Capitolo 16 - Liberum Coscientiam

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Nonostante il tempo passasse lentamente e la voce del professore fosse più soporifera che interessante, riuscì a tenere gli occhi aperti anche se la sua mente continuava a vagare per i boschi intorno all'Abbazia.

A fine lezione, trattenere gli sbadigli fu impresa difficile, ma riuscì a comportarsi bene ed ebbe modo di porgergli le sue scuse, e il professore le accettò con gentilezza.

Le ragazze si trascinarono fino alla sala, era ora di cenare. Loto sentiva gli occhi pesanti sotto il peso della noia e avrebbe di gran lunga preferito andare fuori a passeggiare, anziché starsene al chiuso per tutto il giorno.

Sedute di fronte ad altro buon cibo, decise di porre infinite domande a Iridis sulla vita ad Anthea, sui maghi e le ninfe che la popolavano. Era come se conoscesse da sempre quella ragazza.

«Senti...» cominciò timida Iridis. «Questa mattina, quando mi hai detto della bambina...»

«Mi dispiace, ho notato che sei cambiata quando ti ho detto quella frase ma non volevo offenderti, anzi».

«Non mi hai offesa» disse, senza guardarla dritta negli occhi. «Quella bambina mi assomiglia perché sono io. Ero in braccio alla mia mamma» Il sorriso si spense sulle sue labbra. «Lei ora non c'è più».

«Mi dispiace» disse Loto. «Neanche io ho il papà. Anzi, non l'ho mai conosciuto».

«Davvero?» chiese, i suoi occhi si accesero di curiosità.

«Ho vissuto con mia mamma e il nonno» spiegò Loto. «E da poco ho conosciuto anche mia zia Flora, che viveva in casa, ma non sapevo fosse una ninfa».

«Come mai non lo sapevi?»

«Perché c'è una strana legge che dice che gli umani possono sapere di appartenere a questo mondo solo a quattordici anni».

«Capisco...» commentò Iridis. «Insomma, non lo capisco del tutto ma sarebbe bello che noi e gli umani tornassimo di nuovo amici, come un tempo».

«Già, sarebbe più facile per tutti» rispose pensierosa Loto. «Senti, questa mattina, alla fine della lezione sono stata svegliata da un ragazzo. Era alto, aveva i capelli blu, come una notte stellata. So che sembra strano ma mi è parso che avesse delle stelle fra le ciocche. Lo conosci?»

«È Noctis. È davvero bizzarro che ti abbia parlato, non lo fa con nessuno» Iridis soffocò a stento una risata. «Si vede che russavi e lo hai disturbato».

«Io non russo!» ribatté offesa, e scoppiarono a ridere. Loto sentì di nuovo quella strana sensazione di leggerezza.

Continuarono le loro confidenze, Iridis non smetteva di farle domande sulla scuola, i ragazzi della sua età, le feste e la musica. Era affascinata dal mondo di Loto e le promise che una volta adulte, sarebbero tornate a Rockwood insieme.

Peacock apparve dal nulla, rovinando il clima festoso, Loto percepì subito la sua ostilità, non le aveva ancora perdonato il comportamento di quella mattina.

«Avete finito?»

«Peack, perché non ti siedi un po' con noi?» chiese Iridis masticando una fetta biscottata.

Peacock le lanciò uno sguardo ammonitore ma Iridis non si fece intimidire. Infine si rivolse a Loto. «Forza, dobbiamo andare».

«Dove?» chiese Loto.

«Dobbiamo andare. Non sei nella posizione di fare tante domande tu».

Le due amiche si salutarono e promisero di vedersi il giorno seguente.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora