Capitolo 7 - Archema

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C'era qualcosa in quello sguardo furtivo, mentre si aggirava per il bosco silenzioso e guardingo. Finalmente lo aveva trovato e poteva compiere la sua missione, senza fallire un'ulteriore volta.

Aveva cercato di farlo fuori come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Gli era scappato una volta e aveva fallito, per quel motivo voleva finire il lavoro da solo. Morire nel tentativo di diventare il suo fidato braccio destro era meglio di una morte dolorosa, scatenata dalla sua ira. Un moto di nervoso lo attraversò come una scossa elettrica, non sopportava l'idea di aver già sbagliato.

Si mosse circospetto nel bosco senza fare alcun rumore, fino al limite del giardino, non poteva andare avanti ancora per molto, prima o poi avrebbe dovuto decidersi.

Sapeva di avere poco tempo, ma stava solo aspettando il momento giusto. 

Arrivò al limite della vegetazione, li dove l'ombra lo celava da occhi indiscreti. Vide la casa, le luci erano accese. Si sfilò l'arco che aveva a tracolla, lo posizionò, tirò fuori una freccia con lentezza e, senza fare rumore cercò di rilassare il respiro. Era la parte che preferiva, quella in cui frapponeva una freccia fra il suo occhio e la preda. In quel caso una preda grossa e preziosa.

Incoccò la freccia. Ancorò le dita e tese la corda, al culmine dell'inspirazione. Respirò ancora e rimase immobile. Attimi infinitesimali in cui si sentiva libero, potente...

Scoccò la freccia ma qualcosa lo urtò violentemente e questo gli fece mancare il bersaglio. La freccia compì una parabola e andò a conficcarsi in mezzo ad un cespuglio con un fruscio, mancando il bersaglio di almeno venti metri. 

Tese le orecchie. Silenzio. Era solo nel bosco, nessun rumore ad indicare che fosse stato scoperto.

Prese un'altra freccia e ripeté l'azione, con molta più attenzione di prima. Mirò il bersaglio dritto davanti a lui, calcolò l'assenza di vento. Tese la corda, ma prima di arrivare a metà, qualcosa lo colpì di nuovo.

Una volta, due, tre volte... Non riusciva a vedere nell'oscurità. Non riusciva a capire cosa diavolo stesse succedendo. Leggeri fruscii alle sue spalle, non era solo, come aveva potuto pensarlo... Eppure qualcosa era stato. Un formicolio.

Il suo cuore cominciò a battere veloce preda del panico. Cercò di scappare, ma cadde a terra, come se le sue gambe si fossero trasformate in pezzi di legno. Iniziò a sudare. Sentiva l'odore della terra che gli riempiva la bocca e la gola, l'aria calda che percorreva la sua trachea. La lingua gli si gonfiò in bocca, e nonostante cercasse di andarsene da quel luogo, gli arti non rispondevano e un terrore profondo gli crebbe dentro. Nessuno a cui chiedere aiuto, nessuno che venisse a salvarlo. Chi era stato ad attaccarlo?

Ma non trovò risposta, il buio lo sorprese ancor prima di rendersi conto che la fine era imminente.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora