Capitolo 4 - Oxo

1.3K 102 27
                                    

Alla fine delle lezioni, gli alunni, stanchi e svogliati, si avviarono verso l'uscita con le cartelle piene di libri.

"Ehi Loto, ciao!" disse una voce familiare quanto inquietante. "Bei capelli..."

Loto si girò di scatto e quando si rese conto di chi era la voce fece un balzo indietro, spaventata. Sara aveva la sua età e frequentavano gli stessi corsi, era bionda e sempre vestita alla moda grazie a suo padre, un grosso imprenditore locale, che non le aveva mai fatto mancare nulla. Inoltre era la ragazza più antipatica della scuola e con Loto non erano mai andate d'accordo.

Un attimo dopo non riuscì a trattenere una faccia schifata quando vide una tarantola nera e pelosa camminare sulla sua spalla. Sara invece era impassibile, forse ignara del ragno gigante.

"Cosa c'è?" chiese l'altra guardando nella stessa direzione in cui guardava Loto, poi, le restituì uno sguardo confuso.

"Ehm, niente..." disse deglutendo a fatica e mettendo più distanza possibile fra lei e Sara.

La ragazza per quanto riuscisse ad essere dolce e gentile con i professori, si trasformava in una iena quando si trattava di rivolgere parola a quelli come Loto e lei dal canto suo, per quella giornata ne aveva già avute abbastanza. Bastava John con i suoi sbalzi d'umore, le faceva girare la testa.

"Posso parlarti?" le domandò.

Loto si fermò come pietrificata, senza riuscire a trattenere un'espressione confusa. "Certo." disse guardandosi intorno. 

"Chi è quel ragazzo che era sull'autobus con te, stamattina?"

"Mio cugino" rispose senza guardarla e cercando di depistarla. "Anzi, devo proprio andare perché mi sta aspettando..."

"Ma..."

Sara non ebbe modo di finire la frase, Loto era ormai fuori portata d'orecchio.

Corse alla fermata dell'autobus ma non trovò John ad attenderla e un senso di crescente delusione si fece spazio dentro di lei... Voleva parlargli e chiarire la situazione. Nonostante le sue accuse le avessero fatto davvero male come se le avesse dato un calcio in pieno stomaco, era certa di non comportarsi come una bambina ma John doveva capire che aveva altri problemi più importanti a cui pensare, ad esempio gli esami di fine anno.

Andò a casa a piedi: lo faceva spesso perché non sopportava l'odore di sudore e plastica dell'autobus troppo piccolo per contenere così tanti ormoni.

Concesse a se stessa tutto il tempo per osservare ciò che la circondava, tolse la felpa per godersi quella giornata di sole e si assicurò di avere un'espressione non troppo stupita sulla faccia.

Più tardi del solito arrivò a casa, affamata e appena Loto sedette a tavola, il nonno scoppiò in una risata fragorosa. Diventava sempre rosso in faccia quando rideva. La nipote non poté resistergli e rise scaricando la tensione della giornata.

"Allora, piccola mia... Com'è andata?" chiese il nonno, asciugandosi le lacrime col tovagliolo.

"Terribile! Stancante! Ho trovato John alla fermata che mi ha detto dei capelli, ma era troppo tardi per tornare a casa." Spiegò spezzando un grissino. "Allora è venuto a scuola con me, ho detto a tutti che era mio cugino e che era stato lui a farmi questo scherzo. Ma mi spiegate cos'è stato a ridurmi così?" disse toccandosi i capelli. "Pensavo che quella roba fosse marmellata."

"No, era la Pozione Mirtilliam, della zia Flora" rispose Beth.

"Chi è la zia Flora?" domandò la ragazza sorpresa.

"È una ninfa ed è tua zia, vive nella torre." disse Beth indicando un punto verso il soffitto.

"Una... Torre? Io non l'ho mai vista!"

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora