RITORNO AL PASSATO? (5)

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Christian mi fa conoscere un suo amico, una sorta di figura paterna. La cui storia è impressionante.
Anna, quando aveva solo quindici anni, è stata violentata da un gruppo di quattro ragazzi. Tutti italiani e tutti minorenni.
I quattro stupratori sono stati scoperti, arrestati e condannati a
diciotto anni di carcere.
Sono passati ventitré anni dallo stupro ed Anna ha avuto bisogno di molti anni di terapia per rielaborare, almeno in parte, il profondo trauma di cui è stata vittima e per ricostruire, almeno in parte, un senso di fiducia verso il mondo maschile e verso la vita.
In questi ventitré anni sono passati nella sua vita molti dei sintomi classificati dalla psichiatria moderna: depressione, ansia, anoressia, bulimia, frigidità, autolesionismo, e molte fobie, sia sessuali che igieniche.
Adesso è guarita, vi chiederete?
Per ora diciamo solo che Anna ha "trovato rifugio" in varie malattie, che l'hanno protetta fobicamente dalle esperienze e dalle emozioni.
Nel frattempo Anna ha chiesto ed ottenuto di cambiare nome e cognome, sia per ragioni di sicurezza, sia perché riteneva che una nuova identità potesse aiutarla nel complesso percorso di ricostruzione interiore che ha dovuto affrontare: adesso si chiama Martina.
Uno dei violentatori si chiamava Cesare. Al momento della violenza aveva diciassette anni.
Durante i diciotto anni di carcere, ironia della sorte, anche lui ha avuto bisogno di una lunga terapia che lo aiutasse a comprendere i motivi per cui aveva compiuto quel gesto disumano, ed anche lui ha sofferto di vari sintomi: depressione, idee suicidare, alcolismo.
E lui è guarito?
Anche lui, per ovvi motivi, ha chiesto di cambiare nome e cognome: oggi si chiama Lucio.
Lucio in carcere ha studiato, si è diplomato e si è perfino laureato in lettere e filosofia con una tesi sulla
"alienazione dell'uomo contemporaneo nei romanzi di Michel Houlellebecq".
Con 110 e lode.
Sono passati ventitré anni dalla violenza e cinque dall'uscita dal carcere.
Lucio prima ha gestito la biblioteca del carcere, poi quando è uscito, a trentacinque anni, ha aperto una sua piccola libreria ed ha acquistato, con la fatica di un mutuo, un piccolo bilocale in periferia.
Lavora anche come volontario nei riformatori come educatore per la prevenzione dei reati minorili, e scrive libri di storia rinascimentale, che vendono con un discreto successo commerciale.
Stando a queste informazioni tutto fa pensare che Lucio si sia riabilitato come essere umano... Che si sia pentito e che sia cambiato.
Naturalmente però ognuno ha diritto di non credere nel concetto di pentimento e riabilitazione di uno stupratore e ognuno ha il diritto di pensare che avere un lavoro onesto o fare volontariato non certifica nulla, e che da un momento all'altro potrebbe riaffiorare l'indole violenta e violentatrice che già in passato lo ha reso un mostro e un criminale.
Questo è l'appartamento di Lucio: salottino con angolo cucina, divano, libreria, televisore 40 pollici, tutto rigorosamente Ikea e di là una camera da letto in cui sono entrate pochissime donne, quattro o cinque al massimo, e tutte per pochi mesi. Infatti Lucio non è ancora riuscito a stabilire una relazione sentimentale degna di nota. Ci ha provato, certo, ma su di lui hanno prevalso i sensi di colpa che ancora si porta dietro dal passato. Le poche donne che lo hanno frequentato hanno incontrato un immaturo, impaurito dalle donne e dal mistero magnetico della femminilità, un timido che cercava goffamente di nascondere la propria incapacità, travestendola di volta in volta con un abito sempre inadatto all'amore. E questo è Lucio.
Nell'appartamento di fianco a quello del nostro Lucio si è appena trasferita una nuova vicina di casa. Si chiama... Martina.
Eh si, avete capito bene, è proprio lei: il destino, beffardo e sarcastico, ha voluto che vittima e carnefice finissero per rincontrarsi e vivere l'uno davanti all'altro, solo che nessuno dei due può riconoscere l'altro, perché è passato troppo tempo, e perché i nomi, i cognomi e le fisionomie sono cambiati.
Martina: salve, mi chiamo Martina, sono la tua nuova vicina di casa, volevo presentarmi.
Lucio: piacere, Lucio, benvenuta nel condominio, hai già conosciuto gli altri inquilini?
Martina: solo qualcuno, la signora Tina del piano di sotto e il proprietario del palazzo.
Lucio: lo sciacallo!
Martina: perché sciacallo?
Lucio: qui tutti lo chiamano così perché non paga mai le spese condominiali.
Martina: devo preoccuparmi?
Lucio: no, se fossi in te mi preoccuperei più della signora
Tina, grande collezionista di fatti privati altrui. Se hai dei segreti che vuoi custodire, tienila lontana da casa tua.
Martina: farò tesoro del suggerimento.
Lucio: Ah, scusa la maleducazione, non ti ho ancora fatto entrare, accomodati, bevi qualcosa? vino, Coca cola, una spremuta?
Martina: una spremuta, grazie.
Martina e Lucio entrano, si siedono, bevono, parlano...
Eccoli dunque: Martina e Lucio.
O se preferite Anna e Cesare.
Fanno conoscenza. Si stanno simpatici. Qualche volta cenano assieme.
Sono entrambi molto timidi ma si aiutano nelle reciproche difficoltà di tutti i giorni, diventano buoni amici e confidenti. Entrambi, per comprensibile imbarazzo, omettono di raccontare il loro trascorso, colmando i reciproci anni "mancanti" con storie un po' anonime, inventando partner, convivenze e lavori svolti.
Nessuno dei due ha ancora mai amato davvero... incapace di dare fiducia agli uomini, e lui è ancora frenato dai sensi di colpa e dal peso degli anni in carcere.
Fatto sta però che dopo qualche mese, lentamente, tra loro inizia una tenerezza, poi un sentimento ed una relazione affettiva: seria, adulta, concreta.
Entrambi amano per la prima volta.
Lei prova per la prima volta una inaspettata fiducia verso un uomo, e tramite lui si sente riabilitata verso l'amore, che prima avvertiva come un'emozione a lei preclusa; si
sente riscattata come donna, quasi risarcita delle tante sofferenze, che se non altro le hanno permesso di arrivare a questo incontro con l'amore con una sensibilità amplificata.
E lui la ama con candore, finalmente senza sensi di colpa, si sente come purificato attraverso lei dal suo passato, come se l'amore verso di lei chiudesse un cerchio iniziato ventitré anni prima e lo riscattasse definitivamente come uomo, come se tramite il suo amore potesse risarcire l'intero genere femminile per il suo antico crimine.
Quando fanno l'amore, entrambi sperimentano per la prima volta un senso di completezza, di orgoglio, di appartenenza reciproca. Lei riesce, per la prima volta nella sua vita, a provare l'ebrezza di un orgasmo, a concedersi un abbandono sereno tra le sue braccia. E lui riesce a sentire il corpo di Martina come una conquista meritata, e non più come un diritto o un trofeo.
Iniziano a convivere nella casa di lui. Che le libera metà del suo armadio.
Si fidanzano ufficialmente e si presentano alle rispettive famiglie e agli amici.
Nessuno ovviamente può sospettare nulla.
Circa un anno dopo decidono di sposarsi, come evoluzione naturale di un amore ormai consolidato e che non conosce ostacoli, dubbi o ripensamenti.
L'abito nuziale della sposa è stato scelto.
Il banchetto per ottantacinque invitati è pronto.
La chiesa è prenotata.
Fotografo, fioraio e musicisti anche.
Ma quando va a compilare gli atti burocratici per il matrimonio, e solo allora, lei scopre per puro caso la vera identità di lui. Per colpa di un documento dell'anagrafe rimasto per errore nel suo file. Lucio in realtà era Cesare.
E' ovviamente un terremoto.
Martina è stordita, scioccata, confusa.
Non sa che cosa fare. Da un lato vorrebbe vendicarsi, urlargli contro la sua rabbia, picchiarlo, forse ucciderlo, perché è quello che ha desiderato più di ogni altra cosa per più di venti anni.
Ma al tempo stesso lo ama, profondamente, e ha paura di
perdere tutto ciò che di bello lui rappresenta. Sarebbe come perdere tutto una seconda volta.
Sente che non può confidarsi con nessuno, nemmeno con Lucio. Perché parlarne con lui romperebbe il loro idillio, risvegliando in lui imbarazzi e sensi di colpa che sicuramente distruggerebbero il loro rapporto. E poi perché parlarne con lui metterebbe Martina nuovamente
nell'eterno ruolo di vittima, un ruolo che l'ha soffocata per troppo tempo e dal quale solo recentemente è riuscita a sottrarsi, proprio grazie al rapporto con Lucio.
Che fare dunque? Restare con lui, e tollerare questa assurda sovrapposizione tra carnefice e amante, oppure fuggire via perché i due ruoli sono incompatibili? Portarsi lei sulle sue spalle tutto il peso di questo segreto inconfessabile, per tutta la vita, cercando di convivere con il riemergere del suo trauma e con l'ambivalenza... dell'odio che si fonde inscindibilmente con l'amore, o dire la verità e con essa perdere tutto. Passano giorni. Settimane.
E Martina, indecisa sul da farsi, cerca di vivere la quotidianità come se tutto ciò non fosse reale. Guarda il suo Lucio e nei suoi occhi vede continuamente alternarsi il suo più tenero amante e il suo più terribile torturatore, il suo futuro marito ed il suo passato aguzzino.
Vive con lui, mangia con lui, fa l'amore con lui, per cercare di capire se è in grado di separare Cesare da Lucio, il persecutore sadico dall'oggetto d'amore. E mentre fa l'amore con lui sente alternarsi odio e amore, disgusto e passione, dolore e piacere, rancore e compassione.
Forse l'amore è proprio questo, questa ambivalenza originaria, antichissima, insanabile; forse l'essenza stessa dell'amore, di ogni amore, è proprio la fusione di passione e odio, di unione e distruzione. In cui l'amore non consiste nell'assenza di odio o di paura, ma nella prevalenza del contrario. Nel prevalere dell'amore, e nel prevalere del futuro rispetto al passato.
Forse l'amore passa inevitabilmente attraverso un superamento del passato, una tregua rispetto ai traumi e ai conflitti che ci hanno reso ciò che siamo, come una nuova nascita che riscrive la nostra storia in una lingua nuova e sconosciuta, che non possiamo comprendere se cerchiamo di decodificarla con le regole stabilite della nostra storia passata.
Forse ogni amore richiede un oblio, un abbandono di tutto ciò che si è amato e odiato in precedenza, un tradimento dei valori positivi e negativi con cui eravamo abituati a
giudicare le cose e le persone.
Forse ogni amore passa attraverso una bugia che raccontiamo a noi stessi e che ci è necessaria per renderci attraente e tollerabile ciò che è diverso da noi e che proprio per questo ci fa paura e al tempo stesso ci attrae così fortemente.
Forse io non sono solo la conseguenza di un trauma subito, forse la mia identità non si esaurisce solo in un fatto accaduto tanto tempo fa, forse io Martina può scegliere di essere qualcosa di diverso e di indipendente da quei fatti, forse può riscrivere la sua storia, non per abbellirla o correggerla, ma per rifondarla su presupposti nuovi.
Forse ogni amore, anche il vostro, consiste proprio in una riscrittura di sé stessi, in una conversione.
Martina ha cambiato nome, ha cancellato ciò che era, sperando di rimuovere il dolore ed il ricordo, ma in realtà ci si accorge che fino ad oggi non ha mai smesso di essere Anna, la vittima. E finché si è vittima, ci sarà sempre un carnefice. È la legge del mondo... In cui il persecutore è, in
fondo, sempre un antico oggetto d'amore che ritorna, mascherato da nemico. Ma sotto la maschera angosciante di ciò che ci fa paura si nasconde sempre qualcosa del nostro desiderio.
Mi ritorna in mente la favola di "Amore e Psiche", narrata da Apuleio e scolpita del Canova...
L'amore in fondo ha sempre qualcosa di mostruoso, perché ci domina e ci disorienta, guidandoci al di fuori della razionalità.
Dunque l'amore, per funzionare, deve essere cieco, deve avvenire "al buio", senza poter vedere i difetti della persona amata. La verità e il giudizio fanno fuggire l'amore.
Avete presente la frase "perfetto sconosciuto"?
Vi siete mai chiesti perché si dice così?
Perché solo uno sconosciuto ci appare perfetto, essendo la proiezione dei nostri ideali... Ma poi quando lo conosciamo davvero, perde quella perfezione. Perciò l'amore, se di amore vero parliamo, non è perfezione, ma si fonda sull'interazione con un'altra persona.
Voi, dunque, se foste al posto di Martina, che cosa scegliereste?
L'amore, nella sua congenita ambivalenza, o la verità, che tutto brucia?
Lei ha accettato l'amore ed è riuscita a fargli accettare ciò che erano prima.

LA LUCE NELL'OMBRA (PARTE 2!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora