Velvet aprì la porta di casa richiudendosela alle spalle con un sospiro stamco. Se n'era andata dalla villa dei suoi genitori perché stanca delle continue discussioni e ora si trovava a combattere una nuova battaglia con qualcuno che conosceva da pochi giorni.
Forse era lei a sbagliare qualcosa oppure in un'altra vita era stata una dittatrice o un'assassina e questa era la vendetta del destino.
Si spogliò della sua divisa da lavoro e indossò dei pantaloncini con una maxi t shirt che arrivava a coprirne i bordi; raccolse i capelli in uno chignon disordinato e si diresse in soggiorno aprendo la borsa in cui c'era la cosa più preziosa che possedesse, la sua macchina fotografica.Ormai sentiva che quello strumento fosse un'estensione del proprio corpo e quando ce l'aveva tra le mani ritrovava un pò di calma interiore.
Afferrò dal frigo una bottiglia di acqua e si spostò fuori al suo terrazzino: il sole era finalmente tramontato e il caldo del giorno aveva lasciato spazio alla frescura della notte. Le luci delle altre abitazioni e delle auto creavano qualcosa di magico nonostante coprissero parzialmente lo spettacolo che potevano offrire le stelle. E lei lo sapeva bene perché quando i suoi si recavano nella loro villa in campagna e la costringevano a seguirli, amava passare le prime ore della notte, quando il cielo era completamente nero, sul tetto, ad osservare come la luce delle stelle cambiasse di intensità e si divertiva a far vagare lo sguardo alla ricerca di quella più luminosa.Tolse il cerchietto nero che ricopriva l'obiettivo e la accese iniziando a fare scatti a qualunque cosa attirasse la sua attenzione: amava fotografare i piccoli dettagli, quelli di cui nessuno si accorgeva, perchè le ricordavano se stessa: nessuno si accorgeva mai di lei.
La sua attenzione fu rivolta verso la propria sinistra: tra i passanti, scorse, fermo al semaforo, Richard con Kiro: il manto biondo di quel cucciolo un pò cresciuto era inconfondibile. Se ne stavano fermi sul marciapiede in attesa di avvertire il segnale sonoro che gli garantiva la possibilità di attraversare.
Tutto accadde velocemente: dei bambini che stavano giocando poco lontano fecero cadere a terra qualcosa: si trattava semplicemente di innocui petardi, di quelli che esplodono quando toccano il suolo. Ma questo, Kiro non poteva saperlo. Evidentemente spaventato dal rumore improvviso, tirò forte il guinzaglio e a causa di quella mossa inaspettata, Richard se lo lasciò sfuggire di mano. Fu questione di attimi perchè poco dopo si sentì un tonfò e Velvet osservò il corpo di Kiro sull'asfalto.
Tutto sembrò fermarsi: il conducente dell'auto si fermò per accertarsi di cosa fosse successo, Richard si spinse in avanti gesticolando mentre un uomo lo tratteneva per le spalle e una piccola folla si era radunata intorno a loro per osservare la scena.Lei non ci pensò due volte a lasciare la macchina fotografica ed afferrare chiavi e cellulare per precipitarsi giù: non prese l'ascensore per paura di dover aspettare troppo e scese i gradini due alla volta per fare più in fretta.
Arrivata all'incrocio sentì distintamente Richard farfugliare parole sconnesse mentre alcune donne dicevano che forse avrebbero dovuto chiamare qualcuno che sarebbe venuto a prenderlo.
Velvet sgomitando riuscì a farsi spazio fino ad arrivare a lui; fece un cenno all'uomo che ancora tratteneva il suo vicino e lui si scostò.
Velvet gli si piazzò di fronte e gli prese le mani tra le sue.
"Richard sono io"
"Kiro" fu l'unica parola che lui pronunciò.
"Adesso vedo come sta. Chiamiamo un taxi e lo portiamo dal veterinario".
"Salvalo" borbottò sempre più pallido in viso.
Lei so staccò e cercando di mantenere il sangue freddo, chiese a qualcuno di chiamare rapidamente un taxi mentre si avvicinava al cane. Aveva ancora gli occhi aperti e sbatteva le palpebre sempre più lentamente.
"Adesso ti aiutiamo, piccolo. Ok?" Cercò di non prestare attenzione alla macchia di sangue che si espandeva sull'asfalto e quando qualcuno le passò una felpa coprì il corpo di Kiro.Il taxi arrivò in pochi minuti: lo stesso uomo di prima aiutò Richard a salire e poi si spostò verso di lei aiutandola a sollevare Kiro e metterselo sulle gambe.
Dopo aver detto all'autista l'indirizzo del veterinario, si rivolse al ragazzo al suo fianco.
"Vedrai che andrà tutto bene".
"È morto?" Chiese con voce turbata.
"No! Certo che no -si corresse usando un tono più conciliante dopo aver visto il suo sussulto- accarezzalo"
Prese la sua mano e la portò sul manto di Kiro che uggiolò, riconoscendo la carezza del suo padrone.
"Andrà tutto bene" iniziò a ripetergli all'orecchio chinandosi verso il muso del cane mentre Velvet cercava di tanponare la ferita con la felpa ormai zuppa di sangue.
Il viaggio sembrò infinito ma alla fine il tassista si fermò. Si rifiutò di accettare soldi e Velvet lo ringraziò con un sorriso. Quando furono dentro, un'infermiera prese Kiro dalle braccia della ragazza e dopo qualche minuto un uomo con un camice arancione e i capelli brizzolati li raggiunse mentre erano ancora in silenzio e in piedi davanti all'ingresso. Sorrise a Velvet e poi poggiò una mano sulla spalla di lui.
"Richard, ci prenderemo cura di lui" gli disse prima di rientrare da dove era venuto.
"Vieni, sediamoci" propose Velvet prendendolo da un braccio. Richard si spostava come un automa.
"È colpa mia. Non sarei dovuto uscire".
Dio no: non poteva credere che si sentisse in colpa. Capiva il suo smarrimento: Kiro era stato l'unico amico che aveva lasciato avvicinare da tempo e poi aveva un ruolo fondamentale nella sua vita; la complicità che avevano era qualcosa di disarmante. Kiro era i suoi occhi."Non dire così. È stato un incidente, d'accordo?"
Anche se non poteva vederla, Velvet ebbe l'istinto di prendergli il viso e voltarlo verso il suo ma quando alzò la mano si accorse che era sporca di sangue.
"Resta qui. Torno subito" gli disse adocchiando il bagno.
"Non mi lasciare da solo" le rispose spalancando gli occhi e anche se le sue pupille erano perfettamente immobile, il suo giso trasmetteva puro terrore.
"Voglio solo lavarmi le mani" gli spiegò cercando di usare un tono dolce.
"No. Resta" rispose lui allungando il braccio fino a circondarle la vita: la portò sulle sue gambe e poggiò il capo nell'incavo del suo collo che, ben presto, Velvet sentì bagnarsi di calde lacrime.
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Mercy - Richard Madden
RomanceAutrice di: "Little Things - Liam Payne" "No Control - Louis Tomlinson" "If I could fly - Sequel di No Control" #532 in Storie d'amore 21/08/2017 #260 in Storie d'amore 25/08/2017 Questa storia è il frutto di un'idea improvvisa e, spero, riuscita, i...