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La donna di fronte a loro li guardava come se avesse visto due extraterrestri ma quello che Velvet non sapeva era che la sua faccia stupita era in realtà dovuta al fatto che non aveva mai visto Richard fare un gesto premuroso nei confronti di qualcuno.
"Avete bisogno di aiuto?"
"No, Louisa. Puoi andare" le disse secco, lui. E così lei lo accontentò, lasciandoli soli.

Vedendo quella donna, Velvet non sentì più il freddo del ghiaccio o la pressione che stava applicando Richard.
Un'altra. Un'altra donna era in casa sua. La stessa morsa allo stomaco che lo aveva preso vedendo Therese, si era riproposta più forte e continuava a dirsi che l'unica spiegazione era che le dava fastidio che solo lei venisse trattata come un'appestata.

Due donne. Non poteva crederci.
"Chissà se per organizzare gli appuntamenti da i numerini come al supermercato" pensò tra sé e sé.

"Cosa?" Le chiese Richard.
La bocca di Velvet aveva assunto la forma di una O perfetta. Lo aveva detto ad alta voce.
"Nulla" borbottò poggiando di più la fronte contro il ghiaccio perché si sentiva il viso in fiamme.
"Hai detto qualcosa sul dare i numerini come al supermercato." Le rispose lui infastidito aumentando leggermente la pressione sull'impacco di ghiaccio e facendo trasalire Velvet.
"Ehi! Potresti essere anche un pò più delicato"
"Se tu mi rispondessi magari"
"Mi riferivo a tutte le tue fidanzate. Mi chiedevo come facessi ad organizzare tutti i tuoi appuntamenti" borbottò lei, incapace di fermare la sua curiosità e la sua lingua lunga.

"E chi sarebbero le mie fidanzate?"
"Therese e questa Louisa, no?" Sbuffò ovvia.
E inaspettatamente sentì una breve risata uscire dalle sue labbra.
"Mia madre mi aveva detto che Louisa aveva circa cinquant'anni ma se avessi saputo che se li portava così bene, ci avrei provato con lei tra una spolverata e l'altra".
Oh. Era la sua domestica. Velvet era tanto presa dal fastidio di trovarsi di fronte un'altra donna che non aveva fatto caso al fatto che effettivamente non era più una donna giovanissima.
Se possibile le guance le si arrossarono ancora di più e fu contenta che lui non potesse verderla.
"Beh meglio per te. Era un pò troppo bionda per te"
Lo vide cercare di trattenere un altro sorriso serrando le labbra.
"E che tipo ci vedresti accanto a me?"

Fortunatamente Louisa era arrivata a salvarla. Già le stava più simpatica rispetto a qualche minuto prima: aveva un tempismo notevole.
"Le ho portato una crema per le contusioni. Eviterà che le esca un bel livido".
La passò a Velvet che la ringraziò. Una piccola parte di sé sperava che Richard le avesse proposto di spalmargliela però lui era tornato ad essere silenzioso e imperturbabile come al solito.

L'arrivo della sua domestica aveva distrutto quella piccola bolla di serenità che si erano creati e a Velvet di certo non era sfuggito il fatto che avesse appositamente sorvolato sulla questione Therese.

"Allora signorina, resta a cena con noi?" le chiese la donna con tono gentile.
"Mi chiami pure Velvet. Non sono abituata a tutti questi formalismi". Questo non era del tutto vero però non era reato omettere un piccolo particolare.
"Bene Velvet. Allora, resti?"
"No lei non resterà a cena con noi" intervenne Richard con tono grave prima di abbandonare la stanza e lasciare le due donne alquanto basite.
"Lo perdoni. Gli ci vuole tempo per uscire dal suo guscio".
"Può restarsene lì dov'è. Grazie per l'offerta Louisa, magari una volta potremmo vederci per un the." Disse lei alzandosi e lasciando una carezza a Kiro che sembrò apprezzare molto il gesto che ricambiò scodinzolando la coda in maniera energica.

Richard rintanato nel suo studio iniziò a rimuginare su quanto gli era successo.
Era stupito del suo stesso comportamento: da un lato aveva agito così par farla tacere; Velvet continuava a blaterare e dargli implicitamente dell'idiota. Un'altra parte di sé, però, si era preoccupata all'idea che potesse essersi fatta male sul serio. Non poteva constatare da sé se si era fatta male davvero però la madre, quando lui e suo fratello cadevano, gli metteva sempre del ghiaccio premendo sul punto dolente per evitare di fargli avere un bernoccolo.

Quando aveva poggiato il canovaccio sulla fronte di Velvet, il suo fiato caldo gli aveva sfiorato la parte interna del polso provocandogli un leggero brivido ma l'arrivo di Louisa, l'aveva fatto tornare con i piedi per terra.
Non era proprio riuscito a trattenersi quando lei gli aveva fatto capire che pensava che la sua domestica fosse una delle sue fidanzate e l'idea che in un certo senso Velvet potesse provare per lui qualcosa di simile alla gelosia, lo aveva lusingato.
Per un attimo si era considerato di nuovo una persona normale, qualcuno per cui una donna poteva provare qualcosa di più che semplice pena ma poi tutto era sfumato.
Lui sarebbe sempre rimasto un non vedente e non voleva entrare nella vita di qualcuno solo per essere un peso.

Kiro, spostò la porta con il muso facendo il suo ingresso nelka stanza e si mise ai piedi di Richard leccandogli la mano.
"Le vuoi già bene, eh?"
E Kiro abbaiò come se stesse rispondendo.
"Ma lei non può stare con noi. Saremo sempre io e te"
Il suo amico non sembrava molto d'accordo con le sue parole e uggiolò in risposta.

Nel frattempo Velvet era rientrata a casa sua ed era passata in bagno specchiandosi per vedere un livido che si stava formando sulla sua pelle.
Sospirò e si spalmò un pò della pomata che le aveva dato Louisa con la promessa di restituirla il giorno dopo.
Mise a posto la spesa e si preparò un panino mangiandolo davanti alla tv in compagnia di un film horror che non la colpì più di tanto.

Purtroppo per lei finì con l'addormentarsi di nuovo sul divano e il giorno dopo, oltre a svegliarsi di cattivo umore per gli incubi che l'avevano accompagnata tutto il tempo, aveva anche tutto il collo bloccato.
Riuscì ad uscire in orario per essere puntuale ma era ancora troppo addormentata per provare a scendere le scale così si fermò davanti alle porte dell'ascensore. Dopo qualche secondo sentì una porta aprirsi e poi le zampe di Kiro sul pavimento.
Quando lui e il suo padrone le furono a fianco salutò il primo con una carezza dietro l'orecchio e l'altro con un buongiorno di circostanza.
Richard rispose e subito dopo iniziò a starnutire. In effetti non aveva una bella cera: il naso rosso, e un pò di occhiaie sotto gli occhi.

"Ti senti bene?"
"Mai stato meglio" borbottò lui prima di starnutire di nuovo.
"Sei sicuro che non faresti meglio a rimanere a casa?"
"E magari Kiro potrebbe fare la pipì direttamente nel water".

Velvet sbuffò, improvvisamente ben sveglia.
"Sei sempre il solito stronzo" gli disse prima di voltarsi verso le scale iniziando a scendere i gradini.
Dopo dieci minuti arrivò al bar.
"Buongiorno Jordan"
"Buongiorno raggio di sole" le rispose lui ironico riferendosi all'aura scura che si portava dietro.
"Tutti simpatici stamattina"
"Ti riferisci a qualche vicino di casa in particolare?"
"No solo ad un capo rompiscatole"
Jordan le gettò in viso una maglietta e poi le disse di andarsi a cambiare.
La giornata passò in fretta e stranamente Richard non si era fatto vedere.

Velvet asciugò le ultime tazze che aveva tolto dalla lavastoviglie.
"Jordan ho finito"
"Puoi andare allora. Per favore, domani cerca di presentarti con un sorriso" gli disse dandole un buffetto prima di sostituirla al bancone.

Velvet trascinò i piedi un passo dopo l'altro e arrivò a casa con tutta l'idea di mettersi a letto e recuperare qualche ora di sonno ma Kiro che sgusciò fuori dalla porta di casa di Richard la fece fermare.
Abbaiò nella sua direzione e lei si chinò sui talloni per lasciargli qualche carezza ma lui non sembrava calmarsi come al solito.
"Che c'è bello?"
Di nuovo abbaiò e un lampo le passò per la mente.
"Richard?" E quando il cane abbaiò, le sembrò che le avesse risposto.
"D'accordo -disse sollevandosi- andiamo a vedere cosa ha combinato".

Mercy - Richard MaddenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora