Mi volevo scusare per non essere riuscita a pubblicare prima, ma non mi sentivo pronta. Per assurdo nonostante avessi molto idee, non sapevo cosa scrivere. Detto ciò,vi avviso che siamo quasi alla fine.. è da vedere se sarà un lieto fine oppure no 🙈Erano ormai passati dieci giorni da quando Velvet si era rinchiusa in casa dei suoi genitori. Aveva accettato tutto ciò che la madre le aveva imposto: non aveva opposto resistenza ai tailleur formali che lei le aveva suggerito di usare, indossava ogni giorno tacchi alti e tirava indietro i capelli in rigide pettinature. In poco tempo sembrava essersi trasformata in una copia sbiadita di sua madre, con l'unica differenza che quest'ultima aveva perennemente uno sguardo soddisfatto e un sorriso gelido ad adornarle le labbra mentre Velvet era completamente priva di espressione. Sembrava non essere più in grado di sorridere, aveva perso il suo colorito in favore di un pallore che non la abbandonava mai, dormiva poco e mangiava ancor meno. La governante, che in quella casa era l'unica a nutrire un affetto sincero nei suoi confronti, le aveva suggerito di vedere un medico ma Velvet si era fermamente opposta: sapeva benissimo di cosa soffriva e per un cuore spezzato non c'era soluzione.
Trascorreva le giornate in maniera apatica, passeggiando nell'immenso giardino in attesa che la madre le desse eventuali comunicazioni: in quei giorni aveva già partecipato ad un paio di feste e aveva passato tutto il tempo ad osservare i volti di quelli che la circondavano senza trovare un'espressione che denotasse un'emozione vera, reale. Sembrava di avere a che fare con tanti attori che recitavano in maniera egregia la loro parte, a differenza sua. La madre le aveva presentato diversi ragazzi, tutti figli di uomini d'affari che avevano a che fare con suo padre: sembrava quasi che volesse darle libertà di scelta ma sapeva che non era così. Velvet la conosceva troppo bene per farsi ingannare, la madre stava abilmente tessendo la sua tela intorno a lei, in attesa di sferrarle il colpo finale e imporle un matrimonio che sarebbe stato vantaggioso per gli affari di famiglia.
Per sua fortuna, o sfortuna, Velvet non prestava neppure più attenzione a quello che sua madre stava facendo: sopportava in maniera stoica tutte le sue imposizioni perché per lo meno le permettevano di non pensare ma il momento peggiore era la sera: di notte tutti i suoi fantasmi sembravano venissero a farle visita e avevano tutti il volto di Richard. Se lo immaginava mentre le urlava contro, mentre le diceva che non era vero che lei lo amava, mentre la incolpava di tutto il dolore che stava patendo e le diceva che era contento di vederla in quel modo, perché se lo meritava. La parte peggiore, però, era quando la sua mente veniva assalita dai ricordi, quelli dolci, quelli che ti riempiono il cuore e non se ne vanno più: il primo incontro, il primo bacio, la prima notte insieme, gli incontri al bar, le passeggiate, i rari sorrisi di Richard e le sue ancor più rare risate. Le mancava tutto, ma sapeva di non poter più tornare indietro: lui aveva bisogno di quell'operazione, aveva bisogno di tornare a vedere e ritrovare la sua famiglia, aveva bisogno più di tutto di ritrovare se stesso; e poco importava se tutto questo avrebbe avuto il prezzo più duro per lei.
Lei lo amava, lo amava da impazzire ed era consapevole che non avrebbe più trovato una persona che l'avrebbe fatta sentire come Richard; cercava di consolarsi con l'idea che magari il futuro marito che la madre le avrebbe imposto non sarebbe stato così male, sarebbero potuti andare d'accordo, magari col tempo avrebbero potuto provare un affetto reciproco e persino avere dei bambini che le avrebbero riempito le giornate. Quando il suo pensiero correva ai bambini, gli occhi le si riempivano di lacrime: ogni volta che li immaginava con gli occhi di Richard, con la sua espressione sempre un po' imbronciata... e sembrava che il mondo le crollasse addosso.
Era iniziato un nuovo noioso giorno, uguale ai precedenti e lei se ne stava appollaiata su una sedia da giardino a godersi i primi raggi di sole del mattino, con la speranza che almeno quelli potessero scaldarla un po'; il cellulare accanto a lei iniziò a vibrare e quando lesse il nome di Jordan il cuore sembrò piombarle nello stomaco: per una frazione di secondo si era illusa che fosse Richard ma lui non si era mai fatto sentire da quando era andata via e forse andava bene così.
"Ehi capo" cercò di rispondere usando il tono più allegro di cui era capace.
"Ehi cupcake come va?"
"Bene, mi sto riprendendo" rispose mentre gli occhi le si inumidivano e la gola le si serrava.
"Certo, e io sono il re d'Inghilterra. Fa ancora tanto male?"
"Da morire. Mi sembra di soffocare ogni secondo"
"Lui sta come te"
"Non credo. Non mi ha mai chiamata, non ha cercato di capire che fine avessi fatto"
"Non pensi che sia rimasto ferito dal tuo comportamento?" le chiese lui dolcemente.
"L'ho fatto per li! Per dargli la possibilità di tornare ad essere felice. E ci sto di merda, perché avrei voluto fare in un altro modo ma non ho potuto!"
"Perché non provi a chiamarlo tu e a spiegargli cosa è successo?"
"Perché non capirebbe, non mi capisco neppure io. In quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare, ma adesso..."
"C'è sempre la possibilità di aggiustare le cose, puoi sempre tornare indietro"
"No, non posso! Non sai quanto lo vorrei, ma non posso! Non posso togliergli la possibilità di essere felice!". Prese un respiro profondo cercando di calmarsi "Scusa Jordan, scusami per averti urlato contro. Forse è meglio che ci sentiamo un altro giorno. Un bacio" E chiuse la telefonata prima di dar tempo al suo amico di risponderle.
Si coprì gli occhi nel tentativo di fermare le lacrime e si lasciò andare contro i morbidi cuscini.
"Adesso ti sembra ancora di aver fatto la cosa giusta?" sentì dire alle sue spalle mentre il cuore le balzava in gola. Lui era lì.

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Mercy - Richard Madden
RomanceAutrice di: "Little Things - Liam Payne" "No Control - Louis Tomlinson" "If I could fly - Sequel di No Control" #532 in Storie d'amore 21/08/2017 #260 in Storie d'amore 25/08/2017 Questa storia è il frutto di un'idea improvvisa e, spero, riuscita, i...