Capitolo 17 - Il Lago Lunare

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L'estate giunse alla fine portando con sé giornate sempre più corte e aria fredda; l'unica cosa invariata erano le lezioni noiose e monotone del professor Ibisco. Ma oltre alla monotonia, Loto cominciò a notare qualcosa di strano...

Per non prendere sonno, un giorno in cui fuori pioveva e il cielo era grigio piombo, Loto cominciò a sfogliare distrattamente i suoi appunti e vide che ciò che il professore stava spiegando in quel momento, era lo stesso argomento che aveva scritto nell'Infinitybook all'inizio dell'anno.

Il primo giorno che si accorse di questa stranezza, pensò fosse un caso alquanto ambiguo ma il giorno seguente e quello dopo, fu ovvio che qualcosa non quadrava. I suoi compagni di lezione erano intontiti dalla monotona litania del professore e prendevano appunti meccanicamente, nessuno all'infuori di Loto si accorse delle ripetizioni.

Fece passare una settimana prima di fare qualcosa: voleva avere le prove necessarie per poter esporre la sua tesi a qualcuno.

Peacock era sparita da un po' di tempo. Loto pensò che il suo ruolo fosse quello di "allineare" altre nuove leve e quindi fosse impegnata nei dormitori, ma c'era da dire che non aveva notato nessun cambiamento numerico rispetto a quando era arrivata, così cominciò a diventare sospettosa.

Una mattina decise di saltare la lezione, disse a Iridis che aveva lasciato il suo Infinitybook in camera e doveva andare a prenderlo, lei non fece domande così fu libera di andare a cercare Peacock.

Era una giornata triste e umida, il bosco era avvolto nella nebbia e il freddo cominciava a diventare pungente.

Loto si insinuò fra i vari corridoi di libri, in cui ninfe e maghi leggevano o parlavano sottovoce per non disturbare chi stava studiando. Al suo passaggio nessuno di loro alzava gli occhi, a volte capitava che i più piccoli, nelle giornate piovose, giocassero a nascondino; questo le rese più semplice il tragitto, facendola sentire un fantasma.

«Scusi, mi saprebbe indicare la zona...» chiese a un mago.

«Di là.» rispose lui, mentre leggeva le pagine di un libro intitolato "La fauna dell'Antartide", senza farle finire la domanda. Loto si diresse nella direzione indicata.

Alla fine del corridoio e alla sua destra si aprì uno spazio nuovo; circondato da scaffali alti, c'erano cinque poltrone intorno a un misero tavolino, sulla parete di fronte c'era un camino acceso che diffondeva un tiepido calore.

Un pavone planò sopra la sua testa facendola sussultare e destando l'attenzione di Peacock che occupava una delle poltrone, intenta a leggere un libro.

Vedendola, chiuse di scatto il libro e la guardò, nervosa.

«Che ci fai qui?» chiese l'altra alzandosi e buttando il libro sulla poltrona. «Dovresti essere a lezione».

«Ho bisogno di parlarti da sola» disse Loto fingendo sicurezza. «Sta succedendo qualcosa di strano».

«Strano? In che senso?» chiese. «È un altro gioco fra te e Iridis?»

Loto scosse il capo. Li dentro non si sentiva al sicuro, anche se erano sole, c'era troppo silenzio.

«Possiamo uscire da qui?»

Peacock le lanciò uno sguardo confuso, infine annuì. «Vieni con me».

Una signora piuttosto robusta arrivò proprio in quel momento per sistemare la zona studio, Peacock le fece cenno di stare zitta e attesero che la cameriera si togliesse dai piedi.

Una volta sole, Peacock andò verso la parete, di fianco al camino: spostò una teca e premette contro il muro che rivelò una porta piccola e stretta, invisibile alle persone ignare della sua esistenza.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora