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Richard sbuffò contrariato per essere stato interrotto e poggiò la fronte contro quella di Velvet.
"Vado a vedere chi è" le disse.
Lei si sentiva frastornata e poteva ancora percepire l'intenso tocco di lui sulla sua pelle.
Non si era neppure accorta che lui fosse arrivato fino al citofono e avesse chiesto chi era.
"Velvet" la richiamò dolcemente facendola tornare con i piedi per terra mentre lo vedeva riavvicinarsi.
"Ci sono i miei genitori".

Lei sembrò andare in apnea: non era per niente pronta ad incintrare qualcuno della sua famiglia e avrebbe voluto solo scappare in camera sua a gambe levate. Iniziò a pensare all'ipotesi di fuggire dalla finestra e scavalcare ogni balcone fino ad arrivare al suo, quando Richard le poggiò una mano sulla sua guancia.
"Sto lasciando i miei genitori fuori dalla porta aspettando che la bellissima ragazza di fronte a me, si decida a riprendere a respirare e dirmi di si".

"Come lo sai?"
"Hanno citofonato" rispose Richard sollevano un lato delle labbra in un sorriso divertito.
"Non quello -continuò lei dandogli un leggero pugno sul petto- come sai che sono bellissima".
Lui sorrise di nuovo e avvicinò il capo al suo prima di affondare il viso nel suo collo. Ne sentì il profumo delicato e la morbidezza sotto la sua pelle e vi lasciò un bacio a labbra aperte.
"Ti ho visto. Anche se non è lo stesso che farlo con gli occhi, le mie mani mi permettono di immaginare le cose, le persone. E tu sei di sicuro bellissima. Ora posso aprire la porta?"
"Non posso nascondermi in camera tua? Giuro che non frugherò in giro".
Richard rise di gusto.
"A parte che non ci crederei mai, ma ti giuro che i miei sono brave persone e non ti creeranno problemi".
"Ok. Però se succede un disastro, sappi che eri avvisato. Non sono brava a parlare con i genitori" mugugnò.

Gli lasciò un bacio sulla guancia e strinse le sue dita a quelle di lui.
Appena aprì la porta si ritrovò di fronte due persone distinte:
"Buongiorno" le disse il padre di Richard porgendole una mano.
"Sono Stephen"
"Salve. Io sono Velvet". Rispose alla stretta di mano e porse poi il palmo verso la donna cercando di controllare il leggero tremolio delle dita.
"Io sono Camille" le sorrise gentile.
"Vogliamo accomodarci?" Chiese Richard interrompendo le presentazioni per non essere costretto a definire il ruolo di Velvet nella sua vita. Non gli era mai piaciuto darsi delle etichette e dopo l'incidente, da quando ormai non era più sicuro di nulla, gli piaceva ancora meno.
Si accomodarono sul divano in salotto e Velvet propose di preparare un caffè o un the, pur di defilarsi da quegli occhi che la osservavano curiosi ma senza giudicarla.

Mentre si allontanavano sentì la madre chiedere a bassa voce chi lei fosse e che fine avesse fatto Therese.
"Lei è il passato. Velvet è il mio presente".
Certo, non era una vera e propria dichiarazione d'amore ma per ora le bastava: era molto di più di quanto avrebbe sperato.
Preparò il caffè e portò le tazze in soggiorno fermandosi accanto alla poltrona dove sedeva Richard per poggiarle sul tavolino.
Indecisa su dove sedersi, si ritrovò a pensare di andare a prendere una sedia quando il braccio di Richard si chiuse intorno al suo stomaco facendola capitolare sul bracciolo accanto a sé.

Si fermò ad ascoltare i genitori scambiare con il figlio le solite domande di routine, e ne approfittò per osservarli.
il padre era elegante ma non tanto da sembrare austero. I pantaloni classici e il maglioncino abbinato sopra la camicia bianca, mettevano in evidenza il fisico asciutto nonostante non fosse più giovanissimo. Aveva gli stessi occhi di Richard anche se molti meno capelli.
Quello che la colpì di più, però, fu notare come sul viso di entrambi ci fossero evidenti rughe. Era evidente che fossero persone che avevano sofferto e guardando la donna di fronte a sé, Velvet pensò che da giovane doveva essere stata senza dubbio bellissima.
Portava i capelli raccolti e indossava dei pantaloni palazzo con una camicia e un cardigan: aveva un'aria distinta ma allo stesso tempo il suo sguardo non era gelido come quello di sua madre, bensì caldo e amorevole.

Richard rispose con cortesia alle domande e non sembrò infastidirsi considerando l'ansia che trapelava da ogni respiro della madre, anzi si dimostrò interessato alle loro vite e curioso di scoprirne le ultime vicende.
"Se siete qui, è perché dovete dirmi qualcosa vero? Questa non è solo una visita di cortesia".

I due si guardarono reciprocamente e il padre si scharì la voce.
"Abbiamo parlato con il dottor Collins".
Richard si irrigidì immediatamente.
"Non è ancora periodo di controllo" disse tra i denti.
"Lo sappiamo ma ci ha detto che ci sono delle buone possibilità che tu recuperi la vista. Devi andare al più presto da lui e parlarne di persona".

Lui si alzò così all'improvviso che Velvet rischiò quasi di cadere.
"No. -disse perentorio- non mi sottoporrò a nessun intervento e non voglio più sentirne parlare. Il destino ha voluto togliermi la vista e vi dovrete rassegnare ad avere un figlio disabile per sempre. Vi resta sempre mio fratello, no?" Sorrise glaciale prima di avviarsi verso il corridoio e chiudersi la porta della camera alle spalle.

Tra i tre rimasti in sala, cadde un forte imbarazzo. Velvet si gaurdava le mani mentre i genitori iniziarono a recuperare le loro cose. Prima di andare via, però, la madre sfilò dalla tasca interna della borsa un biglietto da visita.
"Questo è il numero del dottor Collins. Convincilo a chiamarlo. È l'unica possibilità che Richard torni come prima e non ci riferiamo alla vista" le disse con le lacrime agli occhi.
Tirò fuori anche una penna segnando il suo numero di cellulare.

"Chiamami quando vuoi" le disse prima di chiudersi la porta alle spalle.
Non poteva andare meglio di così, come primo incontro.


Angolo Autrice:
Non vi ho fatto aspettare tantissimo, no?
Come state? Finite le vacanze?
Siete tornate a scuola? Io sto già studiando 😱
Lasciate un commento o una stellina se vi va. A presto! Xx

Mercy - Richard MaddenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora