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Richard rimase impalato dopo la reazione di Velvet: non credeva di aver sbagliato. In fondo non era stato lui a chiamare Therese, né le aveva dato false speranze: il malumore della ragazza gli era completamente incomprensibile. Un lampo gli illuminò i pensieri: quella aveva tutta l'aria di essere una scenata di gelosia.
Sorrise compiaciuto a quell'idea: non pensava che nelle sue condizioni avrebbe potuto provocare reazioni simili in una ragazza, ma Velvet continuava a sorprenderlo.

Facendosi aiutare dalle pareti, raggiunse la porta della camera da letto, ed entrò, sedendosi sul letto ancora intatto con le braccia conserte.
Aspettò di sentir cessare il rumore dell'acqua che scorreva e poi di sentire i passi di Velvet avvicinarsi a lui.

Quando lei aprì la porta della stanza, lanciò un piccolo urlo trovando Richard all'interno.
"Che ci fai qui?" Chiese portandosi una mano al petto.
"Volevo capire perché tu vuoi uccidermi" rispose lui ridacchiando.
"Se non vuoi morire ancora prima, ti consiglio di smettere di ridere di me".
"Ma non sto ridendo di te, solo della tua gelosia" disse alzandosi e avvicinandosi a lei che indietreggiava ad ogni passo di lui fino a ritrovarsi con le spalle ancora umide a toccare la parete alle sue spalle.

"Ti sei messa in trappola da sola" continuò Richard quando arrivo a poggiare le mani al muro, ai lati della sua testa.
Velvet arrossì pensando alle condizioni in cui si trovava: con solo un telo da bagno in spugna azzurra a coprirle il corpo, i capelli ancora umidi perché li aveva solo tamponati con un asciugamani e Richard che con la sua altezza ed i suoi muscoli, incombeva su di lei: avrebbe potuto farle di tutto e in fondo Velvet sapeva che non gli avrebbe detto di no.

Come un lampo, però, la parola gelosia le illuminò la mente:
"Non sono gelosa!" Borbottò poggiando le mani sulle spalle ancora nude di Richard, per allontanarlo. Il contatto con quelle palle così calda le trasmise un brivido lungo la schiena ma si impose di resistere.
Lui avvicinò ulteriormente i loro corpi e iniziò a far scorrere la punta del naso lungo la sua guancia, disegnando figure astratte.

"No eh? Allora perché sei corsa via?"
"Non sembravo la benvenuta alla vostra colazione tutta all'insegna di ripercorriamo il viale dei ricordi". Borbottò sempre più sulla difensiva.
Non era gelosa, semplicemente avrebbe voluto staccare la testa a morsi prima a lui e poi alle donne che gli si avvicinavano, anche se queste fossero state delle vecchiette.

"Non è successo nulla. Le ho detto chiaramente che non c'è spazio per lei nella mia vita".
"Non potevi dirglielo prima?"
"Prima che un angelo tutto sale e pepe entrasse nella mia vita, erano molte le cose che non sapevo" le disse baciandole una guancia mentre un sorriso gli si apriva sul viso.

L'unico suono che Velvet riuscì ad emettere fu un "mmh" a metà tra un borbottio e un grmito e Richard capi di aver vinto.
Continuò a lasciarle baci a labbra dischiuse lungo il viso avvicinandosi alla sua bocca ma senza toccarla. Con la mano destra raggiunse il volto di lei, che scottava a contatto con i suoi polpastrelli e con il pollice raggiunse le labbra che trovò leggermente schiuse.

"Ammetti che sei gelosa e ti bacio" le sussurrò all'orecchio.
"Non. Sono. Gelosa." Rispose lei indispettita e premendo lungo le sue spalle, per allontanarlo sul serio questa volta. Odiava sentirsi vulnerabile: lo era stata per anni quando aveva dovuto aver a che fare con i suoi genitori e non voleva sentirsi di nuovo così. Quelle che viveva con Richard erano emozioni del tutto nuove per lei, che la facevano sentire esposta e sciocca perché non sapeva come interpretarle e lui sembrava prendersi gioco di lei.

"Angelo -la richiamò cercando di attirare la sua attenzione- non hai idea di come tu mi faccia sentire ogni singola volta che siamo insieme". Le prese la mano portandola lungo il suo torace e poi più su, all'altezza del cuore che batteva rapido.

"Mi stai restituendo una vita normale e queste tue reazioni mi fanno capire che non sono solo io a star perdendo completamente il controllo".
"Vuoi dire che.."
"Voglio dire che non posso fare a meno di te. E che non dovrai mai dubitare di questo" le rispose prima di unire finalmente le loro labbra.

All'inizio fu solo uno sfiorarsi leggero alternato a qualche morso ma poi Velvet si sentì presa da una strana sensazione di volerne di più e tracciò il contorno delle labbra di Richard con la lingua provocando in lui un gemito che le permise di intensificare il bacio.
Le mani di Richard lasciarono il suo viso per spostarsi lungo il collo, le spalle, e ancora più giù verso i fianchi.
"Hai solo questo addosso" le disse lui mordicchiandole il collo, laddove sentiva il sangue scorrere veloce.
"Sono appena uscita dalla doccia" rispose lei completamente distratta da quello che lui le stava facendo.
Richard si accostò maggiormente al corpo di Velvet facendole sentire il proprio peso e la propria eccitazione.
"Non c'è possibilità che possiamo tornarci insieme?" Le chiese quasi sofferente.

Le guance di lei, se possibile, divennero ancora più rosse.
"Devo essere a lavoro tra mezz'ora" rispose accaldata.
Richard affondò maggiormente i denti nella carne morbida del suo collo provocandole un sussulto, e poi si staccò.
"Vieni con me?" Chiese lei con voce tremula.
"Si -rispose sospirando- faccio colazione e poi vado in palestra".
"Bene. Allora mentre io mi vesto, tu potresti andare a cambiarti" propose lei fiduciosa.
"So benissimo cosa stai facendo, -le disse Richard avvicinandosi di nuovo al suo orecchio- ma non potrai scappare per sempre da quello che desideri anche tu" terminò, per poi baciarle la fronte e lasciarla finalmente sola.

Velvet riuscì ad arrivare in orario e quando Jordan la vide arrivare con Richard le lanciò un'occhiata che voleva intendere "devi raccontarmi tutto!"
Richard fece colazione scambiando qualche battuta con il suo amico barista e poi andò via salutando Velvet con un bacio sulla guancia, mentre qualcuno la osservava con aria incuriosita: si trattava per lo più di clienti abituali che conoscevano Richard e la sua storia e non si sarebbero aspettati una tale dimostrazione di affetto dopo quello che gli era successo.
La giornata proseguì tranquilla, fatta eccezione per qualche battutina di Jordan; erano quasi a fine turno, quando il cellulare di Velvet squillò.
Il numero non era registrato sulla sua rubrica, così fece un cenno al suo capo e uscì fuori per rispondere.
"Pronto?"
"Velvet?" Chiese una voce dall'altra parte.
"Si?"
"Sono la madre di Richard e ho assolutamente bisogno di parlarti".
Il cuore le balzò dritto in gola.

Mercy - Richard MaddenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora