Capitolo 21 - Archezo

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Parecchio tempo dopo, il ticchettio ritmico di una goccia che si univa a una pozzanghera lo svegliò dal sonno pesante e pieno di incubi. Era dolorante e disorientato.

Dov'era finito? Era morto? Cosa era successo?

Una finestra in alto gli diede conforto. Provò a muovere prima un piede e poi l'altro, le ginocchia e le mani, tastò il viso.

Tutto sembrava al posto giusto. Tremendamente indolenzito, ma al posto giusto. Era ammaccato e graffiato, una guancia era troppo gonfia rispetto alla normale dimensione, ma sentirsi così pesante voleva dire che era ancora nel mondo dei vivi.

Provò a fare mente locale della situazione. Quanto tempo era stato li? Cos'era successo? Dov'erano finiti gli zombie?

Tutti i ricordi confusi sembravano frutto di una mente malata e ebbra di fantasia. Non era da lui.

Sentì un rumore di passi che si avvicinavano alla porta e rimase in silenzio. Non sapeva come agire.

«Sveglia principessa» disse una voce svogliata ma severa.

La porta si aprì, la luce bianca invase la cella, John si coprì il volto con un braccio.

«Datti una mossa, alzati! Dobbiamo parlare!»

Uscì dalla cella sorretto da due Archema. Ogni parte del suo corpo gli faceva male.

Il corridoio illuminato si allungava davanti a lui e per un momento pensò di non potercela fare a percorrerlo tutto.

Lo portarono dentro una stanza con una grata sul soffitto che avvalorò la sua tesi di essere in un sotterraneo.

Sul tavolo davanti a lui c'era del cibo e dell'acqua. Lo lasciarono solo. Il suo corpo chiedeva di essere idratato e lo stomaco urlava di dolore per il troppo tempo senza nutrimento.

Azzannò tutto quello che riuscì a trangugiare come un lupo affamato.

Poco dopo entrò qualcuno, un Archema nella classica divisa che lasciava il viso anonimo. Si sedette davanti a lui e attese, con un sorriso beffardo, che finisse di mangiare.

«Ti abbiamo trovato mentre degli Archezo stavano cercando di massacrarti di botte. Eri svenuto e coperto di vomito dalla testa ai piedi» disse, la voce roca e aggressiva come un leone pronto ad attaccare la preda. «Cosa ci facevi li?»

«Ero parte della spedizione».

«E dove sono tutti gli altri? A quanto ne so, eravate circa una ventina. Gli altri diciannove?» chiese curioso.

«Non lo so».

L'Archema diede un pugno sul tavolo che lo fece sussultare sulla sedia.

«E come mai sei l'unico sopravvissuto?» chiese sibilando. «Come mai non hai usato il metodo insegnato per difenderti dagli Archezo?»

Fece spallucce, non riusciva a trovare una risposta plausibile da dare.

«Ti abbiamo trovato nudo, quasi in fin di vita. Nel cimitero c'era un'enorme buca di terra piena di cadaveri e lì vicino... prova ad indovinare? Una divisa che in teoria avresti dovuto portare tu».

Fece il giro del tavolo e con un sussurro disse: «Allora, me la dici o no la verità? O devo spaccarti la faccia?»

«Ero con gli altri e stavamo scavando le buche mentre...»

«Tu menti!» urlò, sbattendo ancora il pugno sul tavolo. «Per chi lavori?»

«Per Mr. Ego».

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora