Capitolo 36 - Risveglio

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 «Dove sono?» Loto si svegliò di soprassalto, confusa e impaurita. Aveva la vista annebbiata e il cuore le batteva all'impazzata.

Il flash della sua casa che esplodeva, lei e Aghelio che riuscivano a mettersi in salvo. Sua madre che le diceva di scappare.

«Stai tranquilla» sussurrò una voce familiare, tenendole una mano sulla fronte.

«Nonno!» esclamò. «La mamma.... Dov'è?»

Loto si alzò a sedere e si guardò intorno nella speranza di scorgere il suo viso. Un giramento di testa l'assalì all'improvviso costringendola a stendersi nuovamente.

Era di nuovo ad Anthea.

«È nella sala comune» disse il nonno strizzando un panno bagnato da metterle sulla fronte. Loto fece un ampio respiro.

«Mi sei mancata» disse il nonno rincuorato di vederla sana e salva.

«Come stai nonno?» domandò cercando di calmare il battito del cuore.

«Io sto bene e tua madre anche».

«Dove sono?»

La stanza in cui si trovava era enorme e ampie finestre facevano entrare la luce naturale, dando l'impressione che il bosco continuasse anche li dentro.

«Sei nella nuova infermeria dell'Abbazia. Abbiamo dovuto ampliare questa zona, sacrificando parte della biblioteca... Gli Archema stanno facendo delle imboscate e questo provoca notevoli feriti. Molti di loro non erano addestrati e ora sono qui».

Loto vide che c'erano tre file di letti e la metà di essi erano occupati da sagome che non riconosceva. C'erano candele accese con le fiamme dai colori diversi: gialle, verdi, rosse e blu; una era appena diventata bianca. Erano posizionate sopra ai comodini di fianco ai letti occupati e girandosi vide che ce n'era uno anche sul suo.

Il nonno si chinò verso la fiammella rossa.

«Cosa significano i colori?»

«Ogni colore indica uno stato diverso della convalescenza. Rossa vuol dire che il paziente non è grave ma necessita di molto riposo, verde che ha ferite ancora da rimarginare...»

«E bianca?» domandò indicando il letto in fondo.

Il viso del nonno si fece scuro e Loto capì il significato. Il nonno sbuffò scuotendo il capo, era stanco.

Poco dopo arrivarono due ninfe anziane, coprirono la salma con un lenzuolo bianco e chiamarono dei maghi che trasportarono il letto fuori dall'infermeria.

«Devi riposarti adesso. Ti sei sforzata troppo».

Ma Loto non gli diede ascolto. «Ho visto la nostra casa esplodere... È scoppiata come un petardo».

Poi le venne in mente il motivo per cui era tornata a casa e il sangue le si gelò nelle vene. «John!» esclamò rompendo il silenzio della stanza. Alcuni pazienti si mossero nel letto ma nessuno di loro si svegliò. «Dov'è finito nonno? È anche lui qui?»

Un senso di vuoto la attanagliò, quando vide il nonno che scuoteva tristemente la testa.

«Eri da poco partita e John faceva discorsi strani, diceva a Beth che doveva andarsene, doveva venire qui, dove avrebbe trovato protezione. Così lei è partita riluttante» spiegò il nonno. «Abbiamo motivo di pensare che lo hanno preso come ostaggio. Credo... si sia sacrificato per noi. Non voleva che prendessero Beth».

Loto lo guardava disorientata senza sapere cosa dire. Si alzò quel poco che le permise di abbracciarlo e lui ricambiò con affetto. La nipote si portò una mano al collo in cerca della Lacrima della Fenice. Era ancora lì, la sentiva attraverso il tessuto del pigiama.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora