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«La tua valigia» mi ricordò la hostess passandomi la mia preziosa valigia. Non persi tempo e misi la mia borsa dentro questa in modo da stare più leggera e presi il telefono per poi accenderlo.
Avrei aspettato per chiamare mamma, al momento ero più che emozionata di conoscere l'uomo che mi aveva messa al mondo, meglio conosciuto come papà.

«Seguimi, prego» mi fece cenno di seguirla e lo feci trascinandomi dietro il trolley gigante che avevo dovuto riempire con vestiti di tutti i tipi, solo perché non si sapeva mai che tempo faceva a Londra.

Dopo aver passato i controlli entrammo in una hall assai affollata. C'erano persone dovunque, alcuni appena arrivati, altri che dovevano partire e altri ancora che aspettavano amici e familiari con in mano dei cartelli. Cercai con lo sguardo tra la folla anche solo il minimo segno di un uomo che mi somigliasse.
Mi aspettavo un uomo basso di statura, forse grassoccio e tutto in tiro. Ma non vidi nessuno corrispondere a quella descrizione.

La hostess come me stava guardando tutte le persone cercando di avvistare Harry, forse lei lo aveva già visto, così mi fidai di lei e la lasciai cercare mentre io rivolgevo uno sguardo a quell'incredibile aeroporto. Era enorme.
C'erano negozi in ogni dove, vari controllori e molte hostess.

«Eccolo, vieni» la donna afferrò delicatamente il mio braccio e mi aiutò a starle dietro tra quella marea di gente, si fermò poi davanti ad un uomo del tutto diverso da quello che mi sarei mai aspettata.
«Signor. Styles?» chiese lei per esserne sicura.

«Sono io» annuì e la mia mascella quasi cadde. Avevo fantasticato sul suo aspetto fin da piccola, mi ero mentalmente imposta che fosse brutto visto che mamma non ne sentiva la mancanza, ma quell'uomo era tutto tranne che brutto.

Alto, slanciato, magro, corpo muscoloso, capelli corti e castani e occhi verdi, quello poteva essere considerato uno degli uomini più belli del mondo. «Oh mon dieu» parlai senza pensare e scossi la testa quando notai il suo sguardo posarsi su di me.

Non c'erano dubbi, era mio padre. Gli occhi non mentivano, erano uguali spiccicati ai miei. Mi sentì stranamente in imbarazzo e non seppi esattamente cosa fare, così allungai la mano aspettando che la stringesse.
«Piacere, Darcy»

Potevo vedere il suo nervosismo, potevo vedere la confusione nei suoi occhi quando mi strinse la mano, beh, cosa si aspettava? Che gli saltassi in braccio urlando un "papá" acuto? Si sbagliava di grosso. Avevo accettato di restare con lui, avevo accettato a provare a conoscerlo, ma questo non voleva dire che lo avrei riconosciuto come padre.

«Harry Styles, ma penso tu sappia già tutto su di me» disse sicuro di sé. Però io sapevo solo il suo nome. Questo mi faceva innervosire, neanche lui sapeva qualcosa sul mio conto però. Stavamo giocando a pari armi.

«Ora dovrei andare, è stato un piacere esservi d'aiuto» parlò la donna dopo poco prendendo la nostra attenzione. «Arrivederci» la salutammo e questa se ne andò lasicandoci soli.

Avanti Darcy, qualcosa. Ma non mi veniva in mente niente da dire.
«Ti porto a casa, deve essere stato un viaggio piuttosto lungo e pesante» ruppe il silenzio prendendo la valigia dalle mie mani e porgendomi una mano. Ma che gli sembravo? Una bambina da prendere per mano per non perderla?

«Ti seguo» dissi semplicemente. La sua mano cadde lungo il fianco, ma non mi sentii in colpa. In fondo non poteva pretendere di avere l'amore incondizionato della propria figlia mai vista in 15 anni.

«Spero ti troverai bene qui a Londra, nonostante starai qui pochi mesi» disse provando a fare conversazione. Quando uscimmo notai con mia grande delusione che stava piovendo. Odiavo la pioggia, da dove venivo io non pioveva molto spesso e iniziavo già a capire il perché mamma mi avesse spinta a mettere i vestiti invernali in valigia.

Father || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora