41 (presente)

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«Stavo pensando di venire lì quest'estate» dissi alla mia amica tenendo il telefono tra la spalla e l'orecchio, nel mentre stavo scrivendo sul computer.

«Davvero? Non vedo l'ora!» esclamò Mona. «Come va lì a Milano?» chiese e mi bloccai guardando la giornata di sole al di fuori della finestra.

«Bene, siamo a ottobre ma fuori c'è comunque un bellissimo sole, magari fosse lo stesso con le temperature però fa comunque freddo» ridacchiai, finii di scrivere l'ultima parte del nuovo post del mio blog e premetti il tasto per pubblicarlo.

«Come sta Cameron? So che anche lui piace molto a Gemma» disse e la sentii mangiare qualcosa.

«Oh sì, però è rimasto a Londra, sai, è ancora alle prime armi» spiegai. «Sai, sono felice di essere potuta venire qui, la mia carriera da modella mi sta portando in giro per il mondo» sorrisi. «E a te come vanno le cose con Tony?»

«Ugh, oggi dovrebbe venire a cena da noi» mormorò. «Mamma non vede l'ora di conoscerlo, pensa sia "la prima cosa giusta che faccio", io penso sia un modo per dirmi di andare fuori di casa e trovarmi un ragazzo» rise e scossi la testa.

«Poveretto, non ti ha ancora chiesto di essere la sua ragazza ma per tua madre siete già sposati» chiusi il computer e mi distesi sul letto. «Non è poi così male. Hey, a proposito di ragazzi, che fine ha fatto Nash? Gli ho scritto ma non mi ha ancora risposto e volevo fare una video chiamata con lui» borbottai delusa.

«Penso stia portando sua sorella da qualche parte, ho saputo che sua madre ha avuto una promozione al lavoro ed è veramente impegnata» spiegò. «Ma tu non sai della-» si fermò un attimo. «Non lo sai, vero?»

«Cosa non so?» chiesi allarmata.

«Oh cavolo, niente, sai tutto, dimentica che io abbia detto qualcosa» balbettò velocemente, sapevamo tutti quanto Mona facesse schifo a mentire.

«Mona, cosa mi stai nascondendo?» corrugai le sopracciglia.

«Arrivo mamma!» urlò rompendomi quasi un timpano, quasi. «Scusa devo andare, sai devo preparare la cena» parlò di nuovo velocemente. «E non preoccuparti per sta sera, farai un figurone» non mi salutò neanche e mi chiuse in faccia.

Ma tu guarda questa.

Mi alzai dal letto e uscii dalla mia stanza decisa a raggiungere papà al bar dell'hotel.
Tutta quella situazione era incredibile, non solo zia Gemma mi aveva offerto questo viaggio per un'esibizione in passerella come sua modella principale, ma era riuscita a convincere papà e Janisse a seguirmi.

«Scusi» una donna mi fermò nel corridoio sorridendomi. «L'entrata al bar è riservata solo agli adulti o minori accompagnati» ma che diavolo aveva detto? Che lingua stava parlando?

«Sì?» chiesi confusa.

«Oh, parla inglese, mi perdoni» sorrise di nuovo questa e la ringraziai mentalmente per aver studiato l'inglese. «Può accedere al bar solo se è accompagnata» spiegò e annuii.

«Nessun problema, mio padre è lì, lo sto raggiungendo» spiegai e questa si fermò a pensare. «Spero per lei che stia dicendo la verità» mormorò a bassa voce nella sua lingua e alzai gli occhi al cielo.

Così la superai e raggiunsi velocemente Harry che era seduto ad un tavolo insieme a Janisse, stavano discutendo su qualcosa ma appena mi videro si zittirono entrambi. «Ciao»

Era l'unica cosa che sapevo dire in italiana, a parte grazie, e ne andavo così fiera.

«Darcy tesoro!» esclamò felicemente Janisse facendomi cenno di sedermi di fianco a lei. «Ho visto dei vestiti in alcuni negozi che ti starebbero benissimo! Mi è venuta un'improvvisa voglia di andare a fare shopping come una ragazzina» rise contagiandomi, mi sedetti di fianco a lei e scossi la testa.

Father || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora