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Quando mi svegliai quella mattina maledii a bassa voce il cane del cugino di Nash che stava comodamente appisolato su di me. Solo in quel momento mi accorsi della mancanza di Mrs. Cap, il mio bellissimo cagnolino che non aveva niente a che fare con l'enorme bestia che mi stava rendendo impossibile muovermi.

«Cristo, levati» lo spintonai facendolo cadere dal letto. In un attimo si rimise sulle zampe e iniziò a ringhiarmi contro con fare arrabbiato. Corrugai la fronte guardandolo. «Bau Bau!» urlai facendolo spaventare e di conseguenza correre via.

Sospirai poggiando la testa a quel cuscino così scomodo, che cacchio c'era dentro? Rocce? Portai una mano sotto il tessuto del cuscino ed estrassi una carta di giornale... Ma che?
Mi misi seduta e aprii la fodera del cuscino per vedere decine di pezzi di giornale arrotolati su se stessi come palline. «Stiamo scherzando?» sbottai alzandomi indignata. Che problemi aveva Richard?

«Buongiorno raggio di sole!» Nash mi fece sobbalzare, portai una mano al cuore guardandolo male.

«Buongiorno a fanculo proprio» dissi passando una mano sul mio pigiama.

«Wow, cos'è tutta questa allegria?» domandò avvicinandosi a me ancora sorridente.

«Te lo dico io, ho dormito con un cane che mi russava addosso! E come se non bastasse, dentro il cuscino ci sono dei giornali! Cosa diavolo c'è di sbagliato in tuo cugino?!» urlai arrabbiata prima che mi chiudesse la bocca posizionandoci sopra la sua mano.

«Shh, sta attraversando un periodo difficile, credo. In ogni caso, è stato abbastanza gentile da ospitarci tutti» sospirai sapendo che aveva ragione. Tolsi la sua mano e sorrisi.

«Vero, sono solo agitata. Non so cosa sceglieranno gli assistenti sociali, ho paura. Voglio stare con entrambi, anche se con mamma sono ancora arrabbiata» spiegai uscendo con lui dalla stanza e dirigendoci in cucina per fare colazione.

«Posso farti una domanda? Ma devi promettermi che sarai sincera»

«Spara» annuii.

«Chi preferiresti tra i due?»

Rimasi in silenzio pensando, finché le mie labbra non si muvvero da sole. «Papá» alzai le spalle. Con lui mi ero trovata meglio in un mese che in 15 anni con mia madre. «Ma devo pur dare una possibilità a quella donna, no?»

Lui annuì capendo. Quando entrammo in cucina ci fermammo di colpo. Mia madre stava cucinando qualcosa ai fornelli, Richard stava guardando la tv sorseggiando una bibita che non sembrava essere aranciata e un uomo stava seduto a tavola con le mani incrociate.

Sembrava piuttosto giovane, aveva i tratti orientali, i capelli neri e gli occhi del medesimo colore. Probabilmente era l'assistente che ci avrebbe tenute d'occhio. «Buongiorno» ci sorrise infine notandoci. «Io sono Calum, l'assistente sociale»

«Piacere Darcy» gli strinsi la mano e andai a sedermi a tavola. Nash fece lo stesso mettendosi di fianco a me.

«Darcy, tesoro, cosa vuoi per colazione?» domandò mia madre con estrema gentilezza. Come non detto, posso andare direttamente da mio padre?

«Pancakes!» esclamai ricordando i suoi formidabili dolci. Dio, mi mancava la sua cucina.

«Ma sei a dieta» mi fece notare Nash ad alta voce attirando l'attenzione degli altri.

«Ma io voglio i pancakes» borbottai incrociando le braccia. Guardai mia madre in cerca di aiuto. Madre, se mi ami, portami dei pancakes.

Father || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora