tutti noi stessi, la nostra fatica e il nostro amore per renderla confortevole e speciale.

Sono felice.
E credo di non esserlo mai stata così tanto.

Vivere con J è la cosa che più avrei sperato in assoluto, è ancora non mi sembra vero di esser diventati una coppia a tutti gli effetti.
Lui che piano cerca di cambiare evitando le sue vecchie amicizie e cercando di ambientarsi in una nuova vita, e io che ce la sto mettendo tutta per fargliela sembrare più facile che mai.

Le sue mani si fanno strada sotto la mia camicetta e il mio corpo reagisce immediatamente con un fremito.

Sono sicura che non mi stancherò mai di lui, delle sue labbra e delle sue carezze.
Perché ogni volta che mi bacia, che mi tocca o che mi guarda sembra sempre come la prima volta. Mi regala emozioni sempre nuove e intense capaci di attivare ogni mia cellula o capacità sensoriale.
Mi elettrizza!

Il bacio e le carezze diventano sempre più piccanti. Gemo sulle sue labbra e mi spinge verso il bordo del tavolo sollevandomi di poco per farmi sedere, facendosi strada tra le mie gambe col suo bacino.
E mentre inzia a sbottornarmi la camicia, il clacson di un'auto fuori casa ci fa staccare.

«Chi può mai essere a quest'ora?» Chiedo mentre J va a sbirciare dalla finestra.

«Sembra proprio che tua madre sia il nostro primo ospite» risponde andando ad aprire la porta.

Scendo dal tavolo riabbottonandomi in fretta la camicia e raggiungo J per accogliere mia madre che ci abbraccia immediatamente contenta di vederci.

«Ragazzi. Vi siete sistemati proprio bene» dice guardandosi intorno meravigliata del lavoro che abbiamo fatto.

«Ti piace davvero?» Chiedo sorpresa richiudendo la porta.

«Certamente. Avete fatto un buon lavoro... Anche se potevate stare da noi. Abbiamo camere a sufficienza...» Inizia, ma la interrompo subito.

«Mamma. Ne abbiamo già parlato» Sbotto e J mi accarezza la spalla per farmi stare calma.

«Ma lo dico per voi. Siete solamente due ragazzi e dovete farvi carico di spese e bollette...» continua.

«Sono sicuro che ce la faremo senza problemi, signora Kennedy» risponde J tirandomi verso il suo fianco «E la ringraziamo infinitamente per la proposta che ci ha fatto. Ma io e Elinor ci troviamo molto bene qui in questa casa» mi guarda per un attimo relegandomi un tenero sorriso e mia madre si arrende.

Anche se ha deciso di tornare a casa di mio padre "adottivo" annullando la separazione per il bene degli affari che hanno in comune. Ma non penso che il loro rapporto possa sistemarsi.
Si fingono una coppia davanti alla gente, ma nell'intimo sembrano non conoscersi affatto.
Mio padre è ancora profondamente deluso, tanto da non riuscire più a trattarmi o a guardarmi come faceva prima.

È per questo che ho declinato l'offerta di restare in quella casa.
Non potevo convivere con la loro freddezza e non potevo imporre a J di entrare a far parte in un mondo che non riesce a sentire suo.

Rapita - parte 1 [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora