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Il giorno dopo ero troppo impegnata a parlare con i miei amici per prestare attenzione a tutto quello che succedeva nel mondo esterno, era come se stessi sognando.

I miei migliori amici erano con me, a Londra. Con me.

Avevo passato la mattinata con loro in giro per la città. Avevamo mangiato insieme in una pizzeria (avevamo deciso di non andare al KFC per ovvi motivi in quanto Nash non voleva più rivedere il proprietario che ci aveva quasi fatti arrestare), ci eravamo divertiti un sacco finché non tornammo a casa.

Papà mi aveva detto che la zia voleva che la raggiungessi al più presto al lavoro e Nash aveva ricevuto una chiamata da parte di Richard che gli chiedeva di andare a trovarlo per "motivi privati". Così decidemmo di dividerci.

«Io ovviamente vado con Mona» dissi subito prendendo la mia amica per un braccio.

«Ma io non voglio stare con Nash» s'imbronciò Cameron guardandomi male, sbuffai e lo insultai mentalmente.

«Vuoi stare con Mona?» chiesi gentilmente provando a non sembrare maleducata.

«No, non ti vedo da tanto» mi abbracciò, se così si può dire, e provai tenerezza per lui.

Non passavo molto tempo con Cameron, forse perché dopo che avevo avuto una cotta per lui tutto sembrava più imbarazzante. Non che non gli volesse bene, ma mi sentivo stupida ad avere avuto un momento di "piacere" nei suoi confronti.

Però davanti alla sua faccia quasi da bambino, non potei non annuire sconfitta. «Va bene, basta che durante il viaggio non mi spieghi la fotosintesi clorofilliana» gli diedi una pacca sulla spalla. Poi mi girai verso Nash e assottigliai lo sguardo. «Comportati bene»

Lui alzò le mano ridendo leggermente. «Qui qualcuno è geloso» alzai gli occhi al cielo e gli arruffai i capelli cercando di zittirlo.

«Tranquilla, bado io a lui» Mona lo prese dall'orecchio. «Le belle londinesi non si avvicineranno neanche di un miglio»

«Meglio» borbottai prendendo Cam a braccetto. «Noi andiamo, a dopo»

«Ciao ragazzi»

**
«È la prima volta che salgo su un autobus a due piani» fece Cameron tutto emozionato. «Scommetto che da su si ha una bella visuale» fece un passo in avanti pronto per andare verso la scaletta che portava nella parte superiore dell'autobus.

Lo presi dal cappuccio della felpa e lo fermai. «Abbiamo solo una fermata, sarebbe inutile salire per poi scendere subito. Scenderemo tra 10 minuti e poi da lì faremo la strada a piedi» spiegai facendolo sedere sul posto di fianco al mio.

«Ma così dobbiamo farci 20 minuti a piedi, non possiamo fare semplicemente mezz'ora di autobus?» mi pregò con voce lamentosa. Non avevo mai fatto quella strada e di sicuro non volevo perdermi per Londra, ma ancora una volta Cameron riuscì a convincermi con la sua stupida faccia da cucciolo bastonato.

«Va bene, andiamo di sopra» borbottai sconfitta. Un altro motivo per cui non mi piaceva restare da sola con Cameron, riusciva a manipolarmi a suo piacimento.

Lasciammo i nostri posti e salimmo dalla scala fino ad arrivare al secondo piano, prendemmo i primi due posti che trovammo e ci sedemmo, lui vicino al finestrino mentre faceva foto a praticamente qualsiasi cosa. «Cam» mormorai facendolo voltare verso di me. «Forse dovresti evitare di fare foto agli altri passeggeri» commentai.

«Ma sono tipici passeggeri londinesi!»

«Quello a me sembra cinese» feci un cenno con la testa ad un ragazzo dai tratti orientali seduto qualche sedia davanti a noi.

Father || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora