Capitolo 44 - E guerra sia!

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«Fatevi avanti, forza. Siete circondati!» ripeté Mr. Ego.

La sua voce rimbombò per quella terra desolata di cenere e fumo. Il bosco circostante era saturo di odori di morte. Mr. Ego non era mai stato così fiero del suo lavoro come in quel momento.

Circa duemila Archezo erano pronti ad attaccare e millecinquecento Archema tendevano le loro frecce verso il nemico, in netto svantaggio. I guerrieri di Anthea erano meno di mille e non ce l'avrebbero mai fatta.

Un senso di sicurezza gli cresceva dentro. Non avevano scampo. I suoi uomini gli avevano rivelato che la ragazza era andata in cerca di alleanza chiedendo aiuto ai Ghemor, lui invece aveva mandato i suoi uomini a sterminare quel popolo di inetti traditori.

Erano stati polverizzati ma loro non potevano saperlo, era la sua sorpresa finale, come i fuochi d'artificio alla fine di una festa.

«Vi aspetto, amici cari...» li incalzò. «Sono contento di notare che la vostra tuta si mimetizzi bene... anche se sembrate dei folletti!»

La sua risata echeggiò nuovamente nel silenzio di quel deserto. Sentiva la presenza di moltissimi occhi puntati su di lui. Era al centro dell'attenzione, l'unico protagonista di quel meraviglioso atto finale.

Il sole gli scaldava la pelle, in effetti cominciava ad avere caldo ma non si sarebbe mosso per nulla al mondo da quella postazione. Fece qualche passo in avanti. Le cenere scricchiolò sotto le sue scarpe di cuoio italiano. L'odore del fuoco. Ne era sempre andato pazzo.

Con le mani giunte dietro la schiena continuò a camminare verso i folletti verdi. Ripensò a suo padre e si chiese se lo avrebbe guardato con ammirazione ora che aveva la vittoria in pugno; gli aveva sempre insegnato che il potere e la fama sono le uniche cose necessarie per vivere: il potere dona forza e la fama porta dappertutto.

Ma aveva torto... L'unica cosa davvero importante era la vita eterna, altrimenti come avrebbe potuto godere a pieno di tutto quel potere accumulato negli anni?

Se suo padre non avesse fallito, probabilmente ora non sarebbe toccato a lui sporcarsi le mani. Ma qualcuno doveva pur farlo...

Un granello di cenere gli volò davanti agli occhi e finì per appoggiarsi sul suo completo a righe bianche e nere. Con il dorso della mano e un'espressione annoiata lo spazzò via e tornò a guardare di fronte a sé.

«Piccoli folletti, con verdi berretti. Il bosco difendete dal mostro che ha tanta sete. Danzate la notte... com'è che continua?» chiese corrugando la fronte. «Ah, una filastrocca che la mia piccola Sara ha imparato a scuola. Anche tu la sai Loto? Se non sbaglio siete coetanee...»

Loto era accucciata dietro a un albero, sentiva la sua voce melliflua entrarle nel cervello. Si guardò intorno e i suoi compagni la squadrarono, Peacock le cinse le spalle con un braccio.

«Stai calma» le sussurrò all'orecchio.

«Andiamo, ragazzi! O uscite o vi faccio tagliare la gola» aggiunse con voce roca e profonda. «Dipende se volete morire subito o se volete fare quattro chiacchiere. Io personalmente prima di uccidere qualcuno preferisco conoscerlo meglio, non si sa mai nella vita... Le vie del Signore sono infinite!» sbottò ridendo.

«Cosa facciamo?» chiese Maui sussurrando.

Si trovava a poca distanza da Loto e stava rivolgendo la domanda a Peacock e Sarus che le erano vicini. Sentiva tantissimi occhi puntati su di sé mentre brividi gelidi le correvano lungo la schiena. In quel momento avrebbe preferito di gran lunga correre piuttosto che rimanere in attesa.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora