Epilogo

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E soprattutto, guardate con gli occhi scintillanti

tutto il mondo intorno a voi perché i più grandi segreti sono sempre nascosti nei posti più improbabili.

Coloro che non credono nella magia

non potranno mai trovarla.

Roald Dahl


«Eccola che si sveglia...» sussurrò il nonno stringendole delicatamente una mano.

«Tesoro, siamo qui» disse Beth con le lacrime agli occhi. «È ancora debole, ha rischiato grosso questa volta. Possibile che sia sempre così maldestra?»

Loto riconobbe la voce di sua madre, fingeva di essere arrabbiata ma aveva una certa allegri nella voce. Non riusciva ad aprire le palpebre, sembravano pesanti e incollate fra loro. Mugugnò qualcosa, aveva sete ma non riuscì a dire nulla.

«Dai Beth, poteva capitare a chiunque. È stata fortunata se è qui e dobbiamo esserne grati».

«Sì, hai ragione» annuì la donna.

«Tesoro, ci senti?» chiese in un sussurro.

«Forse non ha le forze per parlare, lasciamola risposare».

Fece per aprire bocca ma le sue labbra erano secche, la gola bruciava come se fosse in fiamme ma le voci si fecero di nuovo lontane e il buio l'avvolse.

Loto si svegliò di notte, cercò di mettere a fuoco e vide la sagoma della finestra proiettata sul soffitto della stanza: un lampione emanava luce fredda mentre tutto intorno a lei taceva.

Abbassò gli occhi per cercare di capire dove fosse e cosa stesse succedendo.

Alzò la testa dal cuscino e una lieve vertigine si impadronì di lei. Tutto era buio nella stanza, c'era odore di disinfettante e cibo da ospedale.

Sua mamma dormiva in una posizione scomoda sulla poltrona ai piedi del letto, un libro aperto a metà appoggiato sullo sterno mentre si alzava e abbassava a ritmo del suo respiro.

I tubicini trasparenti le entravano nel naso, un ago nascosto dallo scotch le penetrava nella mano, il contabattiti era arpionato al suo indice.

Le coperte erano troppo ruvide, l'aria condizionata sparava aria fredda per tutta la stanza, facendole venire la pelle d'oca. Sul comodino c'erano bottigliette d'acqua, un libro e gli occhiali del nonno.

Le tornò un leggero capogiro e lo stomaco cominciò a brontolare.

Da quanto tempo non mangiava qualcosa di solido?

Tolse la coperta che le copriva le gambe, fece scivolare giù prima una gamba e poi l'altra; che erano deboli e non erano in grado di sorreggerla. Rimase seduta per un tempo indefinito ascoltando il respiro di Beth poi però la stanchezza le cadde addosso e si infilò sotto le coperte attendendo che il sonno la investisse ancora.

Quando aprì gli occhi il sole era alto nel cielo e la stanza calda, rischiarata da colori luminosi. Il nonno era lì con la sua pipa spenta in bocca, mentre leggeva il giornale.

«Ciao nonno» disse con voce flebile.

«Piccola mia, come stai?» chiese ripiegando per bene il giornale e andandole a baciare la fronte.

«Ho visto momenti migliori...»

Il nonno rise della battuta, i suoi occhi si illuminarono di gioia.

Anthea #WATTYS2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora