[7]

684 47 22
                                        

Velvet attraversò con cautela la soglia, come se stesse entrando nella casa di un malvivente. Si guardò intorno e poi i suoi occhu si posarono su Richard che se ne stava sdraiato sulla sua poltrona con un braccio a coprirgli gli occhi.
"Kiro ti ho già detto di non uscire da solo"
Evidentemente non si era accorto della presenza della sua vicina così lei decise di schiarirsi la voce per richiamare la sua attenzione.
"Che ci fai qui?"
"Sempre gentile eh?"
"Ripeto: cosa ci fai qui?"
"Mi ha chiamato Kiro".
Velvet si morse leggermente il labbro inferiore perché non pensava di poter essere considerata una persona sana di mente mentre diceva di essere stata chiamata da un cane.
"Kiro si preoccupa troppo. Sono solo raffreddato"
"Hai provato a misurare la febbre?"
Starnuto. "No"
"Vuoi che..."
"Voglio che tu vada via". La interruppe brusco come al solito.
"Ma tu non stai bene"
"Nulla che mi porterà in una bara. Puoi andare" ribatté ancora togliendo la mano dal viso e indicando la porta alle sue spalle.

Si prese un momento per osservarlo: aveva gli occhi lucidi, il naso rosso e screpolato e le labbra leggermente socchiuse, probabilmente per respirare meglio.
Un altro suo starnuto le fece alzare gli occhi al cielo: e lui era quello che non aveva bisogno di aiuto.

"Senti. Se ti misuri la febbre e poi ti metti a letto, vado via".
"Il ruolo della mammina amorevole non ti si addice". Starnuto.
"E che ne sai tu di quale ruolo mi si addice meglio visto che non mi conosci per niente?"
"Né ho intenzione di farlo" borbottò ma con un tono sufficientemente alto affinché lei lo sentisse.

"Sei davvero irrecuperabile. Restatene lì a marcire così poi Kiro avrà qualcosa da sgranocchiare" gli disse.
"Non fare tu la stronza stavolta"
"Non ti ruberei mai questo ruolo" gli rispose prima di girarsi pronta ad andarsene ma Kiro le si parò davanti: davvero, quel cane era strano oppure c'era un'anima umana intrappolata nel corpo di un animale perché non era possibile che lui capisse cosa Velvet dicesse.
Si mise ad uggiolare guardandola con il capo inclinato da un lato.
"Kiro non mi guardare così". Gli disse cercando di non farsi rabbonire dalla sua espressione dolce.
Ma lui non sembrava darle ascolto.

Richard non aveva sentito entrare Velvet: il suo raffreddore gli impediva di riconoscere i profumi, non sentiva praticamente niente.
Gli aveva dato fastidio sapere che era a casa sua e che lo vedeva più debole di quanto normalmente già non fosse: non doveva avere un bell'aspetto ma non aveva neppure la forza per raddrizzarsi.
L'unica cosa che voleva era che  andasse via perché se lo avesse aiutato si sarebbe legato a quel gesto.. e a lei.

Così mentre Velvet sembrava tutta presa da una conversazione con il suo cane, Richard fece forza sulle braccia per sollevarsi dalla poltrona.
Fu colpito da un giramento di testa che lo fece sentire più disorientato del solito; quando recuperò un minimo di equilibrio, si incamminò verso la sua camera.
Per quanto la voce di quella ragazza lo infastidisse, sapeva che aveva ragione quando gli aveva detto di mettersi a letto.

Un altro giramento di testa lo fece barcollare costringendolo a poggiarsi alla parete e in un attimo sentì un braccio intorno alla sua vita e nonostante sentisse caldo, probabilmente a causa della febbre, un brivido gli percorse la schiena.
"Lo dicevo io che non stai bene".
"Non ci voleva un genio per capire che non sono in gran forma".
"Se mi dici dov'è la tua stanza, ti metto a letto"
"Vuoi approfittarti di me?" La provocò lui e, purtroppo, non poté verificare la reazione che aveva suscitato in Velvet che era diventata rossa come un pomodoro.
"La seconda porta a destra" le disse quando vide che non le rispondeva.

Velvet aprì la porta e un profumo maschile la invase. Non sapeva perché ma un sorriso le increspò le labbra: si sentiva circondata da Richard perché tutto in quella stanza sapeva di lui.
"V-vuoi metterti il pigiama?"
"Sono in tuta. Può andar bene così".
Lasciò per un attimo la presa intorno alla vita di Richard per scostare le coperte e sistemare i cuscini: le lenzuola erano in cotone azzurro e una leggera coperta grigio perla era stata poggiata ai piedi del letto.

Mercy - Richard MaddenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora